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ISSUE 331

Ambiente, se in Italia l’inquinamento è da record

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Ambiente, se in Italia l’inquinamento è da record

Dopo i successi estivi dell’Italia, dai campionati europei e alle Olimpiadi, la bella penisola detiene un altro, purtroppo triste, primato: è tra le prime nazioni europee in classifica per maggiore inquinamento ambientale.

 

L’Agenzia europea per l’ambiente (Aea), infatti, ha annunciato che l’Italia si colloca tra le prime posizione in classifica delle nazioni europee per inquinamento atmosferico, aggiungendo che, nel 2019, circa 64.000 persone si sarebbero potute salvare con una qualità dell’aria migliore.

 

E’ un dato di fatto, ormai, che l’esposizione ad agenti inquinanti dispersi nell’atmosfera svolga un ruolo cruciale nello sviluppo di patologie cronico-degenerative, incluso il cancro. Quest’ultimo addirittura potrebbe essere definito come una patologia genetica di origine di ambientale.

 

Queste criticità ambientali acquistano particolare cogenza soprattutto in relazione alla diffusione di infezioni di tipo endemico, come l’attuale pandemia Covid-19. L’insorgenza di una nuova pandemia, infatti, non è da considerarsi un evento inaspettato, ma strettamente correlato all’alterato equilibrio tra uomo e ambiente.

 

La crescita esponenziale della densità abitativa e dell’urbanizzazione, la conseguente distruzione degli habitat, dei consumi non sostenibili, la globalizzazione del commercio, compreso il commercio di animali vivi, e l’allevamento intensivo di bestiame hanno aumentato il rischio di trasmissione di agenti patogeni zoonotici.

 

La scarsa qualità dell’aria è anche responsabile dello sviluppo di patologie più gravi; ricordiamo che l’ inquinamento atmosferico è una delle principali cause delle malattie respiratorie, e che peggiora il decorso clinico di pazienti Covid.

 

Da subito, infatti, il drammatico impatto dell’epidemia Sars-Cov-2 nel Nord Italia ha fatto ipotizzare un possibile legame tra e le alte concentrazioni di particolato (PM10 e PM2. 5) e diffusione dell’infezione.

 

A proposito di particolato, l’Aea ha stimato che Paesi con una densità abitativa elevata, come Germania, Polonia, Stati Uniti Regno Francia, e l’Italia, potrebbero evitare migliaia di morti riducendo l’immissione di particolato. Più dettagliatamente, l’Italia registra ben 49.900 morti premature per particolato, equivalenti a 504.500 anni di vita persi.

 

Anche l’esposizione al biossido di azoto e all’ozono sarebbero responsabili rispettivamente di 10.640 e 3.170 morti premature.

 

L’inquinamento atmosferico, è anche responsabile di molte malattie comuni, ossia quelle cardiache, quelle ischemiche e quelle metaboliche ed endocrine.

 

I numeri sono allarmanti, non c’è altro da aggiungere: c’è da agire.

 

Antonio Giordano

Fondatore e direttore dello Sbarro Institute for Cancer Research and Molecular Medicine della Temple University di Filadelfia e professore di Anatomia ed Istologia Patologica all’Università di Siena.

 

Photo: Hans Braxmeier

 

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