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Un batterio geneticamente modificato è in grado di demolire i composti chimici del nylon per ricavarne materiali utili e non inquinanti. Anche se la tecnologia richiederà ancora tempo per essere perfezionata, tra 10-30 anni potremmo ritrovarci con un valido, invisibile alleato nel riciclo di un materiale oggi difficile da riutilizzare.
Da combustibili fossili
Con il termine nylon si indica una famiglia di poliammidi (una classe di macromolecole) sintetiche, in particolare le poliammidi alifatiche, ottenute dalla reazione di un acido su un prodotto chimico derivato dal petrolio. Il nylon è dunque una plastica da indossare, una fibra sintetica che, insieme al poliestere, è impiegata nel 60% degli abiti e nel 70% dei tessili casalinghi d'Europa. Per la loro durevolezza e resistenza alla trazione, questi materiali sono usati per realizzare indumenti intimi e sportivi, collant, reti e lenze da pesca, ombrelli, paracadute, componenti dell'industria automobilistica.
I problemi nel riciclo
Per via dell'elevatissima produzione, i prodotti realizzati con queste fibre finiscono per accumularsi nell'ambiente e nelle discariche. Il processo di incenerimento è critico perché rilascia composti velenosi, e il corretto riciclo riguarda attualmente meno del 5% delle poliammidi prodotte.
Il riciclo meccanico tradizionale, che prevede che dalla fusione del nylon si riottengano fibre o prodotti di plastica, è possibile solo su rifiuti di nylon "puri", un'esigua minoranza; mentre il riciclo chimico del nylon in una soluzione fortemente acida è possibile, ma causa la formazione di composti a basso peso molecolare (oligomeri) difficili da lavorare e non utili dal punto di vista commerciale.
Un batterio con i superpoteri
Ed è proprio quest'ultimo problema che la ricerca, pubblicata sulla rivista scientifica Nature Microbiology, ha cercato di affrontare. Un team dello Jülich Research Centre, un'istituzione di ricerca tedesca specializzata tra le altre cose nei campi dell'energia e della bioeconomia, ha modificato un innocuo ceppo di batterio del suolo della specie Pseudomonas putida, chiamato KT2440, conferendogli geni che lo hanno reso capace di digerire e scomporre vari composti chimici prodotti dalla dissoluzione del nylon.
Soltanto i migliori
Il batterio si è già dimostrato in grado di scomporre altri materiali derivanti dal petrolio nonché di ripulire gli sversamenti di greggio in mare, ma il team ha voluto fare un passo in più coltivando in laboratorio varie generazioni successive del microrganismo, così da abituarlo sempre meglio a gestire i sottoprodotti del nylon. Alla fine del processo di evoluzione, i batteri ottenuti erano in grado di usare i composti derivati dal nylon per creare poliidrossibutirrato, una plastica biodegradabile non dannosa per i tessuti viventi.
Cibo per batteri
Secondo i ricercatori, lo Pseudomonas modificato consuma la quasi totalità del mix di plastica disciolta, e anche se occorrerà migliorare alcune fasi del processo prima di un suo impiego su larga scala, lo studio potrebbe preparare un futuro in cui pretratteremo le fibre tessili di abiti e reti da pesca in modo che, a fine vita, siano digeribili da batteri creati apposta con questo scopo.
Elisabetta Intini
Photo: wirestock on Freepik
Rassegna del 07 Marzo, 2025 |
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