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Plastica usa e getta: chi la utilizza e perché lo fa


Plastica usa e getta: chi la utilizza e perché lo fa

Le aziende che usano la plastica monouso dimostrano di ignorare importanti problemi globali e di non avere attenzione per le comunità in cui operano, sostiene Doug Woodring, fondatore e Managing Director di Ocean Recovery Alliance

La grave piaga dei prodotti di plastica è ormai argomento dei mass media e delle comunità di tutto il mondo, soprattutto in questi ultimi sei mesi.

In risposta alla crescente consapevolezza del problema della plastica, più aziende hanno intrapreso delle azioni per ridurre il loro utilizzo di plastica usa e getta. Questo mese, Hong Kong e Shanghai Hotels, proprietari degli Hotel Peninsula, hanno annunciato il divieto di utilizzo di plastica monouso. Anche la catena di fast food KFC a Singapore questa settimana ha messo in atto degli interventi per ridurre l'impiego di tappi di plastica e delle cannucce per le bevande.

Quindi, cosa dire di un'azienda che continua a utilizzare la plastica monouso?

A corto di scuse


Ogni giorno, sempre più persone sono colpite dal problema dei rifiuti e delle falde acquifere inquinate più che dai cambiamenti climatici. Questo non significa che una condizione sia più o meno grave dell’altra, ma certamente l'inquinamento plastico è uno dei problemi più complicati da risolvere proprio per il suo grado di diffusione a livello globale.

L'acqua sporca che deriva dalla spazzatura, ad esempio, colpisce l'acqua potabile, le condizioni igieniche, il turismo e ed è causa di malattie. Influisce inoltre sulla pesca, sull'agricoltura, sui trasporti marittimi, sugli ecosistemi e sul trasporto di tossicità della micro-plastica che entra nella catena alimentare umana.

Esistono delle soluzioni semplici per ridurre alcuni degli sprechi causati dalla plastica monouso, con la capacità di minimizzare il danno ambientale causato. Questo può avvenire anche semplicemente non usando i prodotti in plastica che hanno alternative chiare, o non sono nemmeno necessari, nel caso ad esempio di cannucce, prodotti per il servizio di ristorazione e sacchetti di plastica per bevande singole.

Tra le scuse che le aziende portano a difesa del loro utilizzo di questi articoli ci sono i costi, la convenienza, il servizio alla clientela e la protezione igienica. Queste motivazioni non dovrebbero più essere usate per giustificare il trasferimento del costo della spazzatura e degli impatti dell'ecosistema alla società, poiché oramai ci sono molte alternative.

L’uso della plastica monouso da parte delle aziende riflette la loro mancanza di consapevolezza su questioni chiave, come la cura e l’attenzione verso le comunità in cui operano.

Sappiamo che certi prodotti sono evitabili. Passare alle alternative potrebbe non salvare il mondo, ma quando un’azienda sceglie di usare la plastica usa e getta, invia un messaggio chiaro ai propri clienti: il problema di crescente importanza globale come quello della plastica monouso non è in cima ai suoi interessi. Mostra che il proprio approvvigionamento non è meditato e che non si preoccupano abbastanza delle comunità in cui operano da apportare semplici cambiamenti. La ricerca di una piccola percentuale di margine extra, quando si usa la scusa che il costo delle alternative è un fattore, definisce la reputazione di quella leadership, e non vale probabilmente l'immagine negativa di se stessi che stanno creando, continuando a ignorare la tendenza crescente di riduzione di rifiuti dannosi e inutili.

Spesso la risposta immediata da parte, ad esempio, dello staff, sia in un coffee shop locale che in un hotel a cinque stelle, sembra essere quella di fornire plastica come parte del servizio alla clientela. Questo è testimoniato da quanto sia difficile provare a ricevere un drink, incluso anche l'acqua ghiacciata, senza una cannuccia, o nel caso di McDonald's e altri fast-food d’asporto, senza una busta di plastica per un singolo drink in una tazza.

Se l'igiene è una preoccupazione che richiede l'uso della cannuccia, che dire allora delle mani che toccano la cannuccia prima che venga messa nella bevanda? Purtroppo, la pigrizia e la comodità sembrano avere un rapporto inverso con l'orgoglio, sia a livello aziendale che di consumatori finali.

Senza una legislazione che vieti questo inutile onere dei rifiuti, dobbiamo sperare in un rinnovato senso di orgoglio da parte dei ristoratori e dei consumatori, o in qualche modo di trasmettere un senso di colpa o di vergogna verso coloro che usano ancora plastica monouso.

Consapevolezza, approvvigionamento attento e cura degli ambienti in cui viviamo potrebbero portarci a costruire città in cui le comunità reagiscono prontamente alla vista di inutili imballaggi in plastica monouso, proprio come farebbero di fronte a una malattia contagiosa.

La plastica e l'imballaggio monouso sono da considerarsi infatti proprio come malattie, che negli ultimi 20 anni, lentamente e quotidianamente, sono entrate nelle nostre vite senza che ce ne rendessimo conto.

Le aziende che si occupano di questo problema saranno i vincitori e mostreranno ai clienti che stanno facendo la loro parte per ridurre i rifiuti non necessari.

La legislazione da sola non risolverà questo problema globale e spetterà a ciascuna azienda e cittadino essere orgogliosi delle proprie azioni, cioè attraverso l'acquisto illuminato e il proprio comportamento di consumatori responsabili.

Non fa onore buttare via le cose perché si è pigri o perché si sta cercando di risparmiare denaro, perché gran parte di quel rifiuto resterà in giro molto tempo dopo la nostra vita, con un impatto enorme su tutti gli ambienti che incontrerà lungo il proprio percorso.

 

Nunzia Vallozzi

Ufficio Stampa Web - ESO


Photo credits e fonte: Eco-Business




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