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Rassegna del 18 aprile 2019
    

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L’organico? Una miniera di biometano


L’organico? Una miniera di biometano

L’esperimento Cnr che sviluppa il “riciclo perfetto”, una tecnologia unica in Europa trasforma i rifiuti organici separati della differenziata in biogas per mobilità e riscaldamento e anidride carbonica per usi industriali.

Esiste il riciclo perfetto. Ed è rigorosamente made in Italy. Il cerchio si apre con la lavorazione dei rifiuti organici, si sviluppa con la produzione di metano per il riscaldamento domestico, e si chiude con il riutilizzo di CO2 in forma pura per uso industriale e alimentare. Senza scarti e in un unico processo. Il tutto grazie a uno studio che – ormai da dieci anni - unisce i due estremi della Penisola: Rende (Cosenza), sede dell’Istituto per la tecnologia delle membrane del Cnr-Itm, e Montello (Bergamo), dove questa tecnologia è stata applicata in un impianto unico nel suo genere in Europa.

La collaborazione tra il Consiglio Nazionale delle Ricerche e l’azienda lombarda Tecno Project Industriale era partita nel 2009 con il solo obiettivo di rimuovere l’anidride carbonica per migliorare la qualità del biogas come combustibile. Un successivo progetto ha portato alla costruzione di un sito industriale pilota, fino alla realizzazione dell’impianto studiato anche dal periodico Energy & Environmental Science

«Il biogas – ci spiega John Jansen, responsabile del gruppo di ricerca – viene utilizzato per il riscaldamento o per produrre energia elettrica, e contiene principalmente metano e un quantitativo di CO2 che si aggira intorno al 35%». Anidride carbonica che, nel tradizionale processo di lavorazione dei rifiuti organici, veniva rilasciata in atmosfera. Ora la grande novità è che «la CO2 viene interamente recuperata ad un elevato livello di purezza tale da poter essere utilizzata anche nel comparto alimentare».

Per la prima volta nel Vecchio Continente questo duplice obiettivo si ottiene con un unico processo su scala industriale. Dopo la conversione dei rifiuti organici in biogas, questo gas viene purificato attraverso membrane che operano come dei filtri a livello molecolare; strumenti talmente efficaci da riuscire a separare le particelle di anidride carbonica e quelle di metano, e a purificare entrambi i gas per un successivo utilizzo.

Nell’impianto di Montello dove è stata eseguita la sperimentazione vengono prodotti 3.000 metri cubi di metano all’ora, sufficienti a coprire il fabbisogno di oltre 20 mila famiglie per il riscaldamento domestico. Al contempo, le 7.000 tonnellate di CO2 generate ogni anno – che equivalgono alla quantità catturata da un bosco di oltre 1000 ettari - sono recuperate e assumono un importante valore commerciale, quantificabile in circa 175 mila euro. Da scarto pericoloso per la nostra salute, l’anidride carbonica si può insomma trasformare in una preziosa risorsa economica.

«L’anidride carbonica - spiega Elisa Esposito, del gruppo di ricerca del Cnr-Itm - viene impiegata per la produzione di acqua frizzante e di bevande gassate. Oppure per il surgelamento e l’imballaggio di alimenti in atmosfera controllata, dove inibisce la crescita di batteri, riducendo così l’uso di conservanti». Un altro vantaggio di questa tecnologia è la sua replicabilità: «Può essere applicata a tutti i rifiuti organici, non solo domestici ma anche a quelli provenienti da agricoltura, allevamenti e industrie alimentari, per produrre ancora più energia rinnovabile e ridurre ulteriormente l’emissione di gas serra».

Il processo ha forti margini di sviluppo, se si considera che l’organico con 6,6 milioni di tonnellate raccolte rappresenta il 40,3% dei rifiuti urbani che entrano nel circuito della differenziata. E nel prossimo futuro se ne raccoglierà sempre di più: nell’ultimo anno abbiamo recuperato 108 chili per abitante, ma l’obiettivo europeo al 2025 è di 150 chili. E il Pacchetto sull’Economia Circolare dell’Ue ha imposto come obbligatoria entro il 2023 la raccolta differenziata di umido e verde. «L’applicazione di questa tecnologia – sostengono i ricercatori - potrebbe fornire un notevole contributo nella lotta contro i cambiamenti climatici e per un’economia più sostenibile». Lo sconfinato universo dei rifiuti organici, in effetti, sembra il banco di prova ideale per testare la tecnologia del riciclo perfetto su larga scala.

In foto: Il sistema usato nello stabilimento Tpidi Bergamo per purificare il biometano e produrre la CO2 da destinare all’industria.

 

Fonte: La Stampa, 15 aprile 2019




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