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ISSUE 349

Consumo di plastica ed emissioni CO2: due scenari al 2050 Consumo di plastica ed emissioni CO2: due scenari al 2050

nonsoloambiente.it

Consumo di plastica ed emissioni CO2: due scenari al 2050 Consumo di plastica ed emissioni CO2: due scenari al 2050

Secondo il Report elaborato da Ecco, il Think Tank italiano per il clima, sono due e sono ben contrapposti gli scenari possibili al 2050 in fatto di consumi di plastica e relative emissioni di CO2. La prima possibilità prevede un calo delle emissioni del 9%, la seconda permetterebbe di tagliarle del 98%.

 

“La plastica in Italia, vizio o virtù”: questo è il titolo del report elaborato da Think Tank Ecco, in collaborazione con il Cluster Spring, Greenpeace e con le Università di Padova e di Palermo.
Si tratta di un lavoro che prende in esame le fasi della filiera della plastica, dalla produzione al riciclo, calcolando l’impatto che ogni strategia può avere in ottica di decarbonizzazione.
Gli scenari prospettati sono due: il ‘Business as usual’, che considera un impatto minimo di azioni concrete, e il “Best Case” che, invece, ipotizza di mettere in campo grandi cambiamenti in grado di consentire un dimezzamento della domanda di imballaggi in plastica monouso e di ottenere un riciclo del 92,5% dei rifiuti plastici.

 

Scenario 1: business as usual

 

Questo scenario include una diminuzione della plastica di origine fossile, che arriverebbe al 50,4%, e un aumento di quella ottenuta da materie riciclate, che raggiungerebbe il 35%. Resterebbe ferma al 14,6% invece, la quantità di bioplastica.

 

Il 70% dei rifiuti plastici verrebbero riciclati, mentre un quarto della bioplastica verrebbe compostata. Il 26% dei rifiuti verrebbe conferito a termovalorizzatori: in questo scenario, sarebbe possibile ottenere una riduzione delle emissioni al 2050 pari al 9% rispetto al 2021.

 

Scenario 2: Best Case

 

Molto più interessanti sono i risultati prospettati dallo scenario 2, che, naturalmente, prevede vengano messi in atto grandi cambiamenti. Ecco quali:

 

  • eliminazione dell’overpackaging, che consentirebbe una riduzione degli imballaggi in plastica pari al 30%

  • stop alla plastica di origine fossile, con esclusivo ricorso a quella ottenuta da materiale riciclato e a bioplastica

  • nessun materiale plastico incenerito, con esclusivo ricorso al compostaggio e al riciclaggio.

 

I cambiamenti previsti da questo scenario consentirebbero un taglio delle emissioni pari al 98%.

 

La situazione attuale e le strategie possibili

 

Se l’Isola della Plastica nel Pacifico sembra troppo distante per sensibilizzare sul tema, può essere utile guardare ai consumi e alle emissioni in fatto di plastica nel nostro Paese. 
Con 5,9 milioni di tonnellate di polimeri fossili, l’Italia è il secondo paese in Europa in fatto di consumi nel 2020. Si tratta, in media, di 100 kg a persona, destinati per il 42% agli imballaggi e all’usa e getta, per il 12% all’edilizia e per il 7% al settore dell’auto.

 

Solo il 30% della plastica viene attualmente riciclato e le bioplastiche rappresentano quasi il 6% del totale.

 

Le emissioni di CO2 per ogni chilogrammo di plastica prodotta sono pari a 1,2 kg, senza contare quelle emesse in fase di estrazione e raffinazione degli idrocarburi e quelle in fase di incenerimento. 
Questo dato rende più che mai auspicabile la concretizzazione del secondo scenario le cui principali leve sono:

 

  • la riduzione del consumo di plastiche vergini

  • l’aumento del riciclo e del riutilizzo

  • l’incremento delle bioplastiche ottenute da materiali vegetali.

 

“Il settore della plastica rappresenta un esempio evidente dell’importanza di allineare i processi industriali alle sfide climatiche” spiega Matteo Leonardi, co-fondatore e direttore esecutivo Affari Domestici del Think Tank Ecco, che sottolinea anche l’importanza di politiche di sostegno alle imprese, oltre che di cambiamenti radicali negli stili di vita.

 

Martina Pugno

 

 

Photo: VIVIANE MONCONDUIT

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