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ISSUE 407

Rapporto ASviS Territori 2024, in Italia ancora lontani Obiettivi Agenda 2030

Sui 14 Obiettivi di sviluppo sostenibile analizzati tra il 2010 e il 2023, il miglioramento si registra solo per l'istruzione su gran parte del territorio.

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Rapporto ASviS Territori 2024, in Italia ancora lontani Obiettivi Agenda 2030

Regioni male su povertà, acqua e qualità degli ecosistemi terrestri.

 

Il rapporto di ASviS sui progressi dei territori nello sviluppo sostenibile pubblicato oggi, evidenzia che l’Italia sta vivendo una situazione di immobilità.

 

Un paese che rispetto gli Obiettivi dell’Agenda 2030 non fa progressi. Tra il 2010 e il 2023, i territori italiani hanno avuto miglioramento solo per l’istruzione, mentre peggiorano le condizioni di quasi tutte le Regioni per povertà, acqua e sistemi idrici, qualità degli ecosistemi terrestri.

 

È questo il messaggio che emerge dal rapporto “I Territori e gli Obiettivi di sviluppo sostenibile: alle radici della sostenibilità”, pubblicazione annuale in cui l’ASviS fa il punto sullo stato di salute di Regioni, Province e città metropolitane verso la realizzazione dell’Agenda 2030. Il Rapporto è stato realizzato con il contributo incondizionato di Federcasse e WindTre. 

 

“I drammatici ritardi dell’Italia sui 17 SDGs in Regioni, Province autonome e città metropolitane possono essere recuperati a condizione di concentrarsi seriamente sulla dimensione territoriale dell’Agenda 2030”, ha commentato Enrico Giovannini, direttore scientifico dell’ASviS. “Occorre mettere a frutto le esperienze virtuose che emergono dai territori, che l’ASviS raccoglie e valorizza nel Rapporto odierno, e usare adeguatamente le risorse a disposizione, a partire dai 75 miliardi di euro assegnati all’Italia dall’Accordo di Partenariato con l’Ue, di cui è stato finora impegnato solo il 12%”.

 

Il Rapporto Territori, i dati

 

Come nelle edizioni precedenti, lo studio si basa sugli indici compositi costruiti dall’Alleanza: si tratta di circa cento indicatori, che si riferiscono al periodo 2010-2023, e a 14 dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 (a causa di limitazioni nella disponibilità di dati).

 

La situazione che si evidenzia dal Rapporto, non è particolarmente rosea. Gli Obiettivi che riguardano Povertà, Acqua e servizi sanitari, Vita sulla terra e Giustizia e istituzioni peggiorano in molti territori. L’istruzione va forte al Nord-Ovest (soprattutto Piemonte, Valle d’Aosta e Lombardia) e Nord-Est (in particolare provincia autonoma di Trento, Veneto, Friuli-Venezia Giulia ed Emilia-Romagna), mentre nel resto della penisola resta abbastanza stabile.

 

Per i restanti Goal i risultati sono abbastanza variegati. Ad esempio, per l’economia circolare (Goal 12) si registrano risultati positivi per nove Regioni e Province autonome (Liguria, Friuli-Venezia Giulia, Toscana, Umbria, Lazio, Abruzzo, Puglia, Calabria e Sicilia), mentre sugli Obiettivi di Imprese, infrastrutture, innovazione e Città e comunità sostenibili la situazione è stabile.

 

In generale, nessuna Regione o Provincia autonoma presenta dinamiche positive per più di due Goal, mentre in un caso (Molise) il peggioramento va a toccare sette Obiettivi. In altre sette Regioni (Valle d’Aosta, provincia autonoma di Bolzano, provincia autonoma di Trento, Veneto, Umbria, Abruzzo e Basilicata) sono sei i Goal in trend negativo.

 

Se guardiamo invece alla media nazionale, ritorna la solita disuguaglianza tra Nord e Mezzogiorno, anche se c’è da dire che alcune Regioni del Sud portano a casa buoni risultati sugli Obiettivi di Energia e Vita sulla terra.

 

Il Rapporto misura anche la distanza effettiva di Regioni e Province autonome da 28 obiettivi quantitativi contenuti in strategie, piani e programmi ufficialmente adottati a livello europeo e nazionale. In estrema sintesi, guardando agli ultimi tre-cinque anni, notiamo che:

 

  • Valle d’Aosta, Provincia autonoma di Trento, Umbria e Lazio sono in grado di raggiungere 11-12 obiettivi quantitativi;

  • Liguria, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Toscana, Marche, Abruzzo, Basilicata e Sardegna ne possono raggiungere 8-9;

  • gran parte delle altre Regioni, soprattutto nel Mezzogiorno, sembrano in grado di raggiungerne solo 4-6.

  • Provincia autonoma di Bolzano, Veneto, Molise, Campania, Calabria, Sicilia e Sardegna presentano, alla luce delle tendenze degli ultimi anni, il numero maggiore di obiettivi impossibili da raggiungere.

 

Passando al vaglio le città metropolitane e 14 obiettivi quantitativi, scopriamo che:

 

  • Firenze, Milano, Roma e Cagliari sono in grado di centrare 6-8 obiettivi;

  • Torino, Genova, Venezia, Bologna, Messina e Cagliari possono raggiungerne cinque;

  • Napoli, Reggio Calabria, Palermo e Catania ne possono centrare solo due.

