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Smart working, quanti benefici per l'ambiente - di Giacomo Talignani


Smart working, quanti benefici per l'ambiente - di Giacomo Talignani

Meno auto in giro e quindi meno emissioni nocive. Mano energia consumata. Meno plastica. Sono alcuni degli effetti positivi del ricorso al lavoro agile. E, secondo uno studio, potrebbe farvi ricorso il 24 per cento della forza lavoro in Italia

Se in questi mesi siete rimasti a lavorare da casa durante il lockdown forse avrete avuto anche voi la sensazione di inquinare un po' meno. Nessuna automobile o mezzo che produce emissioni climalteranti da prendere per recarsi al lavoro, un consumo ridotto di energia rispetto a quella solitamente fruita in ufficio, un utilizzo minore perfino di monouso come i bicchierini i plastica per il caffè. Lo smart working, nuova formula di lavoro agile da casa che già coinvolge 2 milioni di italiani (ma forse sono diventati molti di più), porta infatti benefici significativi all'ambiente semplicemente restando fermi. Lo fa in termini di risparmio energetico, traffico, riducendo l'inquinamento dell'aria, ma anche quello acustico. 


Enea, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, in uno studio che coinvolge 29 pubbliche amministrazioni e 5.500 lavoratori, ha calcolato per esempio che lo smart working è in grado di ridurre la mobilità quotidiana di circa un'ora e mezza in media a persona, per un totale di 46 milioni di chilometri evitati, pari a un risparmio di 4 milioni di euro di mancato acquisto di carburante. In termini di emissioni, si parla di un taglio di  8000 tonnellate di CO2, 1,75 tonnellate di PM10 e 17,9 tonnellate di ossidi di azoto.
 
Prima del lockdown, lo studio "Added Value of Flexible Working"  realizzato da Development Economics, calcolava che a livello mondiale il lavoro agile è in grado di ridurre i livelli di anidride carbonica di 214 milioni di tonnellate l'anno entro il 2030, pari alla stessa quantità di CO2  che verrebbe sottratta dall'atmosfera da 5,5 miliardi di alberi.

I risparmi economici ed energetici, dopo questo periodo forzato legato all'epidemia, stanno già convincendo sempre più aziende a favorire lo smart working. Secondo uno studio condotto dall'economista  Tito Boeri  circa il 24% della forza lavoro nazionale può essere potenzialmente impiegata nel lavoro agile. Durante la pandemia, il 45% delle grandi imprese italiane ha inoltre consentito ai propri dipendenti di utilizzare lo smart working. Altre analisi, come  "Smart working: work flexibilty without constraint" delle economiste  Marta Angelici  e Paola Profeta, ci raccontano inoltre che questa formula è capace di avere impatti positivi sulla gestione famigliare oppure sulla parità di genere. Altre ricerche ancora, per rovescio della medaglia, evidenziano però anche aspetti potenzialmente negativi che vanno dall'impatto psicologico nel lavorare da soli, all'isolamento sino alla mancanza di relazioni.
 
Un panorama di informazioni che ci dice, più in generale, come comunque lo smart working avviato con le giuste "dosi" e su larga scala possa essere in grado di incidere concretamente sull'ambiente e sulla vita delle persone. Per poterlo diffondere e utilizzare servono però le tecnologie, a partire dalla banda larga, che garantiscano a chiunque di lavorare da casa.
Anche per questo, per puntare a uno sviluppo del digitale in Italia, in un piano più ampio che riguarda 1,5 miliardi di dollari di investimenti, Microsoft ha dato il via con alcuni partner a una "Alleanza per lo Smart working" che intende raggiungere 500 mila realtà del Paese nei prossimi tre anni. Un'alleanza che, insieme a quella per la Sostenibilità lanciata per le sfide climatiche, mira a far crescere il lavoro agile e contemporaneamente a far decrescere emissioni e inquinamento.

 




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