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ISSUE 430

Ecodesign, cosa prevedono le nuove norme UE su caricabatterie e sistemi di ricarica

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Ecodesign, cosa prevedono le nuove norme UE su caricabatterie e sistemi di ricarica

Quale sarà il futuro dei nostri dispositivi elettronici? Sicuramente quello dei loro caricabatterie, alimentatori esterni e pad di ricarica wireless sarà quello di consumare meno ed essere interoperabili tra loro. Vi spieghiamo cosa dicono le nuove norme UE in proposito.

 

Da piccoli caricatori derivano grandi responsabilità. Parafrasando una citazione della nostra cultura pop, possiamo comprendere quanto i piccoli gesti quotidiani come quello di lasciare un caricatore del telefono attaccato alla corrente, possano avere un forte impatto su larga scala. Ma la questione non si risolve solo con buone pratiche ma anche, e principalmente, con modifiche al sistema: la Commissione Europea ha presentato nuovi requisiti di progettazione ecocompatibile per gli alimentatori esterni e i sistemi di ricarica.

 

Le nuove disposizioni, che interessano circa 400 milioni di alimentatori esterni venduti ogni anno nell’UE, sono state pubblicate il 12 ottobre 2025 come revisione del precedente Regolamento (UE) 2019/1782, che stabilisce norme di progettazione ecocompatibile per i prodotti connessi all’energia, e mira ad armonizzare le tecnologie di ricarica riducendo al minimo l’impatto ambientale.

 

L’obiettivo è portare i principi della circolarità all’interno del settore dei consumi, in questo caso l’elettronica, aumentando l’efficienza energetica e riducendo i rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE). Tuttavia, il processo per le aziende produttrici richiederà il tempo necessario per l’attuazione: le regole entreranno in vigore entro il 2028. Vediamole nel dettaglio.

 

I dispositivi coinvolti

 

I requisiti di ecodesign riguardano gli alimentatori esterni (EPS, Entry-Level Power Supply) per smartphone e tablet, laptop e notebook, monitor e router, caricabatterie wireless e di dispositivi portatili e cavi USB di tipo C. 

 

Sono stati introdotti, quindi, limiti di consumo in standby per i pad di ricarica wireless e si richiede che i caricabatterie USB Type-C siano dotati di cavi staccabili, contrassegnati dal logo UE Common Charger − chiaramente visibile sull’imballaggio e, se possibile, sul prodotto stesso − per indicarne la conformità e migliorare l’informazione rivolta ai consumatori. 

 

Inoltre l’USB-C diventerà obbligatorio per molti alimentatori esterni, se la loro potenza di uscita non supera un certo limite, in modo da garantire l’interoperabilità.

 

La norma, dunque, comprende una gamma di prodotti più estesa rispetto al passato, anche per le modifiche in termini di  potenza, non essendo più limitato a 250 watt.

 

Limiti di consumo energetico

 

Gli alimentatori esterni e i caricabatterie devono soddisfare requisiti minimi di efficienza in modalità attiva (quando il dispositivo è in funzione e fornisce alimentazione al carico). Questi valori dipendono dalla potenza nominale di uscita.

 

Si richiede poi l’imposizione di soglie più elevate per l’efficienza attiva e limiti stringenti per il consumo energetico a vuoto (No-Load Power Consumption), fissato a un massimo di 0,3 watt per alcuni alimentatori. In pratica, il consumo di potenza di un alimentatore esterno o di un caricabatterie quando è collegato alla rete elettrica ma non è collegato al dispositivo (o il dispositivo non è in funzione) deve essere molto basso.

 

L’estensione dei limiti di consumo in standby riguarderà anche i pad di ricarica wireless.

 

Se un EPS è adattivo, cioè in grado di cambiare tensione, deve supportare specifici profili di tensione standardizzati, garantendo che la ricarica rapida sia gestita in modo coerente tra diversi dispositivi.