 

Se però diamo un’occhiata anche qui agli obiettivi certamente non raggiungibili, la situazione peggiore si rileva per: Catania, Torino, Roma e Reggio Calabria (5-6 obiettivi), e per Venezia, Napoli e Palermo (4). 

 

“Uno dei messaggi più rilevanti del Rapporto sui Territori è che la conversione ecologica può essere allo stesso tempo il traino e il volano di benefici per tutte le dimensioni dello sviluppo sostenibile, integrando aspetti positivi a livello di inclusione sociale, protezione ambientale, innovazione economica e coinvolgimento istituzionale”, ha commentato la presidente dell’ASviS, Marcella Mallen.

 

Iniziative e buone pratiche

 

Il Rapporto dell’ASviS non si ferma però solo all’analisi territoriale, ma elenca una serie di azioni che stanno indirizzando i territori sulla strada dell’Agenda 2030.

 

Partendo dalle iniziative nazionali, è di grande importanza la centralità che ha assunto la territorializzazione dell’Agenda 2030 nella Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile (SNSvS).

 

Altro esempio positivo è la costituzione della Rete dei Comuni sostenibili, nata nel gennaio 2021 su iniziativa di Autonomie locali italiane-Lega delle autonomie locali (Ali), che conduce un monitoraggio annuale sulle politiche di sostenibilità a livello comunale (nel 2024 è uscita anche la prima edizione della Guida dei Comuni sostenibili).

 

Il progetto “Toscana 2050”, promosso dal Consiglio regionale, rappresenta un’altra esperienza di grande interesse per valutare le tendenze in atto e le strategie sostenibili. Progetto a cui sta partecipando anche l’ASviS che, analizzando il posizionamento della Toscana rispetto all’Agenda 2030, sta sviluppando un modello per valutare la capacità delle politiche di consentire alla Regione di arrivare pronta alle deadline di fine decade.

 

Quattro questioni prioritarie: le proposte dell’ASviS

 

Quest’ultima edizione del Rapporto Territori si concentra su quattro temi prioritari, elaborando per ognuno di questi alcune proposte.

 

Ripristino della natura nelle città e nei territori

 

L’approvazione del Regolamento europeo, la Nature restoration law, il 17 giugno scorso, prevedeva lo stop immediato al consumo netto di suolo nelle grandi aree urbane. Infatti, tra il 2025 e il 2030 la superficie nazionale totale degli spazi verdi urbani e di copertura della volta arborea non potrà subire alcuna perdita netta, mentre dal 2031 in avanti deve registrare una tendenza all’aumento.

 

Il Piano nazionale di rispristino, da inviare alla Commissione entro il 2026 per entrare in vigore entro il 2027, può stabilire che il vincolo valga per tutti i Comuni definiti dal sistema Degurba di Eurostat come “città” o “piccole città e sobborghi”, cioè il 40% dei Comuni italiani. Per permettere ai Comuni di effettuare le opportune verifiche, è importante che gli istituti di ricerca attivi su queste tematiche (Istat e Ispra) rendano consultabile subito la cartografia Degurba a livello comunale.

 

Per gli ecosistemi fluviali il Regolamento europeo prevede il ripristino della loro connettività naturale, necessaria a prevenire e mitigare i danni da alluvioni. Per raggiungere questo obiettivo bisogna adeguare in via straordinaria i Piani per l’assetto idrogeologico (Pai) delle Autorità di bacino distrettuali alle nuove mappe di pericolosità contenute nei loro Piani gestione rischio alluvioni (Pgra) entro 6-8 mesi, prescrivendo per legge che i Comuni debbano recepire le indicazioni entro i successivi 12 mesi.

 

Politiche climatiche per le città e i Climate city contract

 

Nove città italiane selezionate (Bergamo, Bologna, Firenze, Milano, Padova, Parma, Prato, Roma e Torino) partecipano alla missione della Commissione Europea “Climate city contract”. Secondo l’ ASviS sono esempi da replicare anche in altre aree urbane.

 

Pr il miglioramento del patrimonio edilizio ci sono poi alcune priorità partendo dall’implementare la Direttiva europea sulla prestazione energetica degli edifici (“Case green”). In merito al settore trasporti, ridurre il tasso di motorizzazione dal 67% (Italia) al 51% (media UE) entro il prossimo decennio.

 

Processo di rigenerazione urbana, sviluppo del territorio e politiche abitative

 

Sono molte le sfide che in questo campo si devono affrontare, come il contrasto gli effetti climatici sulle fasce più deboli della popolazione e il superamento della frammentazione tra pianificazione urbana e politiche di coesione territoriale.

 

Sfide da affrontare con strumenti tra cui incentivare l’attuazione delle Agende per lo sviluppo sostenibile locale e adottare un approccio integrato che consideri specificità locali ed emergenze ambientali.

 

Politiche per la montagna e le aree interne

 

Secondo l’Alleanza ci sono alcune priorità su cui è opportuno si concentri la nuova legge sulla montagna. Difatti in Senato presso la Commissione Affari costituzionali sono in discussione tre disegni di legge sulla montagna, uno di iniziativa governativa e due parlamentari.

 

Germana Ferrante

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Rassegna del 20 Dicembre, 2024

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