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ISSUE 418

Cosa è successo al Global Fashion Forum

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Cosa è successo al Global Fashion Forum

Com’è il popolo dell’industria della moda? Stanco. Sono venuta via dal Fashion Forum di Copenaghen con questa sensazione. Ormai stiamo vivendo in un clima di attesa infinita. Le turbolenze economiche e politiche, la difficoltà di fare delle previsioni, l’incertezza nel definire la legislazione come una barriera o un ponte. “Barrier and Bridges” era il titolo del Forum di quest’anno: due termini che ricordano la lista dei pro e dei contro. E invece se c’è una cosa che ho capito del mondo della moda sostenibile è che non esistono confini netti, ma tante contaminazioni e sfumature.

 

D’altra parte quali nuovi elementi possono essere aggiunti alle riflessioni fatti negli ultimi anni? Circolarità, rigenerazione, responsabilità sociale, sono tutti temi di cui si è parlato a lungo per troppo tempo. Adesso è arrivato il momento di passare all’azione, di uscire dalla logica dei progetti pilota per cambiare le cose in maniera sostanziale. Completare la transizione, come si dice da tempo. Ecco, quel momento non è ancora arrivato, perché l’incertezza blocca qualsiasi iniziativa.

 

In apertura del Summit, Federica Marchionni, CEO di Global Fashion Agenda, ha affermato: "L'unica certezza in questo mondo incerto è il cambiamento climatico. La leadership è necessaria soprattutto nei momenti di avversità. Ora è il momento che la leadership si faccia avanti, affermi la propria visione e agisca con coraggio sulla sostenibilità”.

 

Quello di cui c’è bisogno adesso è innanzitutto concretezza. Mi ha fatto sorridere il Sèbastian Knopp, co-founder di Veja che, intervistato sul palco del Forum, alla giornalista che gli ha chiesto quali sono i valori della sua azienda, ha risposto. “We don’t have value. We try to do well every day”. La formula del noto brand di sneakers è niente pubblicità, nessun investitore esterno, conoscenza e rispetto dei diritti della propria filiera brasiliana. Come dire basta teoria, parliamo di azioni concrete.

 

Parlando di confini che sono sempre meno netti nella moda sostenibile, alla presentazione di Socks, le prima sneakers biocircolari: realizzate interamente con materiali naturali e senza utilizzare chimici dannosi per poter essere compostabili a fine vita. “Made to Fade”, dice il claim. E questa sneakers è realizzata con la tomaia in pelle, con un trattamento a basso impatto con chimici a base naturale che non danneggia il terreno in fase di decomposizione. Federico Brugnoli, CEO di SPIN360 in un panel dedicato alla rigenerazione ha detto “La natura può fornire i next gen material”, come a sottolineare che se puntiamo l’attenzione sulle soluzioni e sulla revisione dei processi, i materiali naturali possono essere altamente innovativi. Nello stesso panel Beth Jensen, Senior Director Climate and Nature Impact di Textile Exchange, ha sottolineato che la circolarità della moda non può fare a meno di integrare anche l’approccio rigenerativo. E infatti proprio Textile Exchange sta concentrando molta della sua attenzione sul tema della rigenerazione nelle fibre naturali.

 

SI è parlato anche della difficile situazione della filiera italiana, puntando il dito anche sul problema delle irregolarità rilevate lungo la filiera. Lo ha fatto la CEO Federica Marchionni nel discorso di apertura del Forum e ne ha parlato anche Luca Sburlati, neo presidente di Confindustria Moda, con un intervento registrato. Ha ricordato l’impegno concreto per isolare le aziende irregolari e l’importanza del Protocollo sottoscritto a Milano, prestando però attenzione a cercare di evitare un “caso Italia”, che potrebbe mettere in difficoltà tutte quelle imprese che ogni giorno operano in maniera corretta. Le generalizzazioni sono il più grande pericolo in questa fase così delicata per la manifattura italiana: Sburlati ha ricordato che il 99% delle imprese italiane operano nella regolarità. Non so se questa sia la percentuale corretta, ma è importante evitare che si crei l’impressione che l’intera filiera ha un problema di legalità.

 

La filiera produttiva della moda ha piuttosto un problema di reddività, non solo in Italia, ma ovunque. Se ne è parlato poco, anche se è stata la testimonianza Kalpona Akter, Executive Director del Bangladesh Centre for Worker Solidarity a ricordarci che “the discussions are often not worker center”: il cambiamento climatico ha un impatto fortissimo sulla filiera produttiva, con le temperature in continuo aumento. Ha condiviso la sua preoccupazione per la situazione politica in Bangladesh: stipendi ancora troppo bassi, condizioni di vita molto dure e una campagna elettorale in corso, che potrebbe concludersi con nuovi disordini. Quando il lavoro non è dignitoso, si creano le condizioni per l’instabilità politica: l’industria della moda dovrebbe fare una riflessione su questo punto.

 

Spazio alle innovazioni

 

All’interno del Global Fashion Forum, c’era uno spazio era dedicato alle innovazioni selezionate per il TrailBlazer Program, con start selezionate da un team di esperti.

