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ISSUE 353

Gpp, su 199 miliardi di euro l’anno di acquisti pubblici solo 82 sono verdi

Falocco: «Il processo è ancora troppo lento, in un momento in cui il ruolo degli appalti pubblici assume, tenendo conto dell’investimento del Pnrr, una rilevanza mai raggiunta nel passato»

greenreport.it

Gpp, su 199 miliardi di euro l’anno di acquisti pubblici solo 82 sono verdi

A 6 anni dall’introduzione dell’obbligo di legge dei Criteri ambientali minimi (Cam) nel Codice degli appalti – senza sanzioni per i trasgressori –, l’applicazione prosegue a piccoli passi.

 

Nel corso della XVI edizione del Forum Compraverde Buygreen sono stati presentati i dati del quinto rapporto “I numeri del Green public procurement in Italia” dell’Osservatorio appalti verdi, nato dalla collaborazione di Legambiente e Fondazione Ecosistemi, secondo i quali il trend di applicazione dei Cam negli appalti per l’acquisizione di beni e nei servizi da parte dei capoluoghi di provincia è in crescita: 1 su 3 quelli che dichiarano di adottare tra l’80 e il 100% dei parametri del Gpp, ossia 35 sugli 89 che hanno preso parte al monitoraggio civico. L’anno scorso, su dati riferiti al 2020, erano poco meno di uno su tre.

 

Rispetto agli acquisti verdi e i Cam, oggi la loro adozione è inoltre prerequisito essenziale per concorrere ai bandi del Pnrr. Ma il tema degli acquisti verdi riguarda più in generale tutto il mondo delle imprese in un’ottica di economia circolare ed efficientamento dei processi. Una spinta in avanti è arrivata con l’introduzione del Dnsh (Do no significant harm), principio in base al quale gli interventi previsti dal Pnrr non dovranno arrecare un danno significativo all’ambiente.

 

«Il rapporto dell’Osservatorio – commenta Silvano Falocco, dg della Fondazione Ecosistemi – mostra un graduale miglioramento dello stato di attuazione del Gpp nei Comuni ma soprattutto negli enti gestori delle aree protette che, in crescita esponenziale, superano nettamente il dato dello scorso anno rispetto agli enti che dichiarano di applicare sempre i Cam. Il processo però è ancora troppo lento, in un momento in cui il ruolo degli appalti pubblici assume, tenendo conto dell’investimento del Pnrr, una rilevanza mai raggiunta nel passato. Le regole del Pnrr prevedono infatti di adottare, quale elemento propedeutico di qualsiasi finanziamento di soggetti pubblici o privati, il principio Dnsh e quindi dei Cam. Le grosse difficoltà da parte dei soggetti interessati per quanto riguarda la formazione del personale, il monitoraggio interno e la stesura degli appalti vanno superate rapidamente».

 

Per evidenziare sinteticamente lo stato dell’arte, basti un dato: su una spesa pubblica totale pari a 199 mld di euro (contando solo le spese per beni e servizi imputabili a contratti superiori a 40mila€, poiché sotto tale soglia non ci sono dati affidabili disponibili), nel 2021 solo 82 mld di euro rientrano in ambito Gpp, come spiega Falocco alla nostra redazione.

 

Nonostante questo, non mancano timide buone notizie. Il 98% delle amministrazioni coinvolte è a conoscenza del Gpp, in crescita rispetto allo scorso anno. I criteri ambientali più applicati sono quelli relativi all’acquisto di stampanti, di carta in risme e sui servizi di pulizia, quelli meno applicati riguardano invece l’edilizia (il 37,8%, dato in peggioramento rispetto allo scorso anno), i prodotti tessili (il 37%), l’acquisto di calzature e accessori in pelle (il 34,7%). Tra le maggiori criticità che i capoluoghi riscontrano nell’applicazione dei Cam, al primo posto figurano la mancanza di formazione (46%), seguita dalle difficoltà nella stesura dei bandi (41%) e dalla mancanza di imprese (25%) dotate dei requisiti per la partecipazione a bandi che hanno integrato i Cam.

 

Nel complesso, sono 35 i Comuni che registrano un tasso di attuazione dei Cam superiore all’80%, 18 quelli che raggiungono il 100%, ovvero più del doppio rispetto allo scorso anno: Belluno, Bolzano, Brescia, Chieti, Cuneo, Ferrara, Forlì, Imperia, Latina, Mantova, Modena, Monza, Padova, Pavia, Pordenone, Rimini, Savona e Trento.

 

«Nonostante una normativa assolutamente all’avanguardia in tal senso, l’Italia sconta ancora un importante ritardo nella loro piena implementazione: l’Osservatorio nasce cinque anni fa proprio con l’obiettivo di monitorare la loro adozione negli enti pubblici – conclude Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente – Di edizione in edizione, nel nostro rapporto abbiamo rilevato un graduale miglioramento, anche se ancora troppo lento e inadeguato, nelle performance e anche nel 2021 assistiamo a una crescita dei Cam applicati».

 

Luca Aterini

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