La Newsletter di ESO
ISSUE 321

Il contributo degli organi consultivi nazionali alla politica climatica europea

Organismi consultivi indipendenti possono rafforzare il ruolo della scienza nelle politiche climatiche dei vari paesi

arpat.toscana.it

Il contributo degli organi consultivi nazionali alla politica climatica europea

La lotta al cambiamento climatico rappresenta una sfida senza precedenti per i governi di tutti gli stati, che devono a tal scopo conciliare le azioni di mitigazione a breve termine con gli obiettivi a lungo termine, monitorando i loro progressi nel tentativo di rimanere sulla buona strada.

 

Per essere efficaci, le decisioni politiche non dovrebbero solo basarsi sulle migliori conoscenze scientifiche, ma anche consentire la partecipazione del pubblico e delle parti interessate. Ecco che, per raggiungere i propri obiettivi climatici, molti paesi si sono rivolti a due innovazioni politiche concrete:

 

  • le leggi quadro sul clima, che formalizzano i processi governativi, assegnando anche responsabilità a istituzioni nuove o esistenti,

  • gli organismi consultivi nazionali, che ampliano la portata della consultazione delle parti interessate e, soprattutto nel caso di consigli scientifici indipendenti, inseriscono nella formulazione delle politiche input basati su studi e ricerche.

 

Nonostante gli impegni comuni, a livello europeo e non solo, i paesi europei gestiscono la propria azione politica sul clima e coinvolgono ed integrano le competenze scientifiche in modi significativamente diversi, che possono essere classificati in tre categorie, in base al loro livello di robustezza. L'Italia, come è possibile vedere nell'immagine a seguire, rientra nella categoria di base, dove cioè la governance è definita in gran parte da impegni climatici di livello superiore, non vi è un organismo altro rispetto al ministero dedicato e non vi è alcun monitoraggio nazionale diverso dai requisiti europei ed internazionali.

 

Molti Paesi hanno recentemente cambiato o stanno pensando di perfezionare ulteriormente i loro sistemi di governance, principalmente attraverso l'adozione (o la revisione) di leggi quadro sul clima, ad es. Ungheria e Lussemburgo, Irlanda, Spagna e Portogallo.

 

Quasi ogni Paese europeo ha almeno un organismo consultivo nazionale sul clima, alcuni ne hanno più d'uno. Circa la metà di questi organismi è dedicato specificamente al clima, mentre l'altra metà ha un focus più ampio su ambiente e sviluppo sostenibile (vedi immagine a seguire). Ne sono un esempio, pur con le loro differenze, il Consiglio danese sui cambiamenti climatici, il Comitato del Regno Unito sui cambiamenti climatici, l'Alto Consiglio francese per il clima. Tutti questi organismi possono essere raggruppati in quattro categorie, in base alla loro composizione e ai collegamenti con il governo; l'Italia è presente nella quarta tipologia con il Consiglio Nazionale della Green Economy:

 

  1. consigli scientifici indipendenti;

  2. organi di consulenza scientifica interni;

  3. piattaforme di coinvolgimento degli stakeholder;

  4. tavole rotonde delle parti interessate e/o interministeriali. 

 

I consigli scientifici indipendenti, presenti in 10 Paesi, sono specificamente istituiti per fornire prove e conoscenze scientifiche in materia di cambiamenti climatici. Il lavoro di questi consigli, composti per la maggior parte da ricercatori a tempo pieno, è condotto al di fuori del governo e visto come completamente autonomo, per questo sono considerati dalla società civile come monitor credibili dei progressi verso gli obiettivi climatici di un paese. Tali consigli tendono ad essere presenti in paesi che dispongono di sistemi di governance del clima complessivamente più solidi, nella maggior parte dei casi sanciti da leggi quadro generali.

 

In base al loro mandato, i consigli scientifici indipendenti sul clima sembrano svolgere tre funzioni chiave:

 

  • "cani da guardia", che monitorano e valutano le politiche,

  • “consulenti", che forniscono orientamenti e raccomandazioni scientifiche,

  • "convocatori", che coinvolgono le parti interessate e/o i privati ​​cittadini nel dibattito sulla politica climatica.

 

L'influenza che un consiglio indipendente per il clima ha sulle decisioni politiche dipende da molti fattori, tra cui la composizione, il mandato, la capacità e la visibilità generali nel dibattito sulla politica climatica. Non tutti i consigli sul clima hanno il potere o le risorse politiche desiderate. Il livello di finanziamento influenza infatti la capacità operativa e quindi la profondità delle analisi svolte e la capacità di interagire con le parti interessate. Inoltre, il mandato incide sul grado di influenza che i consigli hanno nella formulazione delle politiche, così come la loro efficacia complessiva nel mantenere i governi sulla buona strada.

 

Questi presentati nella notizia sono alcuni dei risultati di uno studio commissionato dall'Agenzia europea per l'ambiente che ha analizzato i diversi contesti nazionali per l'elaborazione di politiche climatiche, il ruolo svolto dagli organi consultivi in ​​questi contesti e la loro influenza sulle decisioni politiche.

 

 

Photo: marinabridger 

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