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ISSUE 325

Cambiamenti climatici e virus: il ruolo di deforestazione e ambiente nella diffusione delle infezioni

Dallo Zika all'aviaria, il professor Massimo Clementi, virologo, spiega l'impatto dei cambiamenti climatici sulle infezioni virali

salute.gazzetta.it

Cambiamenti climatici e virus: il ruolo di deforestazione e ambiente nella diffusione delle infezioni

Ambiente, cambiamenti climatici, deforestazione, animali e virus che infettano l’uomo, causando epidemie di cui adesso conosciamo da vicino la portata: tra questi fattori apparentemente lontani c’è un legame molto più stretto di quanto si possa pensare. “I cambiamenti climatici hanno determinato l’arrivo, in zone temperate come l’Europa, di vettori che hanno portato malattie virali già note, ma considerate esotiche e molto lontane (…). La deforestazione e l’urbanizzazione rappresentano altri fattori che facilitano il passaggio dei virus dagli animali selvatici all’uomo riducendo lo spazio vitale dei primi”: lo spiega chiaramente questo passaggio del libro Virosfera – Viaggio nella virologia, la più affascinante disciplina biomedica, scritto dal professor Massimo Clementi, infettivologo e virologo, e dal professor Giorgio Palù, oncologo. Ma che cosa c’entra l’ambiente con le infezioni virali? “L’ambiente c’entra perché modificando l’habitat degli animali selvatici, in particolare con la deforestazione, questa fauna, spesso vettrice di alcuni virus, come nel caso del coronavirus, deve spostarsi, avvicinarsi all’uomo per trovare il proprio cibo, e così facendo può portare all’uomo anche i virus di cui è vettrice”, chiarisce a Gazzetta Active il professor Clementi.

 

AMBIENTE, DEFORESTAZIONE E VIRUS

 

Un esempio dell’impatto dei cambiamenti climatici e ambientali sulla diffusione dei virus si è visto con i virus Nipha ed Edra: “Questi virus albergano nella volpe volante, un particolare pipistrello con un’apertura alare di circa un metro che si ciba di alcuni frutti. Il virus che vive in questi pipistrelli, cugino del virus del morbillo, può infettare altri animali e l’uomo stesso attraverso le deiezioni dei pipistrelli, facendo così nascere le epidemie. Questi pipistrelli hanno un loro habitat, ma nel momento in cui, a causa della deforestazione, non trovano più vicino alle proprie caverne gli alberi dei cui frutti si nutrono vengono spinti ad avvicinarsi ai centri abitati per trovare il cibo, andando a rappresentare così una possibile minaccia per l’uomo. Ecco perché la modifica dell’ambiente è una modifica anche della epidemipologia dei virus”, spiega il professor Clementi.

 

CAMBIAMENTI CLIMATICI E VIRUS

 

Ma c’è anche un aspetto della diffusione delle infezioni virali che è legato più in particolare ai cambiamenti climatici. “Alcuni virus vengono trasportati da vettori che sono insetti che si nutrono di sangue, come nel caso dello Zika o dell’infezione da West Nile. Sono virus che non esistevano alle nostre latitudini, nei nostri climi, perché non esisteva il loro vettore. Ma nel momento in cui la zanzare tigre è arrivata in Italia ha portato con sé anche l’infezione da West Nile, che se nel 90 per cento dei casi si presenta in forma asintomatica, in una piccola minoranza di soggetti infettati porta ad una grave encefalite. E questo accade perché il cambiamento climatico determina un habitat adatto per il vettore di un certo virus”, aggiunge il virologo.

 

ZOONOSI E VIRUS CHE SI ADATTANO: IL CASO DELL’AVIARIA

 

Non solo gli animali selvatici o gli insetti possono essere vettori di virus. “L’influenza aviaria è un caso di infezione virale trasmessa da animali da allevamento. In questo caso si tratta di zoonosi, virus che si trasmettono solo dagli animali all’uomo, e non da uomo a uomo. Queste zoonosi sono state piuttosto frequenti negli ultimi decenni. Il problema maggiore si avrebbe nel momento in cui da queste infezioni dovesse partire quella di un virus che si adatta all’uomo e si diffonde da uomo a uomo. E questo può accadere, perché i virus mutano e si adattano, tanto che esiste anche lo spillover inverso, ovvero quella situazione in cui si ha una retro infezione dagli animali da allevamento ad una specie selvatica. Per tutti questi motivi è fondamentale un monitoraggio attento da parte dei virologi, che devono studiare le infezioni nell’ambito dell’interfaccia uomo-ambiente-animali, con uno sguardo anche ai cambiamenti climatici e alle modifiche che possono portare a livello di infezioni”, è l’invito del professor Clementi.

 

Maria Elena Perrero

 

 

Photo: Creative Solutionist

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