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ISSUE 325

L’allarme dei climatologi: “L’Oceano Artico senza ghiaccio marino entro il 2050”

Un recente studio dell'Intergovernmental Panel on Climate Change afferma che un ulteriore riscaldamento del globo amplificherà lo scongelamento del permafrost e la perdita di manto nevoso stagionale, ghiaccio terrestre e ghiaccio marino artico

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L’allarme dei climatologi: “L’Oceano Artico senza ghiaccio marino entro il 2050”

L’Oceano Artico sarà probabilmente libero dal ghiaccio marino entro il 2050. Non è fantascienza ma il risultato di uno studio accurato condotto dall’IPCC, l’Intergovernmental Panel on Climate Change. Non stiamo parlando del volantino di un gruppo di estremisti o di “eco-terroristi” ma del risultato di un rapporto pubblicato dal principale organismo internazionale per la valutazione dei cambiamenti climatici.

 

L’IPCC è stato infatti istituito nel 1988 dalla World Meteorological Organization (WMO) e dallo United Nations Environment Programme (UNEP) “allo scopo di fornire al mondo una visione chiara e scientificamente fondata dello stato attuale delle conoscenze sui cambiamenti climatici e sui loro potenziali impatti ambientali e socio-economici“.

 

Nello stesso anno l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha avallato le azioni della WMO e dell’UNEP, istituendo l’IPCC, un organo intergovernativo aperto a tutti i Paesi delle Nazioni Unite (attualmente sono 195 i Paesi aderenti) che esamina e raccoglie le più recenti informazioni scientifiche sul clima.

 

Il recente rapporto afferma che “un ulteriore riscaldamento del globo amplificherà ulteriormente lo scongelamento del permafrost e la perdita di manto nevoso stagionale, ghiaccio terrestre e ghiaccio marino artico”. È quindi probabile che a partire dal 2050, nel mese più caldo (quello di settembre), l’Oceano Artico possa trovarsi completamente privo di ghiaccio. Riuscite a immaginarlo? “È praticamente certo – prosegue il rapporto – che la parte superiore degli oceani si sia riscaldata dagli anni Settanta ed è estremamente probabile che l’influenza umana ne sia la causa principale”.

 

Allo stesso modo è ormai assodato che le emissioni di CO2 causate dall’uomo siano il principale motore dell’attuale acidificazione degli oceani. Dagli studi effettuati risulta che tra il 1901 e il 2018 il livello globale dei mari sia salito di circa 20 centimetri, con una media incrementale triplicata dopo il 2006. Nel 2020 la superficie media annua del ghiaccio marino artico ha raggiunto il livello più basso dal 1850, con l’area coperta a fine estate più piccola da 1000 anni a questa parte.

 

Il livello medio globale del mare è aumentato più rapidamente dal 1900 rispetto a qualsiasi altro periodo negli ultimi 3000 anni e con un ph che gli scienziati non hanno mai rilevato analizzando i ghiacci degli ultimi due milioni di anni. Gli effetti del riscaldamento globale sono impensabili e fanno paura. Per un approfondimento, è possibile visitare il sito ufficiale dell’IPCC.

 

Paolo Ponga

 

 

Photo: Free-Photos Pixabay

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