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ISSUE 430

Prosecco, Pfas e pesticidi: il test del Salvagente su 15 bottiglie

Il Salvagente è tornato in laboratorio con 15 bottiglie di prosecco, tra cui Mionetto, Cinzano e Martini. Abbiamo cercato Pfas e pesticidi, e li abbiamo trovati in tutti i campioni, con delle differenze

ilsalvagente.it

Prosecco, Pfas e pesticidi: il test del Salvagente su 15 bottiglie

Nei brindisi delle festività invernali, al tradizionale spumante, negli ultimi anni si è affiancato sempre di più il prosecco. Anche per questo, il Salvagente è tornato in laboratorio con 15 bottiglie di prosecco di marche differenti per guardarci dentro. Le cantine interessate dal nostro test sono: Mionetto, Bolla, Cinzano, Martini, Bortolomiol, Casa Sant’Orsola, Villa Sandi, Allini (Lidl), Maschio, Valdo, Bernabei, La Gioiosa, Meolo (Eurospin), Astoria e Carpenè Malvolti.

 

Fino a 10 pesticidi nella stessa bottiglia

 

In tutte abbiamo trovato residui di pesticidi e di sostanze perfluoroalchiliche (Pfas), i cosiddetti inquinanti per sempre, diversi dei quali sono classificati come potenziali cancerogeni, interferenti endocrini, o collegati a patologie epatiche, cardiovascolari e riproduttive.  Nel caso dei pesticidi, nessuna delle sostanze superava i limiti massimi di residui stabiliti dalla legge, ma di certo vedere fino a 10 tipi diversi di principi attivi nella stessa bottiglia non è una buona notizia. A maggior ragione se consideriamo che sull’effetto cocktail di  più sostanze dannose la comunità scientifica si interroga da anni. A proposito, invece, di Denominazioni d’origine, rispetto ai due tipi di sostanze che abbiamo cercato, non abbiamo trovato particolari differenze quantitative nei Docg rispetto al Doc.

 

Le quantità massicce di Tfa

 

Quella che sorprende di più è invece la quantità di acido trifluoroacetico (Tfa), rilevata in tutti i campioni. Si tratta di un metabolita (una sostanza che si forma durante la degradazione) delle sostanze perfluoroalchiliche (Pfas), che sono ampiamente utilizzate in particolare negli insetticidi, nei fungicidi e negli erbicidi. Roberto Pinton, esperto di diritto alimentare e di agricoltura biologica, approfondisce: “Dal 2010 la frequenza delle rilevazioni di questi metaboliti si è impennata, con i vini delle vendemmie dal 2021 al 2024 che presentano livelli medi di 122mila nanogrammi/l, ma anche picchi di oltre 300mila. Più aumenta l’utilizzo di pesticidi fluorurati, più aumenta la presenza di residui. Le sostanze fluorurate rappresentano due terzi dei nuovi principi attivi introdotti nel mondo dal 2015 a oggi”. Chiarita la probabile origine di una tale quantità di Tfa nei nostri campioni, resta la preoccupazione sul piano degli effetti per l’organismo.

 

Le soglie tollerabili assenti per il vino

 

Carlo Foresta, presidente della Fondazione Foresta Ets e uno dei massimi esperti internazionali di Pfas, spiega: “I livelli di Tfa riscontrati nei campioni di prosecco, compresi tra 38mila e 60mila nanogrammi per litro risultano elevati e superiori ai valori di riferimento indicativi. Si tratta di concentrazioni che eccedono l’obiettivo di qualità proposto dall’Istituto superiore di sanità nel 2024 (10mila ng/l) e recepito dal D.Lgs. 102/2025”. Una soglia che diventerà vincolante per l’acqua potabile nel nostro paese a partire dal 12 gennaio 2027. “Quindi – continua Foresta – i valori citati sono 3,8–6 volte (o più) sopra quel valore nazionale di riferimento. Assunzioni occasionali di una bottiglia non costituiscono automaticamente una prova di danno acuto, ma l’esposizione ripetuta aumenta la preoccupazione per effetti cronici”. È vero che i limiti citati sono riferibili all’acqua, non essendocene fissati per il vino ma, spiega l’esperto, “se l’assunzione del composto avviene anche da altre fonti (acqua, alimenti, ambiente) e in modo ripetuto, la preoccupazione cresce”. Ecco perché nelle tabelle che troverete in questo test, per una volta, non si è andati mai sopra il sufficiente.

 

Lorenzo Misuraca

 

Photo: ilsalvagente.it

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