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ISSUE 320

Il pescatore che salva i fondali con le sculture di marmo

metronews.it

Il pescatore che salva i fondali con le sculture di marmo

GROSSETO Una storia esemplare: un  uomo solo che diventa per necessità e passione paladino del mare. Un racconto che richiama alla memoria “Il vecchio e il mare” di Hemingway, ma dove il pescatore è costretto suo malgrado a trasformarsi in un supereroe che deve combattere i cattivi, coloro che con il loro comportamento sconsiderato hanno compromesso la salute dei fondali marini. Si intitola “La casa dei pesci- Storia di Paolo il pescatore” (Palombi Editori, euro 15) , il libro scritto dalla giornalista  Ilaria De Bernardis e da Marco Santarelli, uscito da pochi giorni, che vuole fare conoscere a tutti la battaglia di Paolo Fanciulli, pescatore artigianale di Talamone, contro la pesca a strascico illegale sotto costa che distrugge i fondali e ha svuotato il mare dai pesci e dalla vegetazione. Metro ha incontrato l’autrice Ilaria De Bernardis per farsi raccontare come è nata l’idea del libro. 

 

Come ha incontrato Paolo?

 

«Da tre anni andavamo in vacanza a Talamone  e lì abbiamo conosciuto Paolo Fanciulli, una persona straordinaria, che con il suo carisma  ha condotto una lotta contro i moderni  predatori del mare. Raccogliendo reti sempre più vuote di pesci e piene di plastica, negli anni ‘80 Paolo ha avviato una guerra contro i pescherecci di frodo rischiando la vita, subendo minacce e soprusi fino all’essere bandito dalle aste del pesce.  Ha scelto  di diventare  divulgatore della cultura del mare, sostenendo ante litteram l’importanza della pesca sostenibile, che ha rispetto del mare e dei suoi abitanti, e diffondendo coscienza ambientale con il Pescaturismo».

 

A che punto è la battaglia?

 

«Dal 2006  Paolo ha avuto l’idea di compensare le perdite dovute alla mancanza di pesce con l’ittiturismo, consentendo agli ospiti di mangiare il pesce appena pescato e raccontando ai turisti la sua esperienza ha fatto conoscere la battaglia ambientale in tutto il mondo.  È finito infatti sui principali quotidiani.  Ma non si è fermato: ha continuato la sua lotta con il cemento portato sul fondale marino per impedire la pesca illegale. Poi  ha ideato un progetto, La Casa dei Pesci, un museo sottomarino dove statue in marmo sono sentinelle e guardiane dei fondali, dove ai pesci è concesso di riprodursi in sicurezza e alla prateria di Posidonia, polmone del mare e del Pianeta, di proliferare».

 

Sculture di marmo per salvare l’ecosistema?

 

«Sì. Paolo ha deciso di utilizzare l’arte per salvaguardare la natura. Il suo progetto ha  conquistato il famoso scultore Franco Barattini,  che ha donato alla casa dei pesci 100 blocchi di marmo di Carrara. Ad oggi ben 39 artisti di fama mondiale hanno aderito al progetto e hanno scolpito i blocchi.  Da Emily Young, la principale scultrice britannica vivente, al romano Massimo Catalani, da Giorgio Butini a Massimo Lippi e tanti altri. Le opere d’arte posate sul fondale marino sotto costa impediscono il passaggio delle reti a strascico e bloccano la pesca illegale. Ma posizionarle in fondo al mare costa molto, oltre 5 mila euro a blocco. A La Casa dei Pesci va ogni guadagno ricavato dalla vendita del libro». 

 

Cosa dimostra questa storia?

 

«Che il mare si può salvare e che l’ambientalismo non è solo un capriccio dei ricchi». 
Sembra la sceneggiatura perfetta per una serie tv.
«Ci piacerebbe molto farne un film o una serie, anche perché ci sono episodi che Paolo ha vissuto che sembrano davvero da film poliziesco». 

 

Valeria Bobbi

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