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90% di energia pulita nel 2050: un'azienda investe 730 milioni su Bolzano


90% di energia pulita nel 2050: un'azienda investe 730 milioni su Bolzano

Il progetto di Alperia, la società partecipata dal pubblico che si occupa dell'energia in Alto Adige. Dall'idroelettrico alla trasformazione dei condomini, ecco il piano industriale dell'azienda.

Dalla centrale idroelettrica di Cardano, a nord, fino all’impianto di teleriscaldamento, a sud. In mezzo Bolzano, una città dove si progettano nuove strade per diluire il traffico di biciclette. Cuore di un Alto Adige che punta sulla sostenibilità.

Partiamo dall’energia. Già oggi la provincia di Bolzano produce il doppio di quella che effettivamente consuma. E il 60% di questo fabbisogno viene coperto utilizzando fonti rinnovabili. L’obiettivo è di arrivare al 75% entro il 2020 e superare il 90% entro il 2050. Un ruolo chiave, in questo sforzo, è giocato dalle 42 centrali idroelettriche sparse sul territorio altoatesino.

Realtà che per i prossimi trent’anni saranno gestite da Alperia, azienda di diritto privato ma di proprietà pubblica. Il socio di maggioranza relativa è la provincia di Bolzano, ma tra gli azionisti ci sono anche il comune capoluogo e quello di Merano. Oltre a un consorzio che riunisce i piccoli centri altoatesini. Forte di questo contratto trentennale, “abbiamo un piano di investimenti da 330 milioni di euro per l’ammodernamento delle centrali. Mentre altri 400 milioni serviranno per interventi di mitigazione ambientale”, spiega Wolfram Sparber, presidente del consiglio di gestione di Alperia.

Investimenti in energia
L’investimento più consistente riguarda la già citata centrale idroelettrica di Cardano. Costruita durante il fascismo, “oggi genera un ottavo dell’energia idroelettrica prodotta in Alto Adige”, precisa Andreas Bordonetti, Direttore operations di Alperia Greenpower, la società del gruppo che si occupa della produzione energetica.

Forte di quattro turbine da 35 megawatt ciascuna, “quattro attive e una di riserva”, ha una potenza complessiva “compresa tra i 140 e i 150 megawatt”. Alimentata da una vasca posta 15 chilometri più a nord lungo il fiume Isarco, dal quale partono delle gallerie scavate nella roccia nelle quali viaggia a 90 metri al secondo. A questa velocità arriva nelle condotte forzate che, dopo un salto di 160 metri, la immettono nelle turbine. Il risanamento prevede la sostituzione di quattro delle cinque turbine, mentre la quinta rimarrà a testimonianza della storia di questo impianto.

Focus ambiente
Sul fronte degli interventi ambientali, a deciderli sono direttamente le amministrazioni comunali. Vanno dalla rinaturalizzazione dei fiumi al miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici. Arrivando anche al risanamento degli asili e alla costruzioni di nuove piste ciclabili. Come quella che, partendo proprio dalla centrale, attraversa la città di Bolzano in direzione nord-sud. Passando anche attraverso il centro storico della città.
Una città dove si investe per riconvertire le pompe di benzina in colonnine per ricaricare le auto elettriche. “Il pieno si fa in 45 minuti al massimo. È garantisce un’autonomia fino a 300 chilometri”, assicura Harald Reiter, responsabile green mobility della provincia. Ente che fornisce anche un contributo a una cooperativa che offre un servizio di car sharing che gestisce oltre 40 veicoli in città.

Traffico su due ruote
A Bolzano il principale problema di traffico riguarda, paradossalmente, le biciclette. “Ormai siamo al limite fisiologico”, ammette Ivan Moroder, funzionario del comune di Bolzano responsabile per la mobilità. Ci sono punti del capoluogo altoatesino dai quali transitano più di 10mila biciclette ogni giorno. Niente che stupisca, in una realtà che spende ogni anno “4 milioni di euro per la manutenzione delle ciclabili e circa 2 per le strade”. E questi soldi serviranno anche a costruire una ‘direttissima’, ovvero una ciclabile che permetta, ad esempio ai cicloturisti, di spostarsi senza essere costretti ad attraversare il centro cittadino.

Città nella quale, se alla bici e alle auto elettriche si preferisce il mezzo pubblico, è possibile muoversi su autobus alimentati a idrogeno. Prodotto, anche questo, nelle centrali idroelettriche. Mentre a sud dell’abitato, sfruttando il calore prodotto dal termovalorizzatore cittadino, Alperia garantisce un servizio di teleriscaldamento. Che lo scorso anno ha utilizzato un calore pari a 70mila megawattora, ovvero l’equivalente di 10 milioni di metri cubi di gas. Metano, questo il sottotesto, che non è stato necessario importare. Né bruciare nelle caldaie delle famiglie che utilizzano il teleriscaldamento.

Oggi, ha aggiunto Paolo Vanoni, corporate strategy officer di Alperia, “serviamo scuole, edifici pubblici e aziende. Oltre a 250 condomini, per un totale di 10mila famiglie. Ma prevediamo un forte programma di sviluppo, tanto che abbiamo tre cantieri importanti aperti”.

Il dilemma dell’export
Dall’idroelettrico al teleriscaldamento, passando per la mobilità ciclabile, Bolzano rappresenta un modello. Con le gare dei servizi di distribuzione del gas e la liberalizzazione del mercato dell’energia elettrica, si potrebbe esportare aggredendo il mercato, benché davanti a questa prospettiva il presidente della provincia autonoma rimane tiepido.

“Ho recentemente incontrato i vertici di Alperia per discutere del piano industriale”, afferma Arno Kompatscher. Rispetto alle gare “ho detto loro di essere cauti, dobbiamo fare attenzione innanzitutto all’interesse pubblico della provincia”. Bene dunque gli investimenti che vadano nella direzione delle strategie industriali. Come la joint venture con Bartucci spa, azienda che opera nel settore dell’efficientamento energetico.

Le operazioni devono essere “strumentali a una migliore performance sul territorio”. Di sicuro, co16nclude Kompatscher “non andremo come player aggressivo sul mercato. Credo, del resto, che non sarebbe nemmeno giusto. Alperia deve prepararsi al meglio per le gare sul territorio altoatesino e al massimo concorrere per la concessione degli impianti idroelettrici nelle zone adiacenti al nostro territorio”.

 

Fonte: WIRED, 16 aprile 2019




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