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Rassegna del 6 Settembre 2018
    

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La designer convertita alla moda sostenibile


Trame, forme e colori sono pensati a New York, ma a tagliare e cucire sono le mani degli artigiani specializzati del Rajasthan, in India. Risultato: abiti ecosostenibili. Sia per i materiali utilizzati – «puro cotone del posto, colori atossici e blocchi di legno intagliati per le stampe» – sia per il «rispetto dei lavoratori, in termini di paga e orari».

A raccontare la prima collezione del brand Amorilla è la sua ideatrice Camilla Mendini, trentunenne di Verona, passata nel giro di tre anni da designer grafica con scarso interesse per la moda a stilista sostenibile. A determinare la trasformazione, una serie concatenata di eventi che ha preso il via con un cambio di residenza:

«Mio marito è stato trasferito a New York per lavoro e ho deciso di seguirlo – racconta la giovane -. La mia idea era di continuare a occuparmi di grafica anche oltreoceano, ma con un bimbo piccolo da accudire, un altro in grembo e sprovvista di permesso lavorativo, mi sono presa una pausa forzata».

A quel punto, più per svago che per altre ambizioni, inizia a raccontare su Youtube, con lo pseudonimo di Carotilla, gioie e difficoltà della sua vita da expat. L’incontro (in realtà più uno scontro) con la moda arriva con la visione di un documentario: «Mostrava gli effetti negativi che le catene di abbigliamento a basso costo producono su ambiente e salute dei lavoratori», sostiene Camilla, fino a quel momento acquirente abituale di tutti i marchi del «fast fashion».

Decisa a diventare una «consumatrice consapevole», come ama definirsi, si mette alla ricerca di alternative: «Per prima cosa ho aperto l’armadio e mi sono resa conto che la metà delle cose non mi serviva – dice –. Così mi sono ripromessa di comprare meno, ma facendo attenzione alla qualità del prodotto».

Si mette a cercare negozi alternativi e se le manca qualcosa lo realizza da sé: «Con una mamma sarta non è stato difficile imparare a cucire», scherza Camilla, che nel frattempo condivide tutto ciò che pensa e impara con i suoi follower che ne apprezzano i consigli. Da influencer a stilista il passo è breve e inizia a progettare quelle che definisce delle «storie d’amore legate al tessuto», perché «in tutte le fasi di realizzazione dell’abito c’è cura e rispetto per la persona e per l’ambiente», afferma Camilla, che per la prima collezione ha scelto i tessuti e i colori della tradizione indiana. Le idee però partono da New York, dove, «rispetto all’Italia, è più facile essere chi vuoi».

 

Fonte: CORRIERE DELLA SERA, 28 agosto 2018




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Rassegna del 6 Settembre 2018
 
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