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Rassegna del 29 giugno 2017
    

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Seme di Buon Antropocene. Rotterdam tra terra e acqua, esempio di resilienza, faro per l'Europa e per il mondo


Alla scoperta delle soluzioni che la città olandese sta mettendo in pratica per contrastare il cambiamento climatico. Ed è già diventata un esempio planetario

IL CAMBIAMENTO climatico per i Paesi Bassi non è un'ipotesi, ma una realtà tangibile e concreta. E anche un'opportunità economica. La convivenza quotidiana con l'acqua (e la necessità di non essere sopraffatti da essa) ha consentito di sviluppare strategie e competenze avanzatissime, alle quali si stanno ispirando tutti gli Stati e le città che in ogni continente devono fronteggiare l'innalzamento del livello del mare e le sempre più frequenti e devastanti tempeste e inondazioni. Più di un terzo del Paese si trova al di sotto del livello del mare, qui sfocia l'enorme delta formato da Reno, Mosa e Schelda, il fenomeno della subsidenza del suolo è una realtà con la quale fare i conti. Le grandi opere idrauliche per mettere in sicurezza città e aree agricole sono solo la punta dell'iceberg dell'opera di adattamento e di protezione che il paese dei tulipani sta mettendo in scena sulle coste del mare del Nord. Rotterdam, in particolare, è la città che più delle altre sta attirando l'interesse globale per la sua conquistata resilienza al cambiamento.

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È il porto più grande d'Europa e l'ottavo al mondo per volume di trasbordo merci. Considerando solo il settore agroalimentare, 12 delle maggiori multinazionali hanno stabilito qui grandi impianti di produzione, centri di ricerca e sviluppo o il loro quartier generale europeo: Danone, Heinz, Monsanto, Unilever, Cargill, Mars, per fare solo qualche nome. Gran parte della città è costruita al di sotto del livello del mare. A Rotterdam stanno arrivando delegazioni da Giacarta, New York, Ho Chi Minh City, New Orleans, dal Bangladesh, per carpire metodi e prassi e per offrire contratti d'oro ai migliori consulenti di ingegneria ambientale e idraulica e agli urbanisti più esperti. Legambiente ha inserito la città olandese come uno degli esempi da seguire nel dossier 2017 ‘Le città alla sfida del clima’; in Europa, negli Stati Uniti, e non solo, Rotterdam è considerata un faro per i suoi progetti di sviluppo e trasformazione urbana che considerano fondamentale la presenza degli elementi naturali e climatici.

L'acqua e la città. Ma cosa si sta facendo di così innovativo nella capitale dei commerci del Nord Europa? L'azione ambientale si può riassumere in poche parole: lasciare l'acqua dov'è possibile lasciarla e non cercare di sottomettere madre natura. Costruire argini sempre più alti non serve, perché vivere chiusi da barriere di 10 metri ed oltre non è auspicabile. E allora, la pianificazione del territorio prevede, in periferia, soluzioni flessibili e multifunzionali su piccola scala. Un nuovo percorso di canottaggio, per esempio, che l'anno scosso ha ospitato i campionati mondiali della disciplina olimpica, fa parte di un'ampia area denominata Eendragtspolder, un patchwork di 22 ettari di campi e canali bonificati, percorsi ciclabili e sport acquatici: è una meta frequentatissima e serve come area di esondazione per il bacino del fiume Rotte quando anche il vicino Reno esce dal suo letto. A causa del cambiamento climatico, si prevede che l'evento si ripeta una volta ogni decennio. Il progetto fa parte di un piano nazionale che interviene sulle aree golenali dei fiumi, consentendo di inondare alcune aree predefinite per ridurre gli effetti delle alluvioni. È un metodo che permette anche il mantenimento o la rinaturalizzazione degli ambienti fluviali, senza costringere i fiumi in rigidi canali artificiali.

Nei quartieri centrali si sperimentano soluzioni di retrofitting: nuove tecnologie e nuove funzioni applicate a strutture esistenti, con una sensibilità accentuata al clima che cambia. Qualche esempio. Un garage sotterraneo è diventato un collettore capace di contenere 10 mila metri cubi d'acqua. Entro il 2025, nelle aree al di fuori degli argini, le nuove costruzioni saranno limitate a edifici sostenibili e alcuni quartieri saranno galleggianti: soluzioni flessibili che si adattano alla fluttuazione dei livelli dell'acqua. Anche il sistema idrico urbano dev'essere resiliente: l'eccesso di acqua piovana sarà stoccato in serbatoi ad hoc.

La sfida dell'adattamento climatico. La pianificazione urbanistica non basta: occorre agire anche a livello sociale. Ahmed Aboutaleb, il primo sindaco di Rotterdam di origine marocchina, ha dichiarato al New York Times che ‘il cambiamento climatico va al di là delle ideologie. Se dico ai miei concittadini che ognuno deve possedere una barca, perché si prevede un enorme aumento dell'intensità delle piogge, nessuno mette in discussione questa decisione. Rotterdam si trova nella parte più vulnerabile dei Paesi Bassi. Se arriva l'acqua dai fiumi o dal mare possiamo evacuare forse 15 persone su 100. Quindi l'evacuazione non è un'opzione. Non abbiamo scelta, dobbiamo imparare a convivere con l'acqua’. Una smart city, che sia d'esempio per tutte le altre città, deve tener conto della complessità delle questioni. La sfida dell'adattamento climatico include sicurezza e cyber-sicurezza, fognature, abitazioni, strade e spazi pubblici, servizi di emergenza. Insomma, occorre una visione olistica, perché la città è un organismo vivente con la propria pelle, gli organi, le arterie e i polmoni, ed è un corpo in costante osmosi con ciò che lo circonda.

Serve, infine, una forte consapevolezza collettiva, che parte dall'educazione delle giovani generazioni. Anche su questo tema i Paesi Bassi hanno qualcosa da insegnare: i bambini olandesi non possono frequentare piscine pubbliche, se prima non hanno superato un corso per riuscire a nuotare indossando vestiti e scarpe. È come imparare ad andare in bicicletta: la convivenza con l'acqua e con tutto ciò che essa può provocare, quando invade lo spazio abitato, diventa fondamentale per sopravvivere, soprattutto ai tempi del climate change.

 

Fonte: Repubblica.it, 20 giugno 2017




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