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Se banche, fondi d’investimento e compagnie d’assicurazione non verranno “indirizzati” dai poteri pubblici verso la transizione ecologica, continueranno a concedere denaro alle fonti fossili. Alimentando così la crisi climatica. Lo dimostrano i dati relativi agli ultimi anni. Nel corso dei quali – nonostante i campanelli d’allarme della scienza – la finanza, imperterrita, ha continuato a pompare migliaia di miliardi nei settori di carbone, petrolio e gas. Ma la realtà è che al “manico” (i citati poteri pubblici) la tutela del clima, evidentemente, non interessa più di tanto.
Alle fonti fossili 697 miliardi di dollari nel 2021, contro i 362 del 2020
Anche in questo caso a confermarlo sono i dati. Uno studio pubblicato alla fine di agosto dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) e dall’International Energy Agency (IEA) ha analizzato quanti fondi siano stati concessi al settore fossile direttamente da 51 governi occidentali. Ebbene, secondo il rapporto il sostegno pubblico concesso da tali Paesi, compresi quelle del G20, «è quasi raddoppiato nel 2021. Raggiungendo i 697,2 miliardi di dollari, rispetto ai 362,4 dell’anno precedente».
Una dinamica in palese e clamoroso contrasto rispetto agli impegni assunti e alle promesse avanzate da quegli stessi governi, a più riprese. Tanto più che, come sottolineato dallo stesso segretario generale dell’Ocse, Mathias Cormann, aumenti così enormi delle sovvenzioni pubbliche ai combustibili fossili «favoriscono il sovra-consumo. Senza necessariamente aiutare le famiglie meno abbienti».
Crisi energetica, le soluzioni proposte da IEA e Ocse
Al contrario, secondo il dirigente occorrerebbe «adottare misure che proteggano i consumatori dagli impatti estremi delle fluttuazioni dei mercati». E farlo «mantenendo la barra dritta verso la carbon neutrality», ovvero l’azzeramento delle emissioni nette di CO2.
A fargli eco è stato il direttore esecutivo dell’IEA, Fatih Birol, secondo il quale «le sovvenzioni alle fonti fossili rappresentano un ostacolo rispetto alla necessità di un avvenire più sostenibile». E benché siano presenti oggettive, forti pressioni proprio nel settore dell’energia, esacerbate dal conflitto russo-ucraino, occorrerebbe piuttosto «investire nelle tecnologie e nelle infrastrutture dedicate alle fonti pulite. È la sola soluzione sostenibile alla crisi energetica mondiale attuale. E il modo migliore per ridurre l’esposizione dei consumatori ai costi elevati dei combustibili».
«Sostenere le famiglie povere, non i ricchi che consumano troppo»
Per quanto riguarda poi il sostegno ai consumatori, che diventerà sempre più all’ordine del giorno nei prossimi mesi, per l’insieme dei Paesi Ocse il dato è stato pari nel 2021 a 115 miliardi di dollari, contro i 93 dell’anno precedente.
Tuttavia, secondo la stessa organizzazione internazionale e l’IEA, sarebbe più saggio riorientare questi capitali a vantaggio di soluzioni durature a basse emissioni. Nonché al miglioramento dell’efficienza energetica. Per difendere le famiglie, inoltre, sarebbe necessario concentrarsi su quelle dai redditi più modesti, piuttosto che «favorire anche i nuclei agiati, che consumano di più».
Andrea Barolini
Photo: Siegfried Poepperl
Rassegna del 16 Settembre, 2022 |
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