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Nella stanza del silenzio perfetto: ‘Qui senti il fruscio del cervello’
Siamo entrati nella camera anecoica di Ferrara. L’unico segnale di vita arriva dal corpo Ferrara: la porta si chiude e si cade in un silenzio perfetto, in questo grande cubo irto di lance bianche. Il tempo è fermo, una luce bianca cancella le ombre. Non fa freddo e non fa caldo, in fondo potrebbe essere l'aldilà. Rumori? Nessuno, neanche a tendere ben bene le orecchie. Dopo un po' ecco arrivare un ronzio, o un sibilo, uno zzzzzz impercettibile, ‘è il segno dell'attività cerebrale’, spiegano gli esperti. Significa che in questa assenza di rumore l'unico segnale di vita arriva dal proprio corpo, e perciò la camera anecoica dell'università di Ferrara è per molti un posto magico, soprattutto per chi vive nel frastuono costante delle grandi città, che non si fermano mai e anche di notte respirano al ritmo delle auto, del rombo sotterraneo delle metropolitane. E anche chi vive in montagna, questo silenzio enorme non lo sentirà mai, ci sarà sempre un tuono, il vento, un cip cip, un qualcosa. La stanza dove il silenzio è perfetto: viaggio nella camera anecoica ‘Per noi è soprattutto un laboratorio, ci facciamo ricerca, certificazioni, esperimenti’, dice il professor Patrizio Fausti, uno dei ricercatori che operano in questa struttura, tra le più grandi in Europa, vanto del dipartimento di Ingegneria. Una è in Inghilterra, un'altra negli Stati Uniti. Questa è alta un dieci metri, isolata dal mondo da pareti di cemento armato, strati di feltro, e quei soffici cunei bianchi di poliestere che assorbono ogni suono. Ogni tanto la aprono al pubblico, ‘facciamo mini esperimenti sull'acustica, soprattutto per i bambini. Qualche adulto domanda se ci può stare dentro qualche minuto, per provare l'effetto che fa’. Qualcuno non regge, gli inglesi hanno dimostrato che un non tecnico non sopporta più di 15 minuti in questi ambienti. La camera anecoica, che significa senza eco, piace a tanti profani, infatti al "porte aperte" dell'università ci sono le code fuori. Piace molto anche allo chef Bottura, che qui dentro per il New York Times ci ha cucinato la sua lasagna tricolore remixed, tra i microfoni e i clic del timer, il rumore dell'acqua che bolle. "Questo posto ha anche un fascino, è indubbio", dice Roberto Tovo, direttore del dipartimento. "Ma ci conoscono bene molte aziende con cui collaboriamo, perché qui oltre alla ricerca pura facciamo anche quella industriale ". La Maserati, ad esempio, ci ha portato un'auto intera perché c'era un rumore sgradito nel tubo di scappamento. L'Alfa Romeo, racconta l'ingegner Francesco Pompoli, "voleva ottenere un suono omogeneo e gradevole per i tasti del cruscotto della Giulia Quadrifoglio. Non un effetto plasticoso, ma soffuso, solido. Giorni e giorni, ci abbiamo lavorato su quei tastini da pigiare e analizzare, finché abbiamo trovato le specifiche da mandare ai fornitori". Sempre a proposito di sound quality, Technogym ci ha testato i tapis roulant, per ottenere una gradevole miscela tra fruscio del tappeto, motore, cadenza del passo. Di recente hanno fatto un esperimento su alcuni insetti, per analizzare il ronzio di una specie troppo simile a un'altra, distinguere le frequenze e capire quali sono i nocivi. "È un ambiente ideale, il rumore di fondo è inferiore ai 15 decibel, cioè niente", spiega Fausti. E intanto procede con l'esperimento che meglio spiega la camera anecoica: un palloncino da far scoppiare prima all'esterno, e dopo all'interno, dove lo scoppio si riduce a un "pop", l'onda sonora è stata assorbita. E il giovane architetto Nicolò Zuccherini Martello imbraccia un violino, e poi un sax, "adesso suonerò un nota costante, poi mi girerò verso la parete...", e come si gira il suono cade, la nota si spegne e muore. Andrea Santoni, ingegnere anche lui del gruppo di Acustica, dice che "qui la musica perde l'anima ". Non c'è risonanza, i suoni risultano asciutti, aridi, morti. Un gruppo di danzatori ha chiesto di poterci fare una performance, senza pubblico. L'Accademia di Belle Arti di Bologna ha proposto il progetto "Anatomia del silenzio", nel ricordo di John Cage, che nel 1952 cominciò a studiare il silenzio e provò a entrare nella camera anecoica dell'università di Harvard. Ne uscì stupito: lì dentro aveva comunque sentito due rumori, uno basso e uno acuto. Gli spiegarono che il primo era quello del suo apparato cardiocircolatorio, e l'altro quello nervoso. Quindi, pensò Cage, neanche dentro una struttura simile esiste il silenzio assoluto, ma vallo a spiegare a chi vuole l'emozione di sentirsi solo, senza nemmeno la vibrazione della Terra, giacché il pavimento poggia su molle di gomma, senza il rumore del mondo, là fuori. Fonte: Repubblica.it, 6 maggio
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