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La nuova Strategia di Sviluppo Sostenibile dell'Italia e le opportunità per la Green Economy


La nuova Strategia di Sviluppo Sostenibile dell'Italia e le opportunità per la Green Economy

Lunedì 22 gennaio presso l’Aula Magna dell'Università Bocconi di Milano si è tenuto il convegno “La nuova Strategia di Sviluppo Sostenibile dell’Italia e le opportunità per la Green Economy” organizzato da GEO, l’Osservatorio sulla Green Economy attivato dallo IEFE Bocconi, in occasione dell’avvio del terzo ciclo biennale delle proprie attività di ricerca.

Nel corso del convegno, le organizzazioni aderenti a GEO si sono confrontate sulle nuove tendenze della Green Economy nel quadro dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e della nuova Strategia Nazionale di Sviluppo Sostenibile, SNSvS, secondo tre principali chiavi di lettura: innovazione, competitività e consenso.

La SNSvS parte dall’aggiornamento della “Strategia d’azione ambientale per lo sviluppo sostenibile in Italia 2002-2010” e rappresenta la declinazione a livello nazionale dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, di cui fa propri i 4 principi guida:

  • Integrazione
  • Universalità
  • Inclusione
  • Trasformazione

I principali elementi distintivi della nuova Strategia:

-    Visione ampia e integrata dello sviluppo sostenibile collegata al quadro globale definito dagli SDGs e dagli accordi internazionali sul clima, che porta a declinare gli obiettivi strategici e gli impegni globali nell’ambito della programmazione economica, sociale e ambientale del Paese.
-    Passaggio da un sistema di indicatori centrato sulla contabilità ambientale a un set rappresentativo di indicatori collegato agli obiettivi della Strategia (da sviluppare), da armonizzare con gli indicatori di benessere equo e sostenibile (BES) dell’Istat.

Il testo della SNSvS è stato costruito sulle 5P (Persone, Pianeta, Prosperità, Pace, Partnership). Una sesta area è dedicata ai cosiddetti vettori per la sostenibilità, da considerarsi come elementi essenziali per il raggiungimento degli obiettivi strategici nazionali. Ogni area si compone di un sistema di scelte declinate in obiettivi strategici nazionali, specifici per la realtà italiana e complementari ai 169 target dell’Agenda 2030.

Nel corso del convegno presso l’Università Bocconi, Giovanni Brunelli, in rappresentanza del Ministero dell’Ambiente, ha posto un focus sull’area Prosperità, soprattutto sull’obiettivo che mira alla decarbonizzazione dell’economia e sui punti relativi alla promozione dell’Economia Circolare e della Responsabilità Sociale nelle imprese e nelle amministrazioni, quali:

III. Affermare modelli sostenibili di produzione e consumo:

III.1 Dematerializzare l’economia, migliorando l’efficienza dell’uso delle risorse e promuovendo meccanismi di economia circolare.
III.2 Promuovere la fiscalità ambientale.
III.3 Assicurare un equo accesso alle risorse finanziarie.
III.4 Promuovere responsabilità sociale e ambientale nelle imprese e nelle amministrazioni.
III.5 Abbattere la produzione di rifiuti e promuovere il mercato delle materie prime seconde.
III.6 Promuovere la domanda e accrescere l’offerta di un turismo sostenibile.
III.7 Garantire la sostenibilità di agricoltura e silvicoltura lungo l’intera filiera.
III.8 Garantire la sostenibilità di acquacoltura e pesca lungo l’intera filiera.
III.9 Promuovere le eccellenze italiane.

Rispetto al tema della misurazione della prosperità, del benessere e dello sviluppo sostenibile, è emerso che gli indicatori economici quali il PIL non sono concepiti per farlo in modo complessivo. Esistono, infatti, diverse iniziative internazionali e nazionali che lavorano sull’elaborazione di indicatori in grado di includere maggiormente gli aspetti relativi alle dimensioni ambientali e sociali dello sviluppo.

In Italia, l’ISTAT elabora a partire dal 2013 un rapporto sul “Benessere equo e sostenibile”, con l’obiettivo di integrare le informazioni fornite dagli indicatori sulle attività economiche con fondamentali dimensioni del benessere, corredate da misure relative alle diseguaglianze e alla sostenibilità. Sono stati individuati 130 indicatori raggruppati in 12 dimensioni:

-    Salute
-    Istruzione e formazione
-    Lavoro e conciliazione tempi di vita
-    Benessere economico
-    Relazioni sociali
-    Politica e istituzioni
-    Sicurezza
-    Benessere soggettivo
-    Paesaggio e patrimonio culturale
-    Ambiente
-    Ricerca e innovazione
-    Qualità dei servizi

Un interessante spunto di riflessione è arrivato dal Presidente di CONAI, Giorgio Quagliuolo, il quale ha sottolineato nel suo intervento l’importanza di un mercato europeo per le materie prime seconde «altrimenti i programmi sull’economia circolare sono inutili». Innovazione infatti, secondo Quagliuolo, è «andare oltre l’utilità della raccolta differenziata. Bisogna che sia di qualità e in ogni caso da sola non basta, il fine ultimo è il riciclo.»

Una conferma che l’Economia Circolare sia realmente in grado di produrre spinte innovative e benefici competitivi arriva anche dal progetto C.E.R.C.A (Circular Economy come risorsa Competitiva per le Aziende), condotto nel 2017 da GEO e il Green Economy Network di Assolombarda Confindustria Milano Monza e Brianza.

 

 

Nunzia Vallozzi

Ufficio Stampa Web - ESO

 

 




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