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ISSUE 324

Il bilancio di sostenibilità: attenzione al “bilancio washing”

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Il bilancio di sostenibilità: attenzione al “bilancio washing”

Il bilancio di sostenibilità per le aziende italiane ha acquisito sempre più valore ed è per questo che si devono definire gli elementi chiave su cui si valuta la qualità del suo contenuto, per non rischiare di fare errori con conseguenze importanti sulla brand reputation

 

Negli ultimi tempi molte aziende, che non hanno l’obbligo legale di redigere il proprio bilancio di sostenibilità, hanno comunque scelto di farlo, essendo lo strumento principale necessario per condividere con i propri stakeholder la gestione aziendale in termini di sostenibilità.

 

Stiamo infatti per assistere a un cambio di passo epocale, soprattutto se pensiamo all’imminente direttiva europea sull’obbligatorietà dei bilanci di sostenibilità, che non riguarderà più solo aziende quotate ma anche le Pmi – piccole e medie imprese – lasciando escluse, per ora, soltanto le micro-imprese.

 

Lo stesso nome della direttiva vuole sottolineare la centralità della sostenibilità: Corporate Sustainability Reporting, mentre quella attuale, ancora in vigore, si chiama Non-financial Reporting Directive.

 

Cos’è il bilancio di sostenibilità?

 

Il bilancio di sostenibilità è un documento, nel contesto italiano quasi sempre redatto secondo le linee guida internazionali del Gri – Global Reporting Initiative -, in cui l’azienda rendiconta gli impatti (sia positivi che negativi) delle sue attività, definisce quali sono i temi più importanti da affrontare attraverso un ascolto attivo e un’interazione con i propri stakeholder.

 

Lo Stanford Research Institute nel 1963 definiva gli stakeholder come quei gruppi “da cui dipende l’organizzazione per la sua sopravvivenza“. Già nel 1963 si sottolineava la loro importanza!

 

La modalità di engagement con gli stakeholder non si può limitare a un invio di questionari anonimi e uguali per tutti, bensì l’ascolto deve essere personalizzato, per esempio attraverso la creazione di focus group e interviste one-to-one che incrementano la qualità del bilancio.

 

Gli errori da evitare nel redigere il bilancio di sostenibilità

 

È innegabile che lo strumento del bilancio di sostenibilità abbia acquisito sempre più valore anche nel contesto italiano, per questo è importante definire gli elementi chiave su cui si valuta la qualità del contenuto per non rischiare di fare errori, anche involontari, che avrebbero delle ripercussioni importanti sulla brand reputation aziendale.

 

Innanzitutto è importante capire cosa non è: il bilancio di sostenibilità infatti non può essere considerato come una brochure aziendale, non è una pubblicità e non è un racconto one voice della azienda.

 

Il rischio di bilancio washing

 

Dall’ascolto dei propri stakeholder, sia interni che esterni, nasce la matrice di materialità dell’azienda. Materiale significa importante: la matrice di materialità racchiude infatti i temi prioritari di sostenibilità, di cui l’organizzazione si impegna a prendersi carico, fissando obiettivi di miglioramento.

 

È un lavoro che richiede un’impostazione metodologica ben chiara e definita per evitare anche casi involontari di bilancio washing: ogni dato e informazione deve avere sempre un preciso riferimento a indicatori e strumenti internazionalmente riconosciuti, questo approccio rigoroso tutela anche l’azienda e diventa un elemento molto importante per l’incremento della propria credibilità e fidelizzazione dei clienti.

 

Grazie alla mia esperienza ventennale nel settore, ritengo che sia importante in Italia un cambio di prospettiva: il contesto storico in cui viviamo ha portato inevitabilmente le aziende a modificare il proprio business in ottica sostenibile, ma la cultura della sostenibilità presenta ancora importanti lacune.

 

La maggior parte delle aziende italiane ritiene sostenibilità ancora come sinonimo di green e ambiente e considera marginalmente i temi della governance, gli aspetti sociali e il suo contributo ai 17 obiettivi delle Nazioni Unite.

 

Oggi la sostenibilità non è più un’opzione, bensì una scelta imprenditoriale strategica ben precisa e che deve abbracciare tutte le tematiche Esg – non solo l’ambiente.

 

Anche nel nostro Paese troviamo degli esempi di eccellenza che sarebbe importante comunicare, ma le nostre realtà spesso fanno sostenibilità in modo inconsapevole.

 

L’impegno di Arb S.p.A. è infatti quello di lavorare ogni giorno insieme al nostro team di esperti per andare incontro alle aziende e poterle supportare e aiutare nel percorso verso una sostenibilità sempre più consapevole.

 

Contributo realizzato da Ada Rosa Balzan, esperta di sostenibilità, Ceo e founder di Arb S.p.A.

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