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Rassegna del 1 Giugno 2017
    

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Presentato il Renewable Energy Report con i dati aggiornati al 2016.


Presentato il Renewable Energy Report con i dati aggiornati al 2016.

Filiera solida e buone prospettive. Le rinnovabili in Italia tra nuovi mercati e le possibilità di crescita date dal revamping (rinnovamento di impianti industriali obsoleti). Lo scorso anno sono stati installati 778 MW di nuova potenza da rinnovabili, confermando la tendenza positiva dell’ultimo triennio e l’uscita dalla crisi che aveva portato la redditività del settore a -14,2%. Vittorio Chiesa: “Serve uno sforzo di sistema che forse il mercato è finalmente pronto a fare”.

Secondo Energy&Strategy Group, che fa capo alla School of Management Politecnico di Milano, nel corso del 2016 sono stati installati in Italia 778 MW di nuova potenza da rinnovabili, soprattutto fotovoltaico ed eolico. Un numero che conferma la tendenza positiva dell’ultimo triennio, dal 2014 ad oggi, e l’uscita definitiva dalla “turbolenza” innescata dalle profonde modifiche al regime di incentivazione cominciate nel 2012.

Oggi ci si trova davanti a una filiera industriale di tutto rispetto caratterizzata da una certa solidità della redditività operativa e capace di garantire una prospettiva di stabilità nel tempo, con le conseguenti ricadute positive in termini economici ed occupazionali.

Tuttavia, 778 MW sono un numero piccolo se lo si paragona ai 51 GW di potenza da fonte rinnovabili e dunque insufficiente a garantire il necessario ricambio e il miglioramento tecnologico che può farne un asset strategico fondamentale per l’intero sistema elettrico.

‘Servono interventi virtuosi di revamping e di repowering sulla base installata – è il parere di Vittorio Chiesa, Direttore dell’Energy&Strategy Group – come del resto chiedono in modo pressante anche gli operatori del settore, permettendo talora di riparare gli errori che la fretta, nei periodi di finestre strette per il conseguimento degli incentivi, ha fatto commettere.’

Il quadro del mercato primario delle rinnovabili in Italia

Dopo il rallentamento del 2015, in Italia le installazioni legate alla produzione di energia rinnovabile sono tornate a crescere, a riprova che il mercato esprime ormai una domanda indipendente dai meccanismi di incentivazione, sebbene non ai livelli del periodo 2010-2013.

E’ di nuovo il fotovoltaico a guidare la classifica delle installazioni con 369 MW, seguito dall’eolico con 290 MW, mentre le biomasse chiudono con soli 40 MW. 

Il volume complessivo di potenza idroelettrica installata a fine 2016, invece, era di 18.606 MW, con un valore delle nuove installazioni pari a circa 79 MW, volumi simili rispetto al 2015. Le Regioni più attive risultano essere la Lombardia (13,3 MW), il Piemonte (12,8) e la Valle D’Aosta (8,4). Il valore del mercato delle nuove installazioni è pari a circa 327 milioni di euro, in larga parte attribuibile agli impianti di piccola taglia.

Infine, sommando le diverse tipologie di biomassa utilizzate per la produzione elettrica (biomasse agroforestali, biogas, bioliquidi, forsu) la potenza cumulata al termine del 2016 ha raggiunto i 4,2 GW, con una crescita di soli 40 MW nell’anno.

Il ruolo degli incentivi

Un ruolo ancora importante lo hanno giocato, ad esclusione del fotovoltaico, gli incentivi. Con il DM 23 Giugno 2016 sono stati incentivati 1,2 GW di potenza totale. Il fatto indubbiamente positivo, vero soprattutto per l’eolico, è l’esistenza di una domanda di realizzazione di impianti da rinnovabili che esula dall’incentivo.

Una filiera finalmente solida

Partendo da un’analisi campionaria di oltre 914 imprese appartenenti alle diverse fasi della filiera, il report ha valutato lo stato di salute degli operatori delle rinnovabili in Italia, misurato attraverso la redditività del core business (EBITDA%). 

E’ la categoria dei detentori di asset quella che (dati 2015) esprime ancora la maggiore redditività, con un EBITDA % che varia dal 14% circa del fotovoltaico sino al 27% dei detentori di portafogli multi-fonte, nonostante sia gravato dagli ammortamenti e dal servizio del debito.

Opportunità concrete di crescita: il revamping ed il repowering degli impianti esistenti

Allo stato degli impianti in esercizio per fotovoltaico, eolico ed idroelettrico e alle concrete potenzialità di revamping/repowering è dedicata un’ampia parte del Report. In particolare si sono valutate, insieme agli operatori del settore, le alternative concrete di investimento e la redditività attesa, prendendo anche in considerazione gli impatti di questi interventi sulla produzione elettrica degli impianti e le possibilità concesse dall’attuale quadro regolatorio.

L’analisi economica sulle opportunità di revamping e repowering nell’idroelettrico evidenzia, a differenza di quanto visto negli altri casi, come la convenienza economica sia ancora lontana. A differenza di quanto successo con i grandi impianti, che però hanno beneficiato di incentivi interessanti, è quindi assai più ardua la strada dell’efficientamento per gli impianti di taglia piccola o media.

Le forme di finanziamento innovative

L’andamento delle emissioni a livello globale di Green Bond dal 2007 al 2016 ha registrato una crescita estremamente significativa, con un balzo verso emissioni complessive per oltre 100 miliardi di euro che sembra essere solo l’inizio (le previsioni per il 2017 parlano di quasi 200 miliardi di euro di nuove emissioni).

Si tratta di obbligazioni con una determinata scadenza e un vincolo “forte” all’utilizzo dei capitali raccolti per impieghi quali gli investimenti in rinnovabili. La crescita del mercato delle obbligazioni verdi si deve nel 2016 soprattutto all’ingresso massiccio della Cina (44% delle risorse complessive raccolte). Anche l’Europa si sta muovendo in maniera significativa: Polonia e Francia sono stati i primi Paesi europei ad emettere Green Bond di Stato tra la fine del 2016 e l’inizio del 2017 e anche Germania e Lussemburgo paiono essere mercati con una certa vitalità.

In Italia sono gli operatori industriali ad avere fatto il primo passo. Ora potrebbe toccare al Governo, seguendo l’esempio francese, dove si sono mossi contemporaneamente sia il Governo sia i principali operatori industriali del Paese, oppure si potrebbe pensare ad una terza via dove siano le banche a convogliare nuovi capitali per gli investimenti in rinnovabili.

 




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