 

Refiberd, finalista nella categoria "Closed Loop Pathways", utilizza l'imaging iperspettrale e l'intelligenza artificiale per identificare con precisione la composizione dei materiali tessili, aprendo la strada ad applicazioni innovative nel riciclo tessile, nell'autenticazione della rivendita e nella tracciabilità. Questa start up è già stata selezionata da H&M Foundation e ha vinto l’Ebay Circular Fashion Fund.

 

Sono rimasta molto colpita da Matereal, una start up che ha realizzato Polaris™, un'alternativa al poliuretano decarbonizzato e non isocianato. I polimeri Polaris™ sono significativamente meno tossici del poliuretano convenzionale e fino al 100% di origine biologica. La prima linea di prodotti Polaris™ si presenta sotto forma di chip termoplastici per applicazioni tessili e calzaturiere. Il team Matereal vanta una profonda esperienza nell'applicazione di questi chip come rivestimenti, film, laminati e tramite stampaggio a iniezione. Matereal collabora inoltre con aziende leader che desiderano creare formulazioni Polaris™ personalizzate tramite la piattaforma Matereal™ AI. Questa piattaforma combina la chimica innovativa e l'intelligenza artificiale di Matereal per personalizzare le soluzioni Polaris™ in base alle esigenze della filiera e all'impatto ambientale.

 

FIBRE52™ è un sistema brevettato di candeggio e tintura a bassa temperatura con cera che sostituisce i vecchi metodi di preparazione per cotone e altri tessuti cellulosici. Questa esclusiva soluzione drop-in funziona con i macchinari esistenti, utilizzando prodotti ecocompatibili al posto di sostanze chimiche aggressive come la soda caustica. Queste sostanze chimiche consentono tempi di processo più rapidi e riduzioni significative del consumo di acqua ed energia, mantenendo al contempo la naturale resistenza e morbidezza del cotone. Il sistema di candeggio, lavaggio e tintura FIBRE52™ aiuta i produttori a ottenere tutte le tonalità, incluso il bianco.

 

L’italiana MUST HAD ha presentato la sua piattaforma per la gestione dei materiali pre-consumo e del post industrial textile waste. La piattaforma Musthad consente ai marchi di: digitalizzare, centralizzare ed elaborare tutti i dati sugli scarti in un'unica piattaforma, con la possibilità di identificare e attivare immediatamente le migliori soluzioni di riutilizzo o riciclo, grazie all’intelligenza artificiale. La piattaforma permette di tracciare tutte le fasi tra l’immissione dello scarto nel mercato alla realizzazione del nuovo materiale, evidenziando i principali risparmi (CO₂, €, kg).

 

La legislazione e'una barriera o un ponte?

 

Cosa dobbiamo aspettarsi dalle nuove normative in corso di approvazione? Penso che la discussione sia ancora aperta, su tutte le tematiche di maggiore interesse: Digital Product Passport, Eco-Design, EPR, Direttiva sui rifiuti, regolamento etichettatura. Il decreto omnibus e la volontà di semplificare l’applicazione delle norme ha mescolato le carte, certamente. Ma a rendere le cose ancora più complicate c’è il fatto che queste norme hanno un contenuto tecnico importante ed è molto difficile prendere in considerazione tutte le variabili. Una normativa troppo vaga potrebbe essere inefficace, ma una troppo particolareggiata potrebbe diventare un ostacolo. Quindi la fase di ascolto è ancora in corso, su tutti i temi che vi ho elencato.

 

La Commissaria Europea per l’ambiente Jessika Roswall ha fatto uno speach dedicato alla normativa sulla circolarità in evoluzione, ma è rimasta molto generica, ha parlato solo di principi generali. Ha però sottolineato una cosa importante: la legislazione non è una barriera, è un ponte, che permette di connettersi con comportamenti e soggetti che hanno in comune valori e progetti. Un intervento legislativo misurato e corretto può dare la possibilità a chi opera nell’industria della moda in maniera etica, di vedere riconosciuto il proprio impegno e dare nuovo valore al proprio business. Ricordiamoci che l’industria della moda per decenni è stata poco regolamentata, ma questo ha creato le conseguenze che adesso sono sotto i nostri occhi e che stiamo cercando di rimediare. Questo è un tema che mi è mancato in questa edizione del Forum: parlare di “mitigation and remediation”, due termini che ormai sono al centro di tutta la normativa sulla sostenibilità e che fortunatamente pongono una nuova responsabilità sulle spalle dell’industria.

 

La fiera del riciclo a bruxelles

 

Negli stessi giorni del Global Fashion Forum di Copenaghen si è svolta a Bruxelles la prima fiera del riciclo tessile, che ha registrato un numero record di presenze. Per molti brand è stato necessario fare una scelta tra i due eventi. A Bruxelles circa un centinaio di espositori hanno presentato le loro innovazioni per riciclo tessile: un’occasione per conoscere da vicino le innovazioni del settore e le soluzioni applicabili. Adesso però è arrivato il momento di passare all’azione!

 

E via con il caffè. Buon weekend!

 

Silvia Gambi

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