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ISSUE 381

Pneumatici, batterie, tessuti, fanghi. Le prossime frontiere del riciclo

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Pneumatici, batterie, tessuti, fanghi. Le prossime frontiere del riciclo

Nel riciclo dei rifiuti l’Italia ha raggiunto un buon livello, fra i migliori d’Europa. Ricicla, infatti, secondo gli ultimi dati comparabili di Eurostat del 2020, il 72 per cento del totale dei suoi rifiuti, speciali e urbani, a fronte di una media europea del 58, con punte di eccellenza nel settore degli imballaggi. Per un Paese come l’Italia, con una consistente industria manifatturiera e fortemente dipendente dall’importazione di materie prime, non sprecare materiali smaltendoli come rifiuti ma riciclandoli è importante non solo per ragioni ambientali, e climatiche, ma di competitività economica. Il successo italiano in diverse filiere industriali del riciclo è il risultato di una capacità innovativa, diffusa, delle imprese del settore che hanno saputo trasformare un problema in un’opportunità: facendo diventare il rifiuto una risorsa e la sua gestione da puro costo a produttrice di valore. Sarebbe, tuttavia, oggi un errore sedersi sui risultati raggiunti.

 

Il successo italiano in varie filiere è frutto della capacità innovativa delle imprese. Per andare oltre servono norme, processi, domanda di materiali. Alla Conferenza dell’industria del riciclo di Conai e Pianeta 2030, regole europee e novità

 

Il cambiamento verso un’economia più circolare pone al riciclo nuove sfide: ridurre il prelievo e il consumo di materiali, utilizzarli al meglio e il più a lungo possibile, riciclarli e impiegarli più volte, in sostituzione delle materie prime vergini. Dovremo quindi aumentare i tassi di riciclo, migliorarne la qualità e riutilizzare maggiori quantità di materie prime seconde in sostituzione di quelle prelevate dall’ambiente. Questo salto di qualità richiede innovazioni tecnologiche dei processi di riciclo e nuove misure per consentire al mercato di riconoscere e valorizzare, in modo più esteso, gli effettivi vantaggi – ambientali , di autonomia e sicurezza strategica – dei materiali generati dal riciclo. Col riciclo meccanico abbiamo raggiunto buoni risultati nel recupero di diversi imballaggi in plastica, ma, per andare oltre – per riciclare imballaggi realizzati con diversi tipi di plastiche o per poter disporre di una gamma più vasta di imballaggi con contenuto di riciclato anche a contatto con alimenti – abbiamo bisogno di nuove tecnologie di riciclo chimico.

 

QUESTI TEMI, INSIEME A QUELLI RELATIVI AL NUOVO REGOLAMENTO EUROPEO SU IMBALLAGGI E RIFIUTI D’IMBALLAGGIO, SARANNO AL CENTRO DELL’INCONTRO DEL 14 DICEMBRE IN SALA BUZZATI A MILANO

 

Aumenteranno rapidamente le nuove batterie delle auto elettriche: servono nuovi impianti e nuove tecnologie per riciclarle. I rifiuti delle apparecchiature elettroniche sono in continua crescita e contengono materiali rari e preziosi che vengono riciclati in minima parte per carenza di impianti e di tecnologie efficaci. Gli pneumatici fuori uso vengono raccolti in grandi quantità ma la quota di materiale proveniente dal riciclo nei nuovi pneumatici è quasi nulla: per aumentarla servono nuove tecnologie di riciclo chimico e di vulcanizzazione. L’elenco potrebbe continuare con il riciclo di parte delle auto, con quello di molti prodotti tessili o dei fanghi di depurazione: in vari settori del riciclo abbiamo bisogno di consistenti innovazioni per andare avanti.

 

Comanda la richiesta

 

Anche le condizioni del mercato dei materiali generati col riciclo sono spesso difficoltose, anche se in modo disomogeneo. Per alcuni di questi materiali – come i rottami ferrosi o quelli del vetro – la domanda è in genere elevata e il vantaggio economico è netto. Per altri – per esempio per le plastiche da riciclo – le difficoltà sono maggiori perché la domanda non è molto elevata e la concorrenza dei polimeri vergini è più forte. Per altri ancora – per esempio gli aggregati riciclati di qualità o gli asfalti modificati con materiale da riciclo – le difficoltà derivano da barriere normative o da resistenze all’impiego.

 

Le norme imbuito in Italia

 

C’è poi un ulteriore imbuto: le norme che in Italia regolano la cessazione della qualifica di rifiuto, dopo un trattamento di riciclo (End of waste) che prevedono procedure macchinose che durano anni. Simili procedure sono incompatibili con le rapide e articolate innovazioni del riciclo di diverse tipologie di rifiuto richieste dalla transizione verso un’economia più circolare. Questi temi saranno al centro della prossima Conferenza nazionale dell’industria del riciclo, organizzata dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile in collaborazione con il Conai e con Pianeta2030, il 14 dicembre a Milano, nella Sala Buzzati del Corriere della Sera. Dove si farà anche il punto sul nuovo Regolamento europeo sugli imballaggi e i rifiuti d’imballaggio. La proposta iniziale della Commissione europea ha fatto molto discutere. Insieme ad alcuni punti positivi – per una maggiore riciclabilità degli imballaggi e per un maggiore, e obbligatorio, impiego di una quota di materiale riciclato – la proposta di Regolamento conteneva anche norme non adeguatamente valutate – come quelle sul riutilizzo di alcuni imballaggi, poco praticabile e di scarso o nullo vantaggio ambientale – e sulla scelta, anomala per la normativa europea, di un solo modello – quello macchinoso e costoso del deposito cauzionale – invece di lasciare libera, come è sempre stato, la scelta di modelli anche come quello italiano che ha raggiunto le migliori performance europee.

 

L’equilibrio Italia-Ue

 

Di fronte a questa proposta taluni hanno invocato l’assunzione da parte del governo italiano di una posizione di blocco di questo Regolamento: posizione che un grande Paese europeo fondatore non dovrebbe utilizzare, se non in casi eccezionali, che farebbe buttare anche la parte positiva, e rischierebbe di collocarci in posizione isolata, indebolendo le possibilità di far approvare gli emendamenti necessari per migliorare il provvedimento. Molte delle questioni più controverse – non tutte – sembrano ormai risolte dagli emendamenti proposti dall’Europarlamento. Per una valutazione complessiva occorre attendere l’esito dell’esame finale congiunto (trilogo) di Commissione, Parlamento e Consiglio.

 

Edo Ronchi da Corriere della Sera

 

 

Photo: James Lee

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