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Asos, svolta animalista: al bando piume, seta, cashmere e mohair
Da gennaio 2019 sulla piattaforma del marchio non si troveranno più prodotti fatti con piume, seta, cashmere e mohair. Una decisione che riceve il plauso della PETA e che segna una svolta animalista e ambientalista per Asos
Addio a piume, seta, mohair, cashmere. Ma anche a madreperla, corno e angora. Asos sceglie la strada dell’ecosostenibilità, accoglie l’appello della PETA (People for the Ethical Treatment of Animals) a non utilizzare più il mohair e si spinge oltre bandendo dalla propria piattaforma, a partire da gennaio 2019, quasi tutti i prodotti di origine animale. “Asos crede fermamente che non sia accettabile per gli animali soffrire nel nome della moda o della cosmetica”, si legge nel documento sulla animal welfare policy del marchio. “Nessun animale dovrebbe essere maltrattato per produrre capi venduti tramite qualsiasi dei siti di Asos. Tutti i prodotti di origine animale usati devono essere sottoprodotti dell’industria della carne provenienti da fornitori con buoni allevamenti”. Una politica aziendale ben precisa dalla quale traspare la volontà di Asos di guardare alla strada della moda sostenibile. Un trend in forte crescita in tutto il settore fashion che nasce spesso dalla sensibilità dei clienti stessi. Il successo della PETA Non è un caso se la PETA saluta l’annuncio di Asos sul proprio sito con un sonante: “Vittoria!”.La svolta della piattaforma britannica arriva in seguito all’appello dell’associazione animalista a non utilizzare più mohair rivolto a tutte le aziende di moda.
PETA alla fine di maggio 2018 ha pubblicato un video nel quale venivano mostrate le atrocità subite dalle capre d’angora allevate per la produzione di mohair. Filmato e appello hanno scosso sia l’opinione pubblica che i marchi di moda che infatti hanno risposto in massa: Zara, H&M, Topshop, Gap, Mango, Cos e Bershka sono solo le più note tra le oltre 125 aziende che hanno scelto di non vendere più capi in mohair.
L’annuncio di Asos arriva in coda a quello di altri marchi, ma acquista valore poiché coinvolge anche tutti i brand che vengono venduti sulla sua piattaforma facendo quindi inevitabilmente da cassa di risonanza. Fonte: D.IT, 21 giugno 2018
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