 

Tutte queste specifiche dovranno essere esplicitate per i consumatori: dovranno essere fornite informazioni specifiche sull’efficienza e le prestazioni (come la tensione e la corrente di uscita) sulla targhetta del prodotto, sul manuale d’istruzioni e/o su un sito web ad accesso libero.

 

Il Regolamento esclude esplicitamente, tra gli altri: gli UPS, Uninterruptible Power Supply, cioè i dispositivi che forniscono energia elettrica di emergenza a carico (come un computer, un server, un sistema di rete o altre apparecchiature sensibili), gli alimentatori per dispositivi medici o per mezzi di trasporto, gli alimentatori separati per illuminazione d’emergenza o sorgenti luminose a basso flusso, e le stazioni di aggancio per robot autonomi.

 

Risparmio energetico

 

Alla luce di quanto esposto, viene da sé che tra i primi benefici che la nuova norma punta a portare vi è certamente quella del risparmio energetico. Come legge su Eur-Lex, il consumo energetico lordo annuo di alimentatori esterni soggetti al regolamento (UE) 2019/1782 è stimato a 69 petajoule (PJ) all’anno nel 2020. In uno scenario immutato, tale consumo dovrebbe aumentare a 75 petajoule l’anno nel 2030 e a 84 petajoule l’anno nel 2040 a seguito dell’aumento del numero di EPS.

 

Se i requisiti di progettazione ecocompatibile esistenti fossero aggiornati per eliminare dal mercato gli alimentatori esterni con basse prestazioni di efficienza energetica, entro il 2035 si potrebbe potenzialmente ottenere un risparmio di energia elettrica pari a circa 0,7 Terawattora (TWh) l’anno.

 

Per renderci conto della portata di quelle che sembrano solo piccole differenze, basti sapere che, nel complesso, le misure previste dal piano di lavoro in materia di progettazione ecocompatibile ed etichettatura energetica 2022-2024 potrebbero consentire un risparmio energetico finale annuo totale stimato superiore a 170 Terawattora (TWh) nel 2030. Ciò equivale a una riduzione delle emissioni di gas a effetto serra di circa 24 milioni di tonnellate all’anno nel 2030.

 

Le nuove norme mirano, inoltre, a conseguire risultati significativi sul fronte ambientale e pratico: l’armonizzazione è stata pensata per affrontare la grande mole di rifiuti elettronici. Le proiezioni indicano che la standardizzazione e l’obbligo di cavi staccabili potrebbero prevenire lo scarto di milioni di tonnellate di cavi e adattatori obsoleti ogni anno.

 

Per consumatori e consumatrici tutto questo si tradurrà in una maggiore praticità: meno caricabatterie incompatibili nei cassetti e un risparmio sulle bollette grazie all’uso di dispositivi più efficienti.

 

Cosa significa per le aziende?

 

Come anticipato, le aziende del settore elettronico dovranno riprogettare i prodotti per garantire la conformità entro il 2028. L’adozione universale dell’USB-C comporterà investimenti iniziali e costi maggiori per le aziende non conformi che esportano nell’UE. L’ampliamento della definizione di alimentatori esterni pone inoltre sfide per i fornitori globali (come quelli in Asia o negli USA). I produttori dovranno rispettare i nuovi standard di durabilità per i cavi USB-C, per prevenire guasti precoci e bilanciare le prestazioni con i criteri di ecodesign.

 

Nonostante la necessità di investimenti, però la standardizzazione offre vantaggi a lungo termine: l’armonizzazione sull’USB-C può infatti semplificare i processi produttivi. 

 

Il regolamento funge anche da catalizzatore per l’innovazione, spingendo le aziende a sviluppare design modulari che facilitino l’aggiornamento e la riparazione.

 

Vi sono infine vantaggi anche per chi riuscirà a conformarsi rapidamente, aumentando la sua competitività sul mercato.

 

Silvia Santucci

 

Photo: economiacircolare.com

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