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ISSUE 368

Ambiente, due giovani su tre appoggiano “Ultima Generazione”, ma solo uno su quattro approva blocchi e imbrattamenti

Le calamità naturali che si stanno abbattendo sulla nostra penisola, da un lato, e le manifestazioni eclatanti degli attivisti di “Ultima Generazione”, dall’altro, riaccendono il dibattito sull’urgenza di adottare efficaci politiche a difesa del Pianeta

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Ambiente, due giovani su tre appoggiano “Ultima Generazione”, ma solo uno su quattro approva blocchi e imbrattamenti

I giovani interpellati da Skuola.net esprimono un’opinione moderata. Se la maggioranza è preoccupata, molti meno condividono modalità di protesta estreme L’alluvione in Emilia Romagna induce anche gli attivisti di “Ultima Generazione” a “rompere gli argini” della protesta, inondando Fontana di Trevi di carbone vegetale per colorarne le acque di un nero che tanto ricorda i fiumi di fango. Ma come “leggono” questi blitz le ragazze e i ragazzi che, in teoria, il movimento ambientalista più discusso di sempre vorrebbe rappresentare? Secondo la maggior parte, le motivazioni sono giuste. Non accade lo stesso, invece, per le modalità con cui le manifestano. E’ quanto emerge da una sondaggio condotto da Skuola.net su un campione di 3.000 giovani tra gli 11 e i 25 anni.

 

Le preoccupazioni sono legittime, le modalità molto meno

 

Per circa 2 intervistati su 3, infatti, le preoccupazioni per la salute della Terra e per gli effetti negativi dei cambiamenti climatici sollevate da “Ultima Generazione” sono sacrosante: sostengono infatti che il cambiamento climatico sia giunto a un punto di non ritorno. E un altro 27% afferma che la riflessione che i loro coetanei vogliono suscitare è giusta, anche se non ritengono che la situazione sia così drammatica come vorrebbero far intendere. Alla fine, dunque, solamente 1 su 10 ritiene eccessiva tutta quest’ansia per il futuro del Pianeta.

 

Il quadro, però, cambia notevolmente se ci si sofferma sul modus operandi del movimento. In particolare, sugli assalti al patrimonio culturale o sui blocchi stradali. In quel caso, ad appoggiare incondizionatamente gli attivisti, sostenendo che per ottenere qualche risultato rilevante servono gesti “forti”, è meno di 1 giovane su 4. La maggior parte, invece, lascerebbe stare quegli obiettivi e studierebbe altri tipi di “messaggi”: la pensa così il 64% degli intervistati, che comunque non disapprova del tutto la protesta. A rifiutare qualsiasi forma di gesto eclatante è solo il 13%.

 

Numeri, questi, che si trasformano in una sostanziale condanna per quanto fatto, ad esempio, a Firenze con Palazzo Vecchio e gli Uffizi o a Roma con la “barcaccia” di Piazza di Spagna e Palazzo Madama. E che si traducono nell’approvazione generale della proposta del Governo che prevede di punire gli “imbrattatori” con pene severe, costringendoli anche a ripulire laddove hanno lasciato segni: a dirsi d’accordo sono ben 6 su 10. E un altro 30%, pur non arrivando a sanzioni troppo severe, è concorde che vadano puniti. A essere contrario a qualsiasi condanna formale è solo il 10%.

 

Anche i piccoli gesti quotidiani possono salvare il Pianeta

 

Perché la stragrande maggioranza dei giovani di oggi, per aiutare il Pianeta, preferisce agire in silenzio. Con gesti quotidiani che, se fatti da tutti, possono davvero cambiare le cose. Sempre in base a quanto hanno risposto in occasione del sondaggio di Skuola.net: oltre 3 su 4 evitano di sporcare o lasciare rifiuti in luoghi pubblici, ben 3 su 10 dicono di aver azzerato l’utilizzo della plastica monouso (e un altro 50% sta provando a farlo), circa 1 su 2 dice di fare sempre attenzione a non sprecare acqua, quasi 2 su 3 affermano di fare attenzione ad accendere le luci di casa se non strettamente necessario, circa 1 su 6 riesce addirittura a limitare l’uso della carta come strumento per studiare o svolgere esercizi. 

 

“La tragedia dell’Emilia Romagna ha rimesso il clima al centro del dibattito, ma anche dello scontro generazionale, la questione ambientale. E se, sul campo, giovani e meno giovani sono impegnati sullo stesso fronte a spalare, dimostrando che gli “angeli del fango” non sono una prerogativa della generazione dei boomer, altrove le azioni di “Ultima Generazione” tornano a far discutere. Anche i diretti interessati: se la maggior parte dei giovani approva i motivi alla base delle azioni degli attivisti ambientali, dall’altra ne condanna le modalità. Ma non per questo rinunciano a impegnarsi silenziosamente per ridurre il proprio impatto sul Pianeta. Affinché di ambiente non si parli solo di fronte all’ennesima catastrofe innescata dai cambiamenti climatici”, così Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net.

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