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ISSUE 374

Meno della metà degli Italiani conosce l’economia circolare

economiacircolare.com

Meno della metà degli Italiani conosce l’economia circolare

Dal nostro punto di osservazione, negli ultimi mesi l’economia circolare (in parte in virtù delle polemiche legate alla proposta di regolamento sugli imballaggi) è entrata più spesso nei palinsesti tv, nei titoli dei giornali e nelle dichiarazioni dei politici. Lasciandoci la percezione che il tema, insieme a quello della sostenibilità, sia ormai di pubblico dominio. Ma il nostro è, appunto, un osservatorio particolare, che rischia di subire gli effetti deleteri delle eco-chamber, la stanze dell’eco della comunicazione in cui i temi (in questo caso quelli della circolarità e della sostenibilità ambientale) risuonano, producendo la sopravvalutazione dell’effettiva conoscenza e relativa importanza percepita dal grade pubblico.Proviamo invece a ‘tornare coi piedi per terra’ grazie ad alcuni recenti sondaggi.

 

Conoscenza della sostenibilità

 

Secondo il report “Sostenibilità è qualità” presentato nel maggio di quest’anno da Fondazione Symbola e Ipsos, solo il 7% degli italiani non conosce il concetto di sostenibilità (inteso nelle tre dimensioni economica, sociale ed ambientale). Più nel dettaglio il 13% afferma di conoscerlo superficialmente, il 43% discretamente, il 37 di conoscerlo “bene”. Negli anni, le persone che conoscono bene questo concetto sono in aumento: si passa dal 7% del 2011 al 36% del 2019, anno dopo il quale la crescita si stabilizza per raggiungere nel 2022 appunto il 37%.

 

Symbola e Ipsos, tra le domande del sondaggio, hanno chiesto agli intervistati di specificare il proprio interesse nella sostenibilità: è “poco interessato” il 10% degli intervistati, “abbastanza” il 30%, “molto” un altro 30%. Un’altra domanda ha riguardato la tendenza di questo interesse. Quasi il 60% si è detto “molto più interessato oggi che 2-3 anni fa”. È interessato allo stesso modo il 36%, e solo il 6% afferma di essere meno interessato rispetto agli anni passati. Importante osservare le motivazioni di questo interesse scemato. Quasi la metà (48%) spiega che “Ci sono cose più urgenti che devono essere affrontate”. Il 29% adduce come motivazione il fatto che “Molte persone dichiarano di essere attive per la sostenibilità ma di fatto fanno poco o nulla”: il presunto poco impegno degli altri giustifica il proprio, dunque. Un altro 24% risponde, analogamente, che “Molte aziende dichiarano di essere attive per la sostenibilità ma di fatto fanno poco o nulla”.

 

Il sondaggio indaga anche quale delle tre componenti della sostenibilità (economica, sociale ed ambientale) è percepita come più importante. E lo fa con la domanda: “Consideri di avere 10 monete: se fosse un Capo di Governo e potesse decidere oggi su cosa investire, quante ne metterebbe nella sostenibilità… “. Fatto 100 il numero totale delle monete messe virtualmente a disposizione di tutti gli interessati e da questi investite, l’aspetto che ne riceve di più (il 37%) è quello della sostenibilità sociale, segue quella ambientale (34%) e (col 29%) quella economica.

 

Conoscenza dell’economia circolare

 

Ancora Ipsos ha condotto – questa volta per la X edizione dell’Ecoforum 2023, la conferenza nazionale sull’economia circolare organizzata a Roma da Legambiente, La Nuova Ecologia e Kyoto Club all’inizio di luglio 2023 – il sondaggio “L’Italia e l’economia circolare”. Cosa ci mostra questa indagine? Intanto che quest’anno, rispetto a cinque anni fa, la quota di persone che afferma di conoscere l’economia circolare è aumentata, anche se non di molto: +5%. Ma nel complesso gli italiani che sanno di cosa si parla quando si cita l’economia circolare restano comunque meno della metà del totale: il 45% (erano il 40% nel 2018).

 

Questo 45% è composto da un 29% che ha risposto “Sì, la conosco”, e da un altri 16% che ha affermato “Sì, ma non sapevo si chiamasse così”. Un altro 34% l’ha “confusa con un’altra disciplina”, mentre il 18% del campione non ne ha mai sentito parlare.

 

Se meno della metà degli italiani “conosce” l’economia circolare, non c’è da stupirsi se solo il 14% ritiene che il proprio territorio di residenza sia sopra la media europea rispetto alla circolarità; mentre il 43% “non sa e non ritiene credibile” che l’Italia abbia la percentuale più alta in Europa di riciclo dei rifiuti.

 

Qualche dubbio su quel 45% del campione che afferma di conoscere l’economia circolare viene leggendo che solo un italiano su 4 (24% del totale) è convinto che i materiali elettrici, gli elettrodomestici e le lampadine possano essere riciclati. Ancora meno (22%) chi pensa che possano esserlo gli oli lubrificanti. Solo metà del campione pensa che l’alluminio (51%) e il PET (52%) possano avere una seconda vita. La carta è riciclabile per il 69% del campione; il vetro per il 70%. Il 7% degli intervistati, infine, è convinto che né carta, né alluminio, né vetro, rifiuti elettronici, oli esausti possano essere riciclati.

 

Sostenibilità e green washing

 

Se la sostenibilità è sempre più importante per i cittadini-consumatori, non sono poche le imprese che questa sostenibilità la simulano. Nel sondaggio citato, Symbola e Ipsos hanno chiesto agli intervistati se conoscano il termine greenwashing. Solo un italiano su cinque (il 21%) ne ha sentito parlare – e “aver sentito parlare” non vuol dire certo “conoscere”.

 

Una volta spiegato il termine anche a chi non lo conosceva, più della metà delle persone coinvolte nell’indagine resta pessimista sul comportamento delle imprese. Solo il 37% ritiene che quelle oneste siano più numerose di quelle che fanno green (o social) washing. Una quota analoga (35%) ritiene che i buoni e i cattivi siano in egual misura, mentre il 28% non ha dubbi sul fatto che green e social washing la facciano da padrone.

 

Secondo la maggioranza degli intervistati da Symbola e Ipsos (60%), è difficile (“molto o abbastanza difficile”) comprendere la reale sostenibilità di un’azienda. Maggioranza che in rilevazioni condotte negli anni precedenti era ampiamente maggiore (nel 2018 74%). Secondo quasi la metà del campione oggi è più facile (molto o abbastanza) che in passato, mentre circa un terzo (36%) ritiene non ci siano differenze con gli anni precedenti.

 

Photo:  djedj

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