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Rassegna del 30 Novembre 2017
    

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Sulla rivista Nature 13 istituti di ricerca analizzano 63 siti archeologici


C’è tanta disuguaglianza economica nell’Italia di oggi quanta nell’Eurasia del Neolitico

«Ha un sacco di effetti sottili e potenzialmente perniciosi sulle società. Non stiamo aiutando noi stessi con livelli così alti di disuguaglianza»

Alcuni studiosi provenienti da 13 diversi istituti di ricerca, capitanati da Tim Kohler della Washington State University, hanno pubblicato su Nature i risultati del loro lavoro condotto su 63 siti archeologici – Pompei compresa – per indagare i livelli della disuguaglianza economica vigenti nella preistoria dell’umanità. E i risultati sono stati per certi versi sorprendenti.

Non è facile raccogliere informazioni sulla disuguaglianza all’interno di un numero così eterogeneo di siti, sparsi tra Eurasia, Meso e Nordamerica, in un’era dove le statistiche semplicemente non esistevano. I ricercatori hanno cercato di aggirare il problema utilizzando come proxy la dimensione delle case: maggiore è la disuguaglianza economica all’interno di una società, più grandi – questo è l’assunto – sono le differenze nella grandezza delle abitazioni. Utilizzando questo metro d’indagine, i ricercatori hanno scoperto un indice di Gini nelle comunità di cacciatori-raccoglitori pari a 0,17 (in una società perfettamente uguale l’indice sarebbe 0, in una dove tutte le ricchezze fossero in mano ad un’unica persona, 1), a rimarcare come un’elevata mobilità renda difficile accumulare ricchezze; l’indice di Gini sale poi a 0,27 nelle società agricole per incrementare ancora a 0,35 in quelle dove l’agricoltura era praticata su larga scala. Un crescendo che in America si arresta, mentre in Eurasia arriva a toccare 0,59: un livello praticamente uguale a quello oggi vigente in Italia, dove l’Allianz global wealth report stima un indice di Gini pari a 0,58. Millenni di evoluzione non ci hanno allontanato poi molto da quel valore.

E oggi più di ieri «la disuguaglianza ha un sacco di effetti sottili e potenzialmente perniciosi sulle società – spiega Kohler – Le persone devono essere consapevoli che la disuguaglianza può avere effetti deleteri sui risultati sanitari, sulla mobilità sociale, sul grado di fiducia all’interno della comunità, sulla solidarietà. Non stiamo aiutando noi stessi con livelli così alti di disuguaglianza».

I ricercatori hanno inoltre mostrato come nel mondo antico i livelli di disuguaglianza fossero sensibilmente più alti in Eurasia rispetto all’America, una distanza che trova i principali fattori di divergenza nella tecnologia (in Eurasia con l’Età del bronzo arrivò un’élite guerriera, dunque conquiste, ricchezze e disuguaglianze) e alla disponibilità di animali da tiro da poter addomesticare, non presenti in America; imbrigliare questi animali permise un’agricoltura più intensiva ed estesa, a detrimento dei piccoli agricoltori. E quando la disuguaglianza finalmente crollava, a salire era però la violenza.

La storia insegna: Kohler ha analizzato quattro diversi periodi di crescente disuguaglianza nel popolo dei nativi americani Pueblo, tutti sfociati in un aumento della violenza. È stato questo il prezzo per ottenere maggiore uguaglianza, portando però alla fine al completo spopolamento di quello che oggi è diventata un’area protetta e un sito patrimonio dell’umanità Unesco, il Parco nazionale di Mesa Verde.

Come documentano anche altri studi – Bocconi compresa – rapidi e drastici crolli nei livelli di disuguaglianza sono infatti storicamente legati a guerre o pestilenze.

L’umanità è dunque condannata a ripetersi, convivendo con livelli sempre più alti di disuguaglianza fino a che una rivoluzione violenta non si sollevi a spazzare via la minoranza sfacciatamente privilegiata? Non è detto: oggi, a differenza del Neolitico, abbiamo a disposizione gli strumenti scientifici per capire dove la disuguaglianza ci sta portando, e gli strumenti storici per imparare dal passato. Oggi la disuguaglianza è una scelta essenzialmente politica, come chiarito (tra gli altri) dal premio Nobel per l’economia Joseph Stiglitz. Sta a tutti noi fare pressioni politiche sulle classi dirigenti affinché la disuguaglianza economica cali, e il benessere salga per tutti. L’alternativa è solo la (sanguinosa) rivoluzione.

Fonte: Greenreport.it, 17 Novembre 2017




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