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Rifiuti tessili urbani: i cassonetti sono pieni e le aziende in difficoltà - di Silvia Massimino


Rifiuti tessili urbani: i cassonetti sono pieni e le aziende in difficoltà - di Silvia Massimino

Conau lancia un grido d’allarme. Il lockdown ha bloccato il settore della raccolta differenziata dei rifiuti tessili urbani. Servono misure da parte delle istituzioni per far ripartire le attività collegate e salvare posti di lavoro

L’emergenza Covid-19 non ha risparmiato nemmeno il settore della raccolta differenziata dei rifiuti tessili urbani. I mercati di sbocco di questi rifiuti sono fermi da oltre due mesi creando problemi per le imprese del settore sia finanziari sia di stoccaggio.

Il presidente Conau (Associazione Nazionale Abiti Usati aderente a Fise Unicircular), Andrea Fluttero, ha inviato una lettera al ministro dell’ambiente e ai presidenti delle commissioni parlamentari ambiente di Camera e Senato in cui si chiedono misure urgenti e una moratoria di 12 mesi sul pagamento delle royalty ai comuni.

“Oggi, con il fermo dei mercati di sbocco causato dalla pandemia, le cooperative sociali (poco capitalizzate) che effettuano le raccolte sono a rischio sopravvivenza – evidenzia Fluttero che aggiunge – A una situazione già di per sé critica si aggiunge la previsione, all’auspicabile ripresa dei mercati, di un crollo verticale dei prezzi di vendita del materiale raccolto. Allo scopo di salvare le tante piccole realtà esistenti e i relativi posti di lavoro e di non distruggere un tassello del sistema che diventerà strategico dal 1° gennaio 2022 con l’obbligatorietà della raccolta differenziata (come previsto dal Pacchetto per l’economia circolare e dal relativo schema di decreto legislativo di recepimento), chiediamo un incontro immediato per valutare le misure urgenti a sostegno del settore: in primis una moratoria di 12 mesi sul pagamento delle royalty alle pubbliche amministrazioni“.

Il mercato del riciclo dei rifiuti tessili in Italia

Un rapporto realizzato da Unicircular segnala un tasso di riutilizzo tra il 65% e il 68% dei rifiuti tessili urbani in Italia, valore in linea a quello di altre fonti internazionali, che si posizionano nell’intervallo 60-70%.

Quando però si parla di riutilizzo, si deve intendere la procedura di avvio al riutilizzo, dal momento che questo flusso di materiali, sia in Italia che nei paesi in cui il materiale viene inviato, prima di ottenere il massimo di riuso deve essere rilavorato; la restante parte è quindi avviata a riciclo sotto forma di pezzame industriale e di sfilacciature.

Il recupero di questi rifiuti urbani è molto importante perché consente ogni anno di sottrarre alla discarica e alla termovalorizzazione oltre 130.000 tonnellate di rifiuti tessili, che vengono recuperati e destinati al riuso o al riciclo.

Le raccolte sono svolte in gran parte da cooperative sociali che hanno creato numerosi posti di lavoro. I mercati di sbocco sono aziende italiane, tunisine e dell’Europa dell’Est che attuano una selezione successiva e procedono alla commercializzazione. Dal ricavo le aziende pagano ai comuni delle royalty.

Smaltimento dei rifiuti tessili

In Italia, scrive Unicircular “l’attività di raccolta differenziata della frazione tessile dei rifiuti urbani (abbigliamento, scarpe e accessori usati Cer 200110 e 200111), viene svolta in forma permanente ma non obbligatoria sui territori comunali.

Per migliorare e rendere più omogeneo lo svolgimento di questo servizio, tra Anci, l’associazione dei comuni, e Conau, che rappresenta il mondo delle imprese e delle cooperative che si occupano della raccolta differenziata, della commercializzazione e della lavorazione dei rifiuti tessili, è stato siglato un accordo che definisce standard minimi.

La raccolta viene svolta con periodicità programmata utilizzando contenitori posizionati su suolo pubblico e presso le isole ecologiche. Si riscontra saltuariamente la presenza di raccolte mirate effettuate in occasione di manifestazioni o presso enti religiosi.

Il trasporto del materiale raccolto, classificato come rifiuto, deve essere effettuato da operatori autorizzati e in possesso dell’iscrizione all’Albo gestori ambientali, in grado di emettere regolare formulario qualora siano trasportatori nazionali, al fine di garantire la piena tracciabilità dei flussi di rifiuto“.

La gestione del fine vita dei rifiuti tessili

Dopo la loro raccolta e una prima fase di deposito temporaneo, i rifiuti tessili possono essere inviati presso gli impianti di trattamento dove vengono effettuate lavorazioni di selezione, che si compongono di queste fasi:

  • riutilizzo di indumenti, scarpe e accessori di abbigliamento, per reimmetterli nei cicli di consumo (circa il 68% del totale) 
  • riciclo per ottenere pezzame industriale o materie prime seconde per l’industria tessile – imbottiture, materiali fonoassorbenti (circa il 29% del totale) 
  • smaltimento (il restante 3%) 

I rifiuti tessili più ingombranti – materassi, moquette, tappeti – non entrano in questo circolo virtuoso di rilavorazione e, anche quando sono raccolti, vengono per lo più avviati allo smaltimento.




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