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Semi di Buon Antropocene: La Cattedrale vegetale di Giuliano Mauri a Lodi


Situata sulle rive dell'Adda, nell'area "Ex Sicc", il capolavoro di Land Art si estende su circa 1.700 metri quadrati di terreno. È composta da 108 colonne di legno ed è alta 18 metri, lunga 72 e larga 22,48 metri. Le 108 colonne hanno il compito di sostenere e accompagnare la crescita di altrettanti alberi di querce.

Tra i desideri dell'artista, scomparso nel 2009, vi era quello di omaggiare la sua città natale, Lodi, con un'opera simbolo di pace, dove uomo e natura si fondono in un unicuum di forza e spiritualità.

È proprio in quel di Lodi che Giuliano Mauri mosse i primi passi artistici: esponente di punta della Land Art, divenne l'unico rappresentante italiano del movimento europeo "Art in Nature", insieme a Hermann Prigann e Nils Udo.

Apprezzato dalla critica e dal pubblico, ha partecipato alla Biennale di Venezia nel 1976, alla Triennale di Milano nel 1992 e alla Biennale di Penne nel 1994.

Tra le sue opere d'ispirazione naturale più significative di Mauri ricordiamo i Mulini accarezzati da un vento immaginario, la "Scala del Paradiso"e il Bosco sull'isola alla sorgente del Tormo nel Lodigiano.

Quella di Lodi non è l'unica Cattedrale vegetale progettata da Mauri. Infatti, la prima idea di Cattedrale vegetale venne all'artista negli anni '80 e vide la luce solo nel 2001 ad Arte Sella (Borgo Valsugana, Trento). La seconda Cattedrale sorge nel Parco delle Orobie di Bergamo ed è meta di milioni di visitatori ogni anno.

L'obiettivo delle costruzioni vegetali di Mauri è quello di stabilire una connessione profonda con i luoghi che le ospitano. Il silenzio di quei territori e il potere soggiogante della natura evocano una relazione intima con l'arte, che dà vita ad un luogo di culto e raccoglimento dall'atmosfera magica.

Lo stesso Mauri diceva: "La Cattedrale rappresenta un'idea di magnificenza, un ordine e una sacralità del luogo, ho sempre voluto dare corpo a questa fratellanza che esiste tra il luogo e la sacralità della terra e di questi elementi che si innalzano che sono gli alberi. In questo c'è dentro tutta la filosofia del mio lavoro. Il luogo non mi dimentica e questo mi fa felice, mi piace pensare che la gente attraverserà questo luogo pensando al perché è stata costruita, al perché si è fatta, una domanda che la gente si farà da sé, rendendosi conto che l'opera vale il posto".

di Jessica Simonetti

 

 

Fonte: nonsoloambiente.it - Del 07/04/2017




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