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ISSUE 339

Crisi climatica: sono i bambini i più vulnerabili al mondo

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Crisi climatica: sono i bambini i più vulnerabili al mondo

Il rapporto del Comitato Intergovernativo sul Cambiamento Climatico (IPCC) rimuove qualsiasi traccia di dubbio sia rimasta: la crisi climatica non è una minaccia futura. È qui, sta accelerando, e continuerà a colpire il mondo in modi sempre più devastanti.  E ha già esposto quasi ogni bambino, in ogni continente, a un rischio maggiore di pericoli legati al clima più frequenti, intensi e distruttivi, da ondate di calore e siccità a cicloni e inondazioni, da inquinamento atmosferico a malattie trasmesse da vettori. Ma per alcuni bambini, la crisi climatica è più di un rischio aumentato. È una realtà che mette in pericolo la vita.

 

L’Indice di rischio climatico per i bambini recentemente pubblicato dall’UNICEF mostra che un miliardo di bambini vive in paesi a rischio estremamente elevato, dove sono esposti ai più gravi pericoli, shock e fattori di stress. L’impatto su questi bambini, le loro famiglie e il loro futuro – e quindi le loro società – è enorme.

 

Oggi, un miliardo di bambini tra i più vulnerabili del mondo è a rischio. Domani, se il mondo non agirà, lo saranno tutti i bambini. Le prove sono inconfutabili – la crisi climatica è una crisi dei bambini. Eppure, i bambini sono costantemente dimenticati nella pianificazione della risposta alla crisi climatica. Investire nei bisogni dei bambini maggiormente colpiti dal cambiamento climatico non è una priorità. In molti casi non è nemmeno all’ordine del giorno.

 

L’UNICEF sottolinea come  Il mondo non può continuare a dimenticare i bambini mentre è alle prese con la minaccia esistenziale del cambiamento climatico e del degrado ambientale. Perché è arrivato il tempo di mettere i nostri bambini al centro dell’azione per il clima.

 

«Prima di tutto e sempre, i governi devono adempiere alle ambiziose riduzioni delle emissioni. Questa rimane l’unica soluzione a lungo termine, poiché l’adattamento climatico ha dei limiti. Ma dobbiamo agire subito –  dichiara la Direttrice Generale dell’UNICEF Catherine M. Russell – per aiutare i bambini più vulnerabili, che vivono nei paesi con le più basse emissioni pro-capite, ad adattarsi agli impatti del cambiamento climatico, in modo che possano sopravvivere e prosperare in un mondo in rapido cambiamento».

 

C’è bisogno di «Preparare i paesi e le comunità attraverso uno sviluppo resiliente al clima con una grande attenzione all’adattamento – prosegue la Direttrice UNICEF –  è il modo più efficace per proteggere le vite dei bambini vulnerabili e i mezzi di sussistenza delle famiglie. È dimostrato che questo riduce il rischio climatico per i bambini. Costruisce la resilienza agli shock climatici futuri e previsti. Offre benefici economici reali. Eppure molti paesi o non dispongono completamente di piani di adattamento, o hanno piani che non proteggono o affrontano i loro bisogni specifici e urgenti. Questo significa che la maggior parte dei bambini non è ancora protetta e non è preparata all’intensificarsi dell’impatto del cambiamento climatico».

 

L’UNICEF chiede quindi a tutti i paesi di impegnarsi a garantire che le misure di adattamento rivolte ai bambini siano al centro di tutti i piani per il clima con la massima priorità.

 

«Per essere efficaci, i piani di adattamento incentrati sui bambini e le misure di resilienza devono essere multisettoriali, coprendo i settori critici che sostengono la sopravvivenza e il benessere dei bambini: acqua e servizi igienici; salute, nutrizione e istruzione; politiche sociali e protezione dell’infanzia.  Devono anche concentrare risorse e attenzione per raggiungere i bambini più marginalizzati e vulnerabili delle comunità più povere.  Altrettanto importante, devono essere sviluppati e implementati con l’impegno e la partecipazione dei giovani – conclude Catherine M. Russell – assicurando che le loro voci siano ascoltate e che i loro bisogni vengano considerati nelle decisioni. Infine, devono essere adeguatamente e urgentemente finanziati e dotati di risorse. I giovani hanno già aspettato troppo a lungo che i leader intraprendessero le azioni forti e drastiche necessarie per limitare la crisi climatica».

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