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Rassegna del 22 Febbraio 2018
    

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Nuove conquiste e nuove criticità per la mobilità elettrica


Mentre le prime cinque chiatte elettriche si preparano a solcare i mari, l’estrazione di cobalto si rivela un’emergenza sociale le cui responsabilità sono internazionali.

Fino a pochi anni fa, la mobilità elettrica appariva come qualcosa di molto lontano nel tempo. Oggi, si susseguono le notizie che la fanno apparire sempre più vicina e sempre più pronta a diffondersi in modo capillare. Mentre le case automobilistiche investono con crescente decisione nella ricerca e nello sviluppo di modelli auto elettriche e mentre si diffondono in Italia le iniziative volte alla sensibilizzazione, c’è anche chi punta più in alto: arrivando a ipotizzare non solo veicoli stradali, ma anche veicoli di diverso tipo e di diversa portata.

Le prime cinque chiatte per il trasporto di container marittimi completamente elettriche si preparano a salpare le acque la prossima estate, collegando i porti di Amsterdam, Rotterdam e Anversa. La chiatta, progettata con dimensioni sufficientemente ristrette da passare sotto ai ponti dei canali del Belgio e dei Paesi Bassi, permetterà di abbattere le emissioni inquinanti e legate al trasporto tra le due Nazioni.

Già soprannominate “Le Tesla dei Canali”, le imbarcazioni potranno viaggiare senza necessità di crew a bordo. Ad agosto, le cinque chiatte lunghe 52 metri e larghe 6.7 metri effettueranno il loro primo viaggio: potranno trasportare fino a 24 container per un totale di 425 tonnellate. La batteria consentirà loro di avere fino a 15 ore di autonomia.

L’obiettivo principale è quello di ridurre il traffico su strada e ci si aspetta un calo importante: come conseguenza diretta, verranno rimossi dalle strade circa 23mila camion. Ciò si tradurrà in una riduzione della CO2 emessa annualmente di circa 18.000 tonnellate. Immaginare un mercato di mezzi marittimi ibridi più ad ampio spettro è possibile, anche se attualmente esistono ancora molte sfide da vincere.

Le criticità non riguardano soltanto i grandi mezzi: ad oggi, nemmeno le auto elettriche possono essere considerate completamente sostenibili. Da una parte si pone il problema dello smaltimento, dall’altra quello ancor più pressante della sostenibilità sociale: per la produzione delle batterie, infatti, è necessario ricorrere al cobalto, il 60% del quale proviene dal Congo.

Il Congo, proprio in questi giorni, ha manifestato la propria intenzione di rinegoziare i contratti con i partner stranieri e alzare i prezzi delle concessioni. Queste scelte potrebbero incidere, oggi come in futuro, sui prezzi delle batterie e, di conseguenza, dei veicoli elettrici. C’è inoltre un costo ancora più alto, che in molti stanno già pagando: un recente reportage del Washington Post ha dato risalto al problema delle condizioni di lavoro delle persone che lavorano nelle miniere di cobalto: si stima che siano circa 100.000 le persone che scavano con strumenti rudimentali, senza supervisione e misure di sicurezza, esposti a problemi respiratori e al rischio di generare figli con malformazioni.

Tra questi, come denuncia Amnesty International, vi sono migliaia di bambini a partire dai 7 anni, esposti quotidianamente ai metalli e al lavoro in miniera per pochi dollari al giorno, per turni di lavoro che possono arrivare a coprire 12 ore. La mobilità elettrica deve essere sostenibile davvero, non soltanto spostare il proprio impatto a migliaia di chilometri di distanza: solo così potrà avere un futuro.

 

Fonte: non solo ambiente, 21 febbraio 2018




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