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ISSUE
327
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Italy for Climate ha realizzato una valutazione del livello di emissioni di gas serra pro-capite, dei consumi di energia pro-capite e della quota di rinnovabili sul consumo di energia nelle diverse Regioni italiane. Per ciascuno di questi indicatori è stato valutato il valore nel 2019 e l’andamento medio nel biennio 2017-2019. Per ciascuno di questi 6 indicatori è stata fatta una graduatoria fra le Regioni che stanno sopra la media nazionale e quelle che stanno sotto tale media. La somma dei punteggi, sopra la media o sotto la media nazionale, ha determinato la classifica generale delle Regioni.
Dato l’indubbio significato dei tre indicatori scelti e la valutazione sia dello stato sia del trend, questa analisi mette a disposizione un quadro significativo del percorso delle Regioni per la decarbonizzazione.
Da questa analisi comparativa – basata sull’elaborazione di dati ufficiali forniti da ISPRA, GSE, ENEA e ISTAT – emerge un gruppo di testa con le migliori performance di decarbonizzazione, costituito dalla Campania, prima, seguita da Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria e Marche.
Un secondo gruppo è composto da Basilicata, Calabria, Molise, Sardegna, Sicilia, Trentino-Alto Adige e Valle d’Aosta che hanno 3 indicatori su 6 migliori della media nazionale e, di seguito, con 2 indicatori su 6 migliori della media nazionale, troviamo Puglia, Emilia Romagna e Piemonte.
In coda a questa classifica, con 5 indicatori su 6 peggiori della media nazionale, troviamo Toscana, Umbria, Lombardia e Veneto che hanno alte emissioni di gas serra, consumi di energia maggiori della media nazionale e in crescita, e che, nel biennio 2017-2019 hanno ridotto la quota dei consumi coperta dalle fonti rinnovabili.
Questa analisi di Italy for climate, oltre alla graduatoria delle Regioni, fornisce anche altre informazioni interessanti. Le emissioni di gas serra pro-capite sono molto differenziate fra le Regioni: dalle 3,3 tCO2eq pro capite della Campania alle 12,2 della Sardegna, con 8 regioni con emissioni pro capite inferiori a 7 tonnellate all’anno, la media nazionale, e 11 sopra tale media.
Metà delle Regioni italiane nel biennio 2017-2019 non ha ridotto affatto le proprie emissioni, e solo due (Lazio e Liguria, -11% e -7%) hanno realizzato tagli annui che, se mantenuti, sarebbero in linea con un percorso di neutralità climatica. L’indicatore dei consumi energetici è quello che mostra la maggiore polarizzazione geografica, con le Regioni settentrionali, con l’eccezione della Liguria, caratterizzate dai consumi energetici più elevati, influenzati dal clima, dalla struttura industriale e dei trasporti. Il trend complessivo non è incoraggiante: ben 14 Regioni su venti nel biennio analizzato hanno aumentato i propri consumi energetici.
Per quanto riguarda le fonti rinnovabili, con l’eccezione di un gruppetto di Regioni (Valle d’Aosta, Trentino Alto Adige, Basilicata, Calabria, Molise) con almeno il 40% circa di consumi coperti da rinnovabili, la gran parte delle regioni italiane è molto distante da questo valore che è anche l’obiettivo europeo intermedio al 2030. E soprattutto nell’ultimo biennio solo 6 Regioni hanno aumentato la quota di rinnovabili, mentre tutte le altre le hanno addirittura ridotte.
Questo quadro, così articolato, evidenzia anche quanto sia importante, ai fini di un percorso nazionale efficace verso la neutralità climatica, un coinvolgimento più attivo delle Regioni. Coinvolgimento che richiede due strumenti: un piano nazionale aggiornato per raggiungere i nuovi target europei al 2030 e la neutralità climatica al 2050, concordato con le Regioni e che articoli, in modo coerente e differenziato, gli impegni regionali; una legge per la protezione del clima che renda vincolanti e stabili per tutti questi target e le misure di base per raggiungerli, acquisendo i risultati delle misure finanziate e previste dal PNRR e integrando quelle mancanti.
Edo Ronchi
Photo: alyoshine
Rassegna del 14 Ottobre, 2021 |
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