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ISSUE 336

Ecologia Pechino 2022, le prime Olimpiadi invernali di sola neve artificiale

focus.it

Ecologia Pechino 2022, le prime Olimpiadi invernali di sola neve artificiale

Le Olimpiadi invernali di Pechino si stanno disputando per la prima volta quasi interamente su neve artificiale: produrla è stato difficile e molto poco ecologico.

Le Olimpiadi invernali 2022, che si tengono a Pechino (Cina) dal 4 al 20 febbraio, sono le prime a disputarsi quasi interamente su neve artificiale, data la scarsità di precipitazioni. L'operazione è stata però tutt'altro che indolore: da anni la Cina ha grossi problemi di approvvigionamento di acqua, e per riuscire ad alimentare i cannoni che hanno imbiancato le piste ha dovuto riempire un fiume in secca svuotando un importante serbatoio idrico della zona, oltre a bloccare l'irrigazione di diversi terreni agricoli e "ricollocare" centinaia di agricoltori con le loro famiglie.

 

Un annoso problema

 

Pechino non è certo il luogo migliore dove ospitare i giochi olimpici invernali: complici i cambiamenti climatici, da anni la regione lotta con una costante carenza di acqua. Luglio e agosto sono gli unici due mesi in cui la pioggia cade copiosa, ma negli ultimi decenni sulla capitale e le montagne vicine fioccano in media appena 6 centimetri di neve in tutta la stagione invernale.

 

Secondo i più recenti dati disponibili, nel 2020 le risorse di acqua dolce annuali per abitante a Pechino erano di circa 117 metri cubi, mentre quelle della provincia dell'Hebei, dove si trova Zhangjiakou, la città che ospiterà alcune delle gare di sci e snowboard, raggiungevano i 197 metri cubi pro capite. Per avere un termine di paragone, basti pensare che ogni cittadino italiano ha a disposizione 3000 metri cubi d'acqua l'anno (dati del 2017), e che le Nazioni Unite considerano che i Paesi con meno di 1000 metri cubi annui a persona soffrano di scarsità d'acqua.

 

Contra natura

 

In barba a ogni logica ambientale, Pechino ha deciso di ospitare le olimpiadi invernali, e per farlo ha dovuto investire milioni di dollari: il compito di innevare le piste è andato all'azienda italiana TechnoAlpin, che ha installato pompe e costruito 65 chilometri di tubi per raccogliere circa un milione di metri cubi di acqua (sufficienti a riempire 400 piscine olimpiche) da trasformare in neve artificiale. Per riunire l'acqua necessaria all'impresa, i cinesi hanno svuotato il serbatoio idrico Baihebao per riempire il fiume Guishui, che scorre vicino all'area olimpica ma da tempo è in secca durante l'inverno.

 

Ma non basta: a Zhangjiakou è stata bloccata l'irrigazione di decine di migliaia di ettari di terreno per conservare l'acqua del sottosuolo, e il governo ha dovuto ricollocare gli agricoltori che vivevano nella zona dove ora si disputano le olimpiadi e sistemarli momentaneamente in condomini.

 

Meglio altrove

 

L'enorme sforzo che sta compiendo la Cina per ospitare i giochi olimpici invernali non fa bene all'ambiente: sebbene la neve artificiale venga recuperata e riutilizzata, una parte viene inevitabilmente persa. Secondo uno studio citato dal New York Times e condotto da due ricercatori svizzeri, il 35% dell'acqua utilizzata per produrre la neve non può essere recuperata perché evapora prima di cristallizzarsi, perché alcuni fiocchi vengono dispersi dal vento e perché alcune goccioline non si cristallizzano del tutto e filtrano nel terreno (in questo caso, però, l'acqua viene recuperata dal suolo). «Costruire un complesso sciistico in una zona colpita da siccità non è certo ecologico», conclude Fabian Wolfperger, uno degli autori - ma d'altronde la Cina non è certo famosa per la politica attenta all'ambiente.

 

Chiara Guzzonato

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