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ISSUE 337

Gli otto paradossi dell’acqua potabile nel nostro Paese

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Gli otto paradossi dell’acqua potabile nel nostro Paese

Un’analisi commissionata da The House Ambrosetti mette in rilievo gli otto paradossi legati all’acqua e alla sua gestione nel nostro Paese… ecco di cosa si tratta.

 

Di certo sa che l’acqua bagna, ma poi l’italiano dimostra di avere uno strano rapporto, si può dire paradossale, con l’acqua, in particolare con quella potabile.

 

L’Italia è il secondo Paese della Ue più affamato d’acqua, ma ha il 21% del territorio a rischio desertificazione. Diventa spontaneo domandarsi cosa gli italiani sanno di questa preziosa risorsa e la risposta arriva da una indagine commissionata dalla community Valore Acqua per l’Italia di The European House – Ambrosetti.

 

Realtà che raccoglie 24 dei principali protagonisti della filiera dell’acqua nel nostro Paese, che rappresentano circa la metà della rete idrica e servono, di conseguenza, circa il 50% della popolazione.

 

L’indagine ha raccolto le risposte di un campione rappresentativo, distribuito per aree geografiche, età e genere, facendo emergere dall’analisi otto paradossi, che evidenziano la differenza tra quello che viene percepito e la realtà dei fatti.

 

Gli otto paradossi sull’acqua in Italia

 

Il primo è quello del Nimby (Not in my back yard) del cambiamento climatico. Grandi preoccupazioni per gli italiani sono l’economia e l’occupazione, ma al secondo posto troviamo il cambiamento climatico.

 

Preoccupazione che però non è sentita vicina, il proprio territorio viene percepito come immune da questo problema. Da qui il paradosso: è un problema, ma non per me.

 

Ma, come ha ricordato Luca Mercalli, presidente della Società Metereologica Italiana intervenuto durante la presentazione dei risultati, il cambiamento climatico ci tocca tutti da vicino.

 

Lo dimostra “la siccità invernale 2021-22 che mette in luce ancora una volta come gli estremi climatici possano rapidamente minacciare la disponibilità di acqua anche in territori che normalmente ne sono ricchi: il bacino del Po, dopo oltre due mesi senza precipitazioni è in secca.

 

Fortunatamente abbiamo ancora da giocare la carta delle piogge primaverili, in grado di colmare il deficit idrico, ma un anticiclone come quello che si è installato da dicembre sull’Europa occidentale, qualora si insediasse nei mesi estivi con l’agricoltura in attività, porterebbe temperature oltre i 40°C e uno stress idrico imponente. Prepararsi fin d’ora a un futuro climatico inedito è indispensabile“.

 

Sull’essere preparati ad affrontare il futuro si innestano gli altri sette paradossi. Circa 6 italiani su 10 pensano che la bolletta sia onerosa ma in realtà le tariffe per l’acqua sono tra le più basse d’Europa, con un costo medio di 2,08 euro/m3, mentre nella vicina Francia questo è il doppio (4,08 euro/m3).

 

Il 90% della popolazione non conosce il costo reale – paradosso del costo dell’acqua – e per questo l’86% pensa di pagare molto di più di quanto paga in realtà, circa 1/3 è convinto di spendere il doppio.

 

Nonostante la convinzione di pagare troppo per l’acqua – paradosso della disponibilità a pagare – più della metà della popolazione è disposta a pagare qualche euro in più all’anno (l’83% di questi pagherebbe tra i 5 e gli 11 euro in più) per finanziare interventi destinati a migliorare il servizio così da ridurre l’impatto ambientale, eliminando, per esempio, le perdite di rete, migliorando i sistemi di depurazione e le infrastrutture della rete idrica.

 

L’Italia ha sì uno dei prezzi più bassi dell’acqua in Europa, ma è anche tra i Paesi che investono meno nel settore idrico, 46 euro per abitante, la Francia è a 90, la Germania 92 e il Regno Unito 135 euro.

 

Un aumento di 10 centesimi al metro cubo garantirebbe risorse per 400 milioni di investimenti aggiuntivi, con ricadute in termini ambientali e sociali (circa 3.400 occupati in più nella filiera dell’acqua).

 

Le fasce più vulnerabili della popolazione, inoltre, possono accedere a degli aiuti – paradosso del bonus sconosciuto – ma poche persone sanno che esiste un bonus idrico e la possibilità di rateizzare la bolletta, il 60% ne ignora l’esistenza, mentre le tariffe agevolate sono sconosciute a meno del 40% dei rispondenti.

 

Quando gli italiani aprono il rubinetto pensano di pagare troppo, pensano di essere attenti – paradosso del consumatore attento – ma in realtà non lo sono così tanto. Meglio, ci provano, ma più di 2/3 sottostima il proprio consumo idrico giornaliero e questo fa sì che l’Italia sia un Paese consumatore di acqua, con abitudini errate; per esempio solo uno su tre ha dispositivi per l’ottimizzazione dei consumi domestici.

 

L’Italia è dunque una nazione che consuma molta acqua, ma ne beve poca – paradosso della scarsa fiducia dell’acqua del rubinetto – solo il 29,3% della popolazione beve abitualmente l’acqua del rubinetto che ha livelli di qualità molto alti, è controllata in un modo che sfiora il maniacale e, oggettivamente, costa molto meno dell’acqua imbottigliata.

 

Siamo tra i primi al mondo per il consumo di acqua in bottiglia, ma in 1 metro cubo ci stanno 2.000 bottiglie da mezzo litro e 1costa in medio 2,08 euro. Quante bottiglie da mezzo litro si comprano con questa somma?

 

L’ultimo degli otto è il paradosso di cosa c’è dietro l’acqua del rubinetto. Il 37% degli italiani non conosce il proprio gestore e una percentuale maggiore non ha idea di cosa faccia, ma molti sono disposti a pagare qualcosa in più, come visto, per migliorare la rete idrica.

 

Un ulteriore esempio di questo paradosso sono le case dell’acqua sorte in molti comuni italiani, frequentate da chi non consuma abitualmente acqua dal rubinetto, ma si approvvigiona in queste strutture, pur essendo la stessa acqua che ha a casa.

 

Questa indagine dimostra come sia necessaria una maggiore educazione sull’utilizzo dell’acqua, perché come funziona la filiera è cosa poco conosciuta e questo porta a inutili sprechi di una risorsa finita.

 

Dall’altra parte sarebbero necessari interventi infrastrutturali per migliorare l’efficienza della rete idrica e realizzare nuove infrastrutture che permettano di utilizzare l’acqua proveniente dai depuratori per bagnare il giardino, lavare l’auto e altre attività del genere.

 

Maurizio Ferrari

 

 

Photo: Jacek Dylag on Unsplash
 

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