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L’ottobre scorso così raccontava il Corriere del Veneto: ‘tre milioni di metri cubi di terra da scavo proveniente dai lavori per la realizzazione della Galleria di Malo della Pedemontana venetasono stati portati in venti cave e discariche per lo smaltimento. Ora emerge che nelle acque di ruscellamento provenienti da alcune di quelle cave, Arpav ha rintracciato una concentrazione di Pfba (acido perfluorobutanoico) pari a 2000 nanogrammi per litro.’
Notizia che conferma, semmai ce ne fosse bisogno, di quanto sia importante non abbassare la guardia sui Pfas già accumulati nell’ambiente e sulle future contaminazioni.
Ricordiamo la situazione dal punto di vista legislativo nella UE
Nel gennaio 2023 è stata presentata da parte di 5 stati europei (Danimarca, Germania, Olanda, Norvegia e Svezia) all’Agenzia europea per le sostanze chimiche (ECHA) una proposta di restrizione sui PFAS. Nel documento si stimava che in assenza di specifiche azioni di regolamentazione, nei prossimi 30 anni potrebbero essere immesse sul mercato europeo 49 milioni di tonnellate di PFAS, e conseguentemente, sono previsti rilasci ed emissioni di PFAS per oltre 4.5 milioni di tonnellate derivanti dalle fasi di produzione, utilizzo e smaltimento dei materiali. Il tutto è destinato a provocare effetti importanti sulla salute umana e costi sanitari compresi tra i 52 e gli 84 miliardi di euro senza dimenticare i costi per rimuovere i PFAS dalle falde acquifere e dal suolo. La proposta di restrizione sui PFAS è stata valutata dai comitati scientifici ECHA Risk Assessment (RAC) e Socio-Economic Analysis (SEAC) nel 2024 ma i prodotti tessili non sono ancora oggetto di restrizioni specifiche.
In Francia intanto il 28 febbraio scorso, il Parlamento ha firmato la LEGGE n. 2025-188 che stabilisce che a partire dal 1° gennaio 2026, saranno vietate la produzione, l’importazione, l’esportazione e l’immissione sul mercato francese dei seguenti prodotti contenenti PFAS oltre un valore residuo definito per decreto: prodotti cosmetici, cere e scioline per sci, abbigliamento, calzature e agenti impermeabilizzanti per abbigliamento e calzature. Fanno eccezione i DPI e i materiali per la difesa militare. L’obiettivo è comunque bannare i PFAS dal 1 gennaio 2030. I dettagli sui valori residui di PFAS e l’elenco delle eccezioni saranno definiti tramite un prossimo decreto. Maggiori dettagli sulla legge francese sono disponibili qui: Legifrance
L’Italia ha ratificato nel 2022 la Convenzione di Stoccolma sui POP, impegnandosi alla graduale eliminazione dei PFAS più pericolosi.
REACH e Pfas
Il Regolamento REACH ha già inserito alcuni PFAS nell’elenco delle sostanze estremamente preoccupanