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ISSUE 306

Sono le donne le più attente all’ambiente: nella giornata mondiale del suolo la ricerca UBM Consulting

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Sono le donne le più attente all’ambiente: nella giornata mondiale del suolo la ricerca UBM Consulting

Il 5 dicembre è la giornata in cui, ogni anno, si festeggia la Giornata Mondiale del Suolo – World Soil Day – ricorrenza istituita nel 2014 dalla Food and Agricolture Organization (Fao) per comunicare quanto il suolo sia importante nello sviluppo e nel mantenimento della vita sulla Terra.

 

Il suolo e la sostanza organica sono risorse pregiate e limitate da tutelare e da usare in maniera efficiente. A dimostrarlo anche il fatto che l’Agenda 2030 dell’Onu e il Green Deal dell’Ue abbiano indicato tra le priorità proprio il ripristino della fertilità nei terreni agrari e la bonifica dei suoli contaminati.

 

Nel nostro Paese, secondo il Rapporto sul consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici 2020 dell’Ispra si perdono due metri quadrati al secondo, che corrispondono a circa 16 ettari al giorno a fronte di una popolazione in decrescita.

 

Per il presidente FederBio Maria Grazia Mammuccini “soprattutto in un momento come quello attuale, dove la crisi sanitaria è fortemente legata a quella ambientale, è fondamentale un’attività di sensibilizzazione su una corretta gestione dei terreni. L’agricoltura intensiva, la monocoltura, l’uso di diserbanti e concimi chimici di sintesi sono tra gli elementi che più impoveriscono il terreno, riducendo la materia organica e la concentrazione di microrganismi.

 

Ecco perché è urgente un cambio di rotta reale e concreto, basato sulla transizione agroecologica, per allineare anche l’Italia agli obiettivi ambiziosi del Green Deal europeo e delle strategie Farm to Fork e Biodiversità che incentivano le pratiche sostenibili a tutela degli ecosistemi e della fertilità dei terreni“.

 

Una ricerca sui comportamenti green degli italiani

 

In questa occasione, l’associazione Pink Lady Europe, che riunisce 2.600 produttori tra Italia, Francia e Spagna, oltre a vivaisti e aziende distributrici, ha voluto fotografare attraverso una ricerca, commissionata alla società specializzata in analisi di mercato Ubm Consulting, quali sono i più diffusi gesti green degli italiani.

 

La ricerca è stata condotta nel periodo 8-14 ottobre 2020 con modalità cawi (Computer Assisted Web Interviewing, ovvero attraverso il pc) su un campione di 1.000 persone maggiorenni residenti in tutta Italia.

 

Alla prima domanda del sondaggio – quanto ritieni importante, per la salute del pianeta, il contributo di ogni singola persona attraverso i piccoli gesti ecologici? – hanno risposto che è molto importante l’82% delle donne (contro soltanto il 74% degli uomini); va notato anche che c’è un evidente gap generazionale nella sensibilità ambientalista con – a sorpresa – i più maturi che dimostrano una sensibilità più alta (82% degli over 55, contro il 72% della fascia d’età 18-35).

 

Interessante anche notare che per quanto riguarda i 5 comportamenti green più citati sono stati i seguenti:

 

  1. raccolta differenziata: l’83% degli intervistati la fa sempre (donne 86% e ultra 55enni 90%)
  2. luci spente nelle stanze in cui non c’è nessuno: il 75% degli italiani lo fa sempre, il 19% spesso. Anche in questo caso le donne (80%), gli over 55 (85%) e gli intervistati con bassa scolarità (80%) sono i più diligenti
  3. lampadine a basso consumo energetico: lu usa sempre il 66% e spesso il 25% con le donne a primeggiare raggiungendo il 69%
  4. uso della sporta per la spesa: il 64% del campione lo fa sempre e spesso il 26%. I meno diligenti sono i più giovani con una percentuale che scende al 58% tra i 18-35 anni e al 56% tra i 36-45 anni
  5. non sprecare l’acqua del rubinetto: il 55% del campione lo fa sempre e spesso il 33% – le donne le più attente (58%) e i meno giovani (il 63% degli over 55)

 

Ci sono poi gesti green e comportamenti che la ricerca fotografa come ancora poco praticati nelle abitudini dei nostri connazionali; per esempio solo il 7% degli intervistati acquista sempre prodotti sfusi (il 37% lo fa qualche volta); il 14% utilizza sempre detersivi e saponi ecologici (ma il 33% lo fa spesso); il 15% evita sempre l’utilizzo di prodotti usa e getta per la cura della persona (ma il 64% lo fa spesso o a volte).

 

La ricerca commissionata dall’associazione Pink Lady Europe e divulgata in occasione della Giornata Mondiale del Suolo, vuole sensibilizzare sul tema della tutela dell’ambiente e riprende la recente iniziativa della Carta degli Impegni, documento che mette al centro delle attività dell’associazione i consumatori, i produttori, i territori e l’ambiente.

 

Un’attenzione all’ambiente che si concretizzerà, per la stagione 2020/2021, con una rinnovata gamma di packaging ecosostenibili, con film estensibile a base di materiali riciclabili o compostabili e imballi 100% in cartone certificato Fsc, per le vaschette da 4 o 6 frutti.

 

Consumo di suolo, cambia la tendenza

 

Il consumo di suolo diminuisce nelle città, ma non sparisce e si sposta lungo strade e autostrade: è questo il quadro che emerge per la Lombardia nella Giornata Mondiale del Suolo.

 

A preoccupare di più è la cementificazione che avanza lontano dallo sguardo dei cittadini, in mezzo alle campagne e, soprattutto, lungo le nuove arterie; confermando quanto Legambiente denuncia da tempo, spiega Damiano Di Simine, responsabile scientifico di Legambiente Lombardia: “Nuove strade e autostrade sono un grande catalizzatore di crescita incontrollata di capannoni, soprattutto legati a funzioni di logistica e magazzinaggio. Grandi piastre di cemento che richiedono a loro volta nuove strade e raccordi, innescando un processo incontrollato che quasi mai riutilizza spazi già urbanizzati o capannoni dismessi, preferendo invadere centinaia di ettari di coltivazioni“.

 

Sono in particolare le nuove autostrade regionali, BreBeMi e Teem, che stanno trasformando il territorio in un rosario di piastre logistiche.

 

Il consumo di suolo intorno alla Brebemi tra il 2017 e oggi si aggira attorno ai 3.700.000 mq. Oltre ai tanti interventi già realizzati, nuovi progetti stanno sbarcando tra la Martesana e la Bassa Bergamasca, coma a Calcio (Bg) dove è in approvazione il nuovo (il terzo) polo logistico su un’area di 65.000 mq; alla vicina Cortenuova, dove in arrivo è l’interporto della multinazionale Msc che ha presentato un progetto di fattibilità al Comune per 330.000 mq di area agricola e a Covo, dove il nuovo polo logistico potrebbe raddoppiare gli attuali 80.000 mq di capannoni appena realizzati nel piccolo centro della pianura bergamasca.

 

Tra Caravaggio e Treviglio ben 800.000 mq di campi coltivati potrebbero scomparire in un colpo solo. Anche nel Bresciano si segnalano progetti appena conclusi, come il nuovo polo logistico Est.35 a Castrezzato su un’area di 190.000 mq o il nuovo polo di smistamento Amazon a Castegnato da 8.000 mq.

 

Non vanno meglio le cose sul versante milanese del nuovo sistema autostradale: ai centri commerciali e alle logistiche sorte recentemente tra Pozzuolo Martesana e Vignate, rischia di aggiungersi un immenso capannone logistico che  occuperebbe un’area verde di oltre 120.000 mq a Vaprio d’Adda.

 

Per la presidente di Legambiente Lombardia Barbara Meggetto “Questi sviluppi immobiliari devono essere sottratti alle aree coltivate per essere ricompresi in una pianificazione territoriale che punti a rivitalizzare aree industriali dismesse, anche se ciò può comportare maggiori costi e complessità progettuali“.

 

 

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