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Rassegna del 21 Febbraio 2019
    

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Ambiente, povertà e guerre: ecco perché non riusciamo a uscirne


Nel 1972 sembrava uno scenario tanto lontano quanto apocalittico: entro 100 anni saranno raggiunti i limiti allo sviluppo se il tasso di crescita della popolazione, dell’industrializzazione, dell’inquinamento, della produzione di cibo e dello sfruttamento delle risorse continuerà inalterato. Erano gli esiti del Rapporto sui limiti allo sviluppo commissionato al Mit dal Club di Roma. Quarantasette anni dopo, la voce di Donella Meadows, nel libro postumo “Pensare per sistemi”, racconta perché le grandi questioni dell’umanità - ambiente, povertà e guerre - siano ancora lì sotto i nostri occhi.

In questo libro, che arriva in libreria edito da Guarini Next, 18 anni dopo la morte della ricercatrice e attivista americana autrice del best seller mondiale Limits to Growth, viene delineato con precisione il metodo che conduce a comprendere la reltà nella sua complessità. Che si tratti del corpo umano o della scuola di nostro figlio, di una azienda o di un partito, non avremo mai la chiave per capire le questioni (e magari risolvere) se non vediamo che ogni sistema è molto di più della somma delle parti e che sono fondamentali le interconnessioni interne, gli obiettivi e le funzioni. Insomma l’analisi lineare causa-effetto non funziona e può portare decisamente fuori pista. “Fame, povertà, degrado ambientale, instabilità economica, disoccupazione, malattie croniche, dipendenza da droghe e guerra, per esempio, persistono nonostante la capacità analitica e l'eccellenza tecnica che sono state impiegate per sradicarli - scrive la ricercatrice che guidò il gruppo del Mit- Nessuno crea deliberatamente questi problemi, nessuno vuole che persistano, ma nondimeno essi persistono. Questo perché sono problemi connaturati ai sistemi - caratteristiche indesiderate di comportamento delle strutture di sistema che le produce”. La conseguenza è facile: se l’errore è interno al sistema, è il sistema che deve essere cambiato: “(I problemi. ndr.) cederanno solo se recuperiamo la nostra intuizione, smettiamo di darci vicendevolmente la colpa, guardiamo al sistema come fonte dei suoi stessi problemi e troviamo il coraggio e la saggezza per ristrutturarlo”. Lei stessa da attivista qual era usa l’aggettivo “sovversivo” perché sapeva che il cambiamento è radicale.

Un esempio molto chiaro della direzione del cambiamento è fornita nella prefazione da Carlo Petrini, fondatore di SlowFood International ed Ambasciatore Speciale della Fao per il progetto Zero Hunger: “Osservando oggi il diffondersi del modello economico alternativo definito «economia circolare», notiamo che essa è un primo passo verso una visione sistemica, ma ha ancora il difetto di non modificare la struttura gerarchica del sistema. La principale linea guida dell’economia circolare (...) ha generato nella società industriale due modelli: sistemi chiusi in se stessi (le aziende recuperano i propri scarti ampliando la loro offerta senza però dialogare con altri soggetti) oppure sistemi aperti (ovvero istituzioni in cui più realtà dialogano tra loro sviluppando relazioni di business). In entrambi i casi , tuttavia, il modello economico non viene messo in discussione ma semplicemente ottimizzato di fronte all’innegabile fine delle risorse”.

Limith to growth fu il primo storico libro che mostrava le conseguenze della crescita incontrollata sul pianeta. Fu tradotto in 28 lingue e fece esplodere in tutto il mondo il dibattito sulla capacità portante della Terra e sulle scelte dell'umanità. Fu l’esito di un rapporto finito di elaborare l’anno precedente e commissionato al MIt dal Club di Roma. L’analisi venne condotta basato sulla simulazione al computer World3 così da prevedere le conseguenze della continua crescita della popolazione sull’ecosistema terrestre e sulla stessa sopravvivenza della specie umana. L’indagine è poi stata ripetuta negli anni aggiungendo variabili al tempo non conosciute.

Donella Meadows è rimasta un punto di riferimento dell’analisi ambientale e sociale fino alla sua morte avvenuta nel 2001, all'età di soli 60 anni. L’edizione italiana di “Pensare per sistemi” è curata da Stefano Armenia, presidente del chapter Italiano della System Dynamics Society. 

 

Fonte: Il Sole 24ORE, 20 febbraio 2019




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