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ISSUE 311

I 4 punti cardinali per la transizione all’economia circolare

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I 4 punti cardinali per la transizione all’economia circolare

L’economia circolare è entrata nel linguaggio corrente anche se è spesso riferita solo al riciclo dei rifiuti. Si parla, inoltre, di transizione all’economia circolare o, con più enfasi, di nuovo paradigma dell’economia circolare con contorni vaghi e indefiniti.

 

Le caratteristiche fondamentali – veri e propri punti cardinali per orientarsi nel percorso della transizione – sono invece ormai ben definite, condivise nel mondo scientifico che si occupa della tematica e acquisiti a livello istituzionale, in particolare quello europeo. Così come sono letteralmente esposti nel più recente Circular Economy Action Plan, dell’11 marzo 2020, della Commissione europea, i punti cardinali della circolarità dell’economia sono:

 

  1. Riduzione dell’utilizzo delle risorse: la riduzione della quantità di materiale usato nella realizzazione di un prodotto o nella fornitura di un servizio ottenuta attraverso il design circolare, l’allungamento del tasso di utilizzo con  modelli di condivisione, di noleggio, con prodotti o edifici multifunzionali, con maggiore efficienza energetica e anche con ricorso alla digitalizzazione.

  2. Allungamento dell’utilizzo delle risorse: l’utilizzo delle risorse è ottimizzato  estendendo la vita utile delle merci, con  un design durevole, con materiali e servizi che prolungano la vita dei beni, con la riparazione e la rigenerazione che contribuiscono a rallentare i tassi di estrazione e utilizzo delle materie prime vergini. Per essere circolari bisogna puntare a un uso durevole del materiale, a progettazioni modulari, che facilitino lo smontaggio, la riparazione, la rigenerazione, la ristrutturazione e il  rimodellamento.

  3. Utilizzo di materie prime rigenerative: sostituendo quindi combustibili fossili, sostanze inquinanti e materiali tossici  con fonti rigenerative, quindi rinnovabili, aumentando e mantenendo gli ecosistemi naturali, la resilienza sia del capitale naturale, sia dei servizi ecosistemici. Quindi con l’uso di  produzioni agroalimentari con un’agricoltura rigenerativa, di materiali rigenerativi e di energie rinnovabili.

  4. Riutilizzo delle risorse: il riutilizzo dei materiali o dei prodotti a fine vita permette di alimentare un flusso circolare di risorse attraverso la raccolta dei rifiuti di qulità e il riciclo dei materiali che cerchi di mantenerne il valore in ciascuna fase di riutilizzo. In pratica la circolarità si ottiene attraverso il design per la riciclabilità dei materiali tecnici e biologici, design per smontaggio, il riciclaggio e il riutilizzo dei materiali provenienti dal riciclo in sostituzione di materie prime vergini.

 

La definizione dei contenuti della circolarità consente di mettere a fuoco un altro concetto: il gap di circolarità, il divario colmabile  nella transizione all’economia circolare in ciascuno dei 4 contenuti cardine, liberando il campo dall’idea, priva di fondamento, della circolarità totale e assoluta, quindi della impossibilità di un azzeramento del consumo di nuove risorse, dell’allungamento all’infinito del loro utilizzo, dell’utilizzo di sole materie prime rigenerative e di soli materiali provenienti dal riciclo.

 

A che punto siamo, invece, nel tasso di circolarità in tutti questi quattro aspetti e fino a dove potremmo spingerci, a breve/medio termine, entro una decina d’anni, e a più lungo termine? Quindi quali sono i gap di circolarità che potremmo recuperare per ciascuno di questi contenuti cardine nella transizione ad un’economia circolare? Porsi le domande giuste è il primo passo per individuare le risposte.

 

Edo Ronchi

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