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Rassegna del 30 Novembre 2017
    

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Arriva l'edilizia off-site


Arriva l'edilizia off-site

C’è un nuovo modo, visionario, di intendere le costruzioni che si aggira per l’Europa. Basta dispendiosi e complessi cantieri, gestiti con modalità e saperi novecenteschi. Gli interventi di edilizia, siano case nuove o ristrutturazioni, saranno progettati e realizzati lontano dal cantiere, pre-assemblati in fabbrica e quindi montati in tempi ridotti nei siti prescelti, sfruttando sistemi robotici. È l’edilizia off-site. Tantissimi i vantaggi: dalla minimizzazione dello spreco di materia alla riduzione dei costi di costruzione e disassemblaggio (fino al 25-30% in meno), dalla facilità nell’estensione di vita dell’edificio, a tempi di cantierizzazione ridotti della metà (e quindi impatti minimi a persone e servizi), alla riduzione di emissioni nell’intero ciclo di vita dell’edificio.

Date le premesse, l’edilizia off-site sembra essere un nodo promettente dell’economia circolare e un potenziale elemento di rilancio per uno dei settori maggiormente in crisi nell’Unione (in crollo costante dal 2003, con leggero rebound nel 2016). Di sicuro c’è grande attenzione intorno al tema, come si è potuto osservare durante la nuova edizione – la sesta – di REbuild, l’unica kermesse internazionale insieme a EcoBuild, di Londra, a guardare al futuro di medio e lungo termine del settore dell’edilizia con un taglio originale e non-convenzionale. Dalla robotica alla pianificazione modulare, dai droni alla manutenzione programmata attraverso IoT, mai come oggi l’edilizia potrebbe fare un grande passo in avanti, modernizzandosi dopo quasi trent’anni d’innovazione limitata. Attrezzando così il settore per le trasformazioni epocali dell’economia del XXI secolo.

A REbuild il ‘gotha’ dell’edilizia e della sostenibilità ha analizzato questi nuovi trend, discusso con i top-player del mercato e lavorato per trasformare radicalmente il settore.

‘C’è molto interesse su questo tema, da parte di tutta la filiera dell’edilizia’, spiega Thomas Miorin, ideatore di REbuild. ‘Oggi è possibile fare edilizia off-site con il legno, con l’acciaio e anche con il cemento: la flessibilità delle opzioni è un tratto costitutivo della nuova industria delle costruzioni. Questo modo di costruire 4.0 dimostra di saper declinare altissima qualità a costi contenuti, industrializzazione con varietà, sostenibilità e gusto architettonico, nuove competenze con automazione, soluzioni per la rigenerazione delle nostre città con inedite possibilità di export’.

Il testo di riferimento su cui trovare informazioni dettagliate è l’Outlook REbuild 2017, il documento di analisi che ogni anno il comitato scientifico di REbuild produce per i partecipanti. ‘L’edilizia off-site, la prefabbricazione e altri metodi moderni di costruzione – recita il report – riducono l’intensità delle lavorazioni in cantiere per localizzarla principalmente in fabbrica, consentendo una riorganizzazione di tecnologie e processi volta a una maggiore efficienza e qualità’. Questo richiede aziende in grado di realizzare una programmazione e pianificazione dettagliata di tutte le fasi di produzione e assemblaggio, standardizzando i processi, in modo di avere un controllo totale su tempi e costi. L’edificio così costruito sarà costante nelle performance, e le uniche variabili del sistema saranno l’ambiente esterno e gli utenti stessi. 

Tante le storie di imprese che hanno abbracciato la prefabbricazione e l’off-site. Come quella di Maurizio Focchi, ad Gruppo Focchi, specializzato in involucri per grandi progetti di architettura in Usa e UK, come il nuovo Atlas Building, una torre residenziale di 40 piani a Londra, che ha avviato in Trentino una nuova iniziativa industriale nell’ambito delle tecnologie metalliche. O il lavoro di Wood Beton, che ha realizzato in soli 30 giorni a Jesolo il Residence Bio and Sea: undici appartamenti su sei piani, rigorosamente in legno. Un record per un edificio, che peraltro sposa completamente i principi di edilizia sostenibile.

Grazie alla prefabbricazione e all’utilizzo del BIM si è portato all’estremo il concetto di off-site e di ‘What you draw is what you get’.

E ancora: l’azienda Rubner Holzbau ha ideato uno stadio modulare, realizzato in legno lamellare, a basso impatto ambientale, totalmente green. ‘Vediamo emergere nel mondo una grande domanda di stadi di media capienza, dai 5.000 ai 20.000 posti, che rappresentano l’80% del mercato mondiale per questo tipo di infrastrutture’, spiega l’architetto e ideatore Jaime Manca Di Villahermosa.

Secondo Thomas Miorin, sono cinque gli elementi caratterizzanti dell’edilizia off-site:

  • La produttività, negli anni costantemente calata nel settore, rispetto a un aumento comparato di 2.8 volte nella manifattura.
  • La scala, considerato che l’edilizia off-site deve saper affrontare progetti a qualsiasi dimensione: dal bungalow del campeggio al grande hotel di 450 stanze.
  • La sostenibilità ambientale, dato che l’edilizia off-site può (e deve) agevolare e accelerare la riqualificazione in chiave di sostenibilità del patrimonio immobiliare.
  • La qualità e la sicurezza, garantite da processi standard, misurabili, verificabili e che riducono i rischi per i dipendenti (oltre il 20% degli incidenti sul lavoro, in Europa, secondo Eurostat, è nel settore costruzioni) e la certezza delle performance.
  • L’infrastruttura digitale, che è la chiave della gestione efficiente dell’edilizia off-site, pre-requisito dell’industrializzazione della filiera.

Ma se per le nuove costruzioni l’off-site è una grande opportunità per lanciare l’edilizia circular, per molti, il vero mercato è quello della riqualificazione. Attualmente in Europa il 35% degli edifici ha più di 50 anni. Lavorando sull’efficientamento degli edifici si potrebbero ridurre i consumi elettrici del 6%, con un taglio delle emissioni di COdel 5%.

Secondo un report di SystemiQ ed Ellen MacArthur Foundation, la costruzione modulare aiuterà lo sviluppo di progetti di edilizia circolare, rendendo più semplice ed efficace l’impiego di materiali rigenerati o riciclati, riducendo la dipendenza dalla filiera asiatica o americana, e favorendo il riciclo di materia prima seconda a fine vita.

 

 




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