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Una terza via per l’ambiente fra catastrofisti e negazionisti
Il giurista Vincenzo Pepe in «Pensare il futuro» (Cairo Editore) invita a studio e ragionevolezza. Per raggiungere la sostenibilità occorre conoscere i temi della natura
Per coniugare il rispetto della Terra e delle risorse naturali con lo sviluppo, occorre dare vita a un nuovo modello di ambientalismo. Il tema è più che mai d’attualità dopo la profonda revisione della Tav Torino-Lione annunciata dalla componente pentastellata del governo. E dopo i dubbi sul proseguimento dei lavori per il gasdotto in Puglia, osteggiato dai No Tap. Dunque, chiunque si sia trovato a leggere le cronache dei tentennamenti di Palazzo Chigi sui due progetti, non ha potuto evitare di chiedersi dove stia la ragione, quale sia la via giusta per garantire occupazione, sviluppo e approvvigionamenti energetici con il minor impatto possibile per l’ecosistema: che sia quello delle vallate alpine o delle piane pugliesi. Ecco perché si segnala per un tempismo non sospetto il nuovo libro di Vincenzo Pepe, docente di Diritto costituzionale e Diritto dell’ambiente, nonché fondatore del movimento ecologista europeo FareAmbiente: Pensare il futuro (Cairo Editore) è un saggio teso a promuovere «la diffusione di un ambientalismo ragionevole in Italia, da contrapporre a quello ideologico e politico, ormai ripiegato su posizioni oltranziste».
Il volume parte da una considerazione: per raggiungere la sostenibilità vera, è necessaria una conoscenza dei temi ambientali scevra da preconcetti. Il cittadino «deve essere informato con un linguaggio semplice e chiaro». Ed è quello che Pensare il futuro cerca di fare: più che altro ponendo domande ma senza pretendere di avere le soluzioni. Piuttosto, cercando di avviare una riflessione che porti a trovare la ricetta giusta. Operazione non facile quella che Pepe affronta, perché non è semplice coniugare — nella pratica come nella teoria — «innovazione scientifica e identità dei territori, utilizzo delle nuove tecnologie e tradizioni, crescita e cura del paesaggio». Il rischio è fare disinformazione.
Così, destreggiandosi tra le due correnti dei «catastrofisti» e dei «negazionisti», Pepe cerca di far chiarezza. Perché la verità sta nel mezzo: «Non giova né sottovalutare né ingigantire», piuttosto occorre «assumere un atteggiamento critico, perché è evidente — ad esempio — che finora il dibattito sul riscaldamento globale è stato caratterizzato da una grande emotività e da una grave carenza di conoscenze matematiche e scientifiche».
Quel che serve — avverte Pepe — è la resilienza: la capacità di far fronte in maniera positiva ad eventi traumatici o che alterano un equilibrio dato e che ha funzionato positivamente per un determinato periodo. «È quello che fa da sempre la natura».
Vincenzo Pepe scrive che si possono «trovare soluzioni concretamente disponibili per una buona qualità delle nostre vite» e cita l’esperimento del CarbFix Project, in Islanda, dove vengono «pompate» a centinaia di metri sottoterra circa 10 mila tonnellate di Co2 l’anno: «In profondità il gas dovrebbe trasformarsi in roccia e restare imprigionato». Ma lo sviluppo sostenibile è soprattutto una questione di sviluppo culturale: deve partire da una nuova cultura la spinta al cambiamento. Perché «l’ambiente è cultura, è memoria; l’ambiente è un valore pari alla libertà e alla democrazia».
Andando a toccare nel vivo i lettori, Pepe parla di vacanze sostenibili: il 74% degli italiani le considera eticamente corrette. E da qui parte per parlare di buoni comportamenti (un dovere che abbiamo verso la natura); di rispetto delle risorse idriche, forestali e paesaggistiche; di raccolta differenziata; di cibi e stili alimentari anti spreco. E per tornare infine all’ambito «culturale».
Tra un capitolo sul riuso delle materie da imballaggio e uno sui batteri mangia-plastiche, e una nota sulle bottiglie derivate dalle alghe rosse, il libro di Pepe guida alla scoperta delle ultime novità in campo di gestione sostenibile dei cicli che intrecciano le attività antropiche con l’ambiente naturale. Riesamina la crisi del modello di produzione energetica dai combustibili fossili, parla di auto elettriche e car sharing, di edilizia sostenibile, di una possibile riforma fiscale di forte impronta ambientale, di motori a idrogeno. Tutto, spiega, deve entrare a far parte di una nostra nuova cultura: dalla quale verranno le soluzioni per un futuro di sviluppo positivo e sostenibile. Fonte: CORRIERE DELLA SERA, 12 agosto 2018
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