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ISSUE 339

Il cambiamento climatico fa più paura del Covid. Ma cosa fanno gli italiani?

Un’indagine di Ecco conferma la preoccupazione degli italiani per il Pianeta. Sei su 10 ritengono la sostenibilità un buon modo di impiegare risorse pubbliche. Critiche e azioni virtuose

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Il cambiamento climatico fa più paura del Covid. Ma cosa fanno gli italiani?

La guerra in cima a ogni pensiero e la pandemia che ancora pare in agguato: e al di là di queste due emergenze, anche la preoccupazione degli italiani per la crisi climatica sembra rimanere costante ed elevata. Ma grande sembra anche la loro voglia di cambiamento e la loro disponibilità a impegnarsi. Secondo un recente sondaggio di YouGov, il 45 per cento della popolazione è abbastanza preoccupato dei cambiamenti climatici e il 39 per cento ne è molto preoccupato. «Gli italiani sembrano consapevoli della crisi climatica e dei suoi impatti a livello locale e globale», commenta Giulia Giordano di Ecco, il think tank che ha commissionato l’indagine insieme con la non profit internazionale More in Common. Per quasi sei intervistati su dieci la transizione ecologica è un buon uso di risorse pubbliche e, di conseguenza, per oltre quattro su dieci va implementata il prima possibile anche perché, ritiene il 37 per cento del campione, porterà a un aumento dei posti di lavoro.

 

I dati sono in linea con quelli di un altro sondaggio, condotto da Swg per l’ambasciata britannica a Roma: tra 2020 e 2021 la percentuale degli italiani che temono il surriscaldamento del Pianeta è rimasta stabile intorno all’85 per cento. «La conoscenza del tema - riprende Giordano - è più matura rispetto ad alcuni anni fa, ma in molti ritengono che la politica non abbia dato al problema l’importanza necessaria». Per il 74 per cento degli italiani il governo non sta facendo abbastanza o non sta facendo proprio nulla per il clima. Per contro, la stragrande maggioranza dei cittadini (82%) dice che, nella sua vita quotidiana, quando può, dovrebbe prendere decisioni che aiutino a proteggere l’ambiente. «La maggior parte degli italiani è favorevole a un cambiamento radicale delle proprie abitudini. E questo in maniera anche più spiccata rispetto agli altri cinque Paesi europei in cui è stato condotto il sondaggio (Germania, Spagna, Polonia, Francia e Gran Bretagna)», si legge nel report di Ecco.

 

Ma come, concretamente, potrebbero cambiare queste abitudini? Secondo l’indagine dell’ambasciata britannica, oltre il 60 per cento degli italiani ha ridotto l’uso di articoli usa e getta e considera il consumo energetico un fattore importante nella scelta di un nuovo elettrodomestico; il 38 per cento cerca di usare auto e moto il meno possibile; il 29 ha ridotto o azzerato il consumo di carne. Rispetto all’adozione in futuro di stili di vita maggiormente sostenibili, inoltre, più di nove intervistati su dieci dicono di volersi impegnare per ridurre i rifiuti e quasi otto su dieci si dicono più propensi ad acquistare meno indumenti per ridurre l’impatto ambientale.

 

«Da un lato - commenta Giordano di Ecco - l’Italia è uno dei Paesi che, in seguito alla pandemia, sembra più diviso e sfiduciato. Dall’altro, è uno di quelli dove la voglia di ripresa, la propensione al cambiamento e il vedere le difficoltà come opportunità sembrano più forti». Del resto, anche la crisi climatica è sempre più grave. A inizio marzo l’Onu ha presentato il rapporto Ipcc su impatti, vulnerabilità e politiche di adattamento al cambiamento climatico. «Ho letto molti report scientifici in vita mia, ma nulla come questo: è un atlante della sofferenza umana e un’accusa schiacciante nei confronti delle leadership sull’azione climatica», ha commentato il Segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres.

 

Michela Spina, una dei portavoce di Fridays For Future Italia, è sulla stessa lunghezza d’onda: «Le emissioni continuano ad aumentare e la risposta italiana non è all’altezza. Ciascuno deve fare la sua parte a livello personale, ma i provvedimenti dei governi sono centrali», dice. Il movimento fondato da Greta Thunberg invita tutti i cittadini a scendere in piazza il 25 marzo per chiedere misure più efficaci a una classe politica che, si legge in un comunicato, «tuttora sembra totalmente ignara della reale gravità della crisi». Non sono i soli a pensarla così.

 

L’indagine di Ecco conferma uno scollamento tra politica e società civile che, secondo Giordano, «va affrontato». Per il 61 per cento degli intervistati nessun partito sta affrontando al meglio la sfida climatica. «Per questo vanno creati dei ponti tra cittadini e istituzioni fatti di trasparenza, monitoraggio, responsabilità. E - ragiona - l’ambiente potrebbe essere una chiave di volta, vista l’attitudine positiva che abbiamo rilevato». Certo, esistono anche dei rischi. Il sondaggio, realizzato lo scorso dicembre, non tiene in considerazione le conseguenze dell’invasione russa in Ucraina e non affronta le eventuali resistenze alla transizione ecologica possibili in certe fasce della popolazione.

 

Eppure le proteste dei gilet gialli in Francia, scoppiate nel 2018 a causa di nuove imposte sui carburanti, sono un ricordo difficile da dimenticare. A maggior ragione oggi, con i prezzi dell’energia in forte aumento da mesi e le conseguenze della crisi ucraina in arrivo. «I dati dell’indagine ci dicono che gli italiani hanno visto la pandemia come un’opportunità di cambiamento. Io mi auguro che possano interpretare anche l’attuale situazione geopolitica allo stesso modo», riflette ancora Giordano. «Spero che inizi un processo per abbandonare il gas, non solo quello russo. In Italia - conclude - sembra che la transizione verde sia stata messa da parte. E, invece, è il momento di accelerare».

 

Paolo Riva

 

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