La Newsletter di ESO
ISSUE 371

I trasporti marittimi di fronte alla necessità di ridurre le loro emissioni di gas serra

E’ possibile ridurre drasticamente le emissioni delle navi senza danneggiare il commercio globale

greenreport.it

I trasporti marittimi di fronte alla necessità di ridurre le loro emissioni di gas serra

L’Intersessional Working Group on Reduction of GHG Emissions from Ships (ISWG-GHG 15) che si è riunito prima del summit del Marine Environment Protection Committee (MEPC 80) dell’International Maritme Organization (IMO) che inizia oggi a Londra e che si concluderà il 7 luglioe, ha ulteriormente esaminato e sviluppato il testo per la bozza della strategia IMO 2023 riveduta in materia di gas serra.

 

Il MPEC, al quale partecipano delegati di 175 Paesi, deve considerare adottare la bozza di testo e l’ISWG-GHG 15 ha completato il lavoro sulla descrizione dell’insieme di misure tecniuche ed economiche da adottare e in un comunicato afferma che «Tutte le delegazioni intervenute hanno sostenuto l’ulteriore sviluppo di una norma in materia di carburante/energia basata su obiettivi quale elemento tecnico che impone riduzioni graduali dell’intensità dei gas serra dei combustibili per uso marittimo, nell’ambito di un paniere di misure.

 

Il segretario generale dell’IMO, Kitack Lim, ha esortato i delegati a «Scendere a compromessi e trovare soluzioni. Il  2023 è un anno di azione decisiva per il clima».

 

La 76esime sessione 76 del MEPC aveva adottato un  piano di lavoro  sulla via concreta da seguire per compiere progressi con proposte di misure a medio e lungo termine, comprese quelle per incentivare il passaggio dai combustibili fossili a combustibili a basse e zero emissioni di carbonio per raggiungere la decarbonizzazione dello shipping.

 

L’ISWG-GHG 15 ha approvato le linee guida sull’intensità dei gas serra nel ciclo di vita dei combustibili marini (linee guida LCA), insieme a una bozza di risoluzione da presentare al MEPC per l’adozione e sottolinea che «Lo scopo delle linee guida è affrontare i temi/aspetti relativi all’intensità dei gas serra  e alla sostenibilità relativi ai combustibili marini/ vettori energetici (ad es. elettricità per l’alimentazione da terra) utilizzati per la propulsione delle navi e la produzione di energia a bordo. I relativi gas serra inclusi sono l’anidride carbonica (CO2), il metano (CH4) e il protossido di azoto (N2O)».

 

Il Working Group ha invitato il MEPC ad approvare le sue raccomandazioni sul quadro LCA, tra le quali evidenzia: «Istituire un Working Group; chiedere al Segretariato IMO di organizzare un seminario di esperti sull’intensità dei gas serra nel ciclo di vita dei combustibili marini; chiedere al Segretariato IMO di intraprendere una revisione delle pratiche esistenti sugli aspetti di sostenibilità/certificazione e questioni di verifica da parte di terzi».

 

Ogni anno, i trasporti marittimi globali, che bruciano spesso combustibili altamente inquinanti, contribuiscono fino al 3% delle emissioni mondiali di anidride carbonica, all’incirca la stessa quantità di quella della Germania o di 243 centrali a carbone, ma restano la più grande industria globale a non avere un obiettivo net zero di riduzione delle emissioni e alcune delegazioni che partecipano al MEPC chiedono il net zero per il 2050 e che le emissioni vengano dimezzate delle entro il 2030. Secondo gli ambientalisti, a se approvato, sarebbe «L’accordo del decennio” sul clima. Raggiungere il net zero significherebbe che tutte le rimanenti emissioni di trasporto marittimo sarebbero state compensate rimuovendo attivamente i gas serra dall’atmosfera».

 

Ma, se non verranno intraprese azioni più incisive le emissioni delle navi potrebbero aumentare fino al 50% entro 2050. Gli attuali piani dell’industria navale prevedono solo un dimezzamento delle emissioni entro il 2050. Un impegno che per gli scienziati è fuori linea con l’Accordo di Parigi.

 

Al MEPC 80 assicurano che «La nuova strategia IMO sui gas serra conterrà obiettivi concreti di riduzione dei gas serra per il settore e dovrebbe delineare un paniere di misure tecniche ed economiche da sviluppare per impostare il trasporto marittimo globale su un percorso ambizioso verso l’eliminazione graduale delle emissioni di gas serra».

 

Ma gli ambientalisti chiedono  un obiettivo molto più severe alcune organizzazioni dicono che la completa decarbonizzazione dello shipping deve essere fatta entro il 2040.

 

Kerrlene Wills, direttrice Ocean and Climate dell’UN Climate Foundation, ha sottolineato che «Se gli Stati membri lo faranno nella maniera giusta, possono mettere il settore marittimo in linea per raggiungere gli obiettivi di temperatura di Parigi e promuovere investimenti in tecnologie verdi che trasformeranno completamente il settore».

 

Ma i precedenti tentativi dell’IMO di darsi obiettivi più ambiziosi sono falliti perché Paesi  come Cina, India e Arabia Saudita li hanno fatti fallire per proteggere i loro interessi nazionali.

 

Parlando con i giornalisti, John Maggs, della Clean Shipping Coalition, ha sottolineato che

 

«Se il meeting  di Londra riuscisse a concordare questi nuovi obiettivi per tutto lo shipping, sarebbe il più grande progresso contro il cambiamento climatico dall’Accordo di Parigi. Si avrebbe davvero un accordo sul clima non solo dell’anno, ma probabilmente del decennio».

 

Anche il settore dei trasporti marittimi riconosce che la riforma è necessaria, ma teme che i nuovi obiettivi siano troppo impegnativi e costosi, anche se il recente rapporto “Shipping GHG emissions 2030 – Analysis of the maximum technical abatement potential” commissionato da Transport & Environment, Seas at Risk, Ocean Conservancy e Pacific Environment a CE Delft Committed to the Environment, che ha analizzato il massimo potenziale di abbattimento tecnico per il trasporto marittimo internazionale entro il 2030, dimostra che «Circa il 36%-47% di riduzione assoluta delle emissioni può essere tecnicamente raggiunta entro il 2030 rispetto al 2008 con un’elevata efficienza operativa e tecnica e il 5-10% (quasi) emissioni zero di carburante. L’aumento totale del costo totale di esercizio (TCO) di tali rigorose riduzioni delle emissioni sarà solo del 6-10% circa entro il 2030».

 

Faig Abbasov di Transport & Environment, ha concluso: «Aspettare fino al 2050 per decarbonizzare è un po’ come aspettare che la tua casa bruci prima di chiamare i vigili del fuoco… ciò che serve è la volontà politica; l’IMO deve farsi avanti o farsi da parte»

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