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ISSUE 329

Cop 26, stop ai finanziamenti alle fossili entro il 2022: anche l’Italia firma l’accordo

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Cop 26, stop ai finanziamenti alle fossili entro il 2022: anche l’Italia firma l’accordo

Ventiquattro i soggetti, tra Stati e istituzioni, che nel corso dei lavori della Cop 26 di Glasgow hanno sottoscritto l’impegno a interrompere gli investimenti pubblici internazionali in progetti per l’estrazione e la produzione di combustibili fossili entro la fine del prossimo anno. Quaranta Paesi annunciano l’abbandono del carbone tra 2030 e 2040, ma tra questi mancano Stati Uniti e Cina

 

L’Italia è tra i 24 soggetti, tra Stati e istituzioni, che il 4 novembre nel corso dei lavori della Cop 26 di Glasgow ha firmato un accordo che prevede l’interruzione dei finanziamenti pubblici internazionali a progetti per l’estrazione e la produzione di combustibili fossili entro la fine del 2022.

 

“Porremo fine a ogni nuovo sostegno pubblico diretto per il settore energetico delle fonti fossili non abbattute alla fine del 2022, tranne in limitate e chiaramente definite circostanze, che siano coerenti con un limite di riscaldamento di 1,5 gradi e con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi”, si legge nel documento. “Daremo il nostro sostegno prioritario totalmente alla transizione verso l’energia pulita, usando le nostre risorse per migliorare quello che può essere fatto dal settore privato. Questo sostegno deve sforzarsi di ‘non fare danno significativo’ agli obiettivi dell’Accordo di Parigi, alle comunità e agli ambienti locali. Incoraggeremo ulteriormente i governi, le loro agenzie ufficiali di credito all’esportazione e le istituzioni di finanza pubblica a prendere impegni simili alla Cop 27 e oltre”.

 

Occorre specificare che l’accordo fa riferimento “fonti fossili non abbattute” (“unabated fossil fuels”), ovvero a quei combustibili fossili le cui emissioni di gas serra CO2 non sono abbattute attraverso tecnologie di cattura e stoccaggio del carbonio.

 

“L’accordo rappresenta un importante passo in avanti ma lascia purtroppo aperta la porta alla possibilità dei processi di cattura e stoccaggio del carbonio”, il monito di Legambiente. “L’opzione di continuare a ricorrere a combustibili fossili con l’abbattimento delle emissioni di gas serra CO2  deve essere esclusa in ogni modo se si intende realmente investire in una transizione energetica in linea con l’obiettivo di tenere le temperature globali entro 1,5°”.

 

In attesa di avere informazioni più dettagliate sulla struttura di questo accordo, sempre il 4 novembre oltre 40 Paesi si sono impegnati ad abbandonare per sempre il carbone. Nel corso dei lavori si è ipotizzato uno stop al 2040 per i Paesi meno sviluppati e al 2030 per gli altri. Il problema è che tra i Paesi che non hanno dichiarato di voler assumere questo impegno mancano Australia, Cina, India e Stati Uniti, ovvero le potenze economiche globali che fanno dello sfruttamento del carbone uno dei principali asset delle proprie strategie energetiche.

 

Londra sarà la prima piazza finanziaria a zero emissioni nette

 

Londra sarà la prima piazza finanziaria a zero emissioni nette. L’annuncio è stato dato ieri, mercoledì 3 novembre nel corso della giornata dei lavori della Cop26 di Glasgow che ha visto al centro la finanza globale, Rishi Sunak, ministro delle Finanze del Regno Unito. Il quale ha sfruttato la scena presentandosi con una valigetta verde a voler simboleggiare la spinta green a cui si apprestano i big della finanza, compresi dunque quelli che fanno affari nella City.

 

In attesa della prova dei fatti, quello del Regno Unito non è stato l’unico importante annuncio della giornata di ieri. A esporsi sono stati in particolare i player del capitale privato che hanno dichiarato l’intenzione di voler investire fino a 130mila miliardi di dollari per arrivare a emissioni zero entro il 2050. C’è stata poi la promessa da parte di venti Paesi, tra cui Stati Uniti e sempre il Regno Unito, di bloccare già dal 2022 gli investimenti verso l’industria dei combustibili fossili all’estero per puntare invece sull’energia verde.

 

Non ha mancato di accodarsi al trend anche il mondo dello sport. Sempre ieri il Comitato olimpico internazionale (Cio), la Federazione internazionale delle associazioni calcistiche (Fifa), Athletics Kenya, Bbc Sport, the Premier League, Formula E, Liga, Juventus, Arsenal e Liverpool hanno presentato un piano in base al quale si impegnano a dimezzare le emissioni di CO2 entro il 2030 e raggiungere l’obiettivo di neutralità carbonica entro il 2040.

 

Per il momento chi continua a battere cassa sono i Paesi più poveri, ovvero quelli su cui ricade ad oggi il peso più grave delle conseguenze della crisi climatica. Dei 100 miliardi che sono loro stati garantiti ogni anno dai grandi del pianeta per far fronte alle catastrofi naturali, ne mancano all’appello circa 20. La migliore sintesi del momento l’ha colta Patricia Espinosa, segretario esecutivo della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici: La conferenza deve riconoscere i significativi passi avanti. Ma dobbiamo vedere anche come passare dagli annunci alla mobilitazione di questi miliardi”. La speranza che i prossimi giorni della Cop 26 che si chiuderà a Glasgow il 12 novembre diranno qualcosa di più in tal senso.

 

 

Photo: Harald Funken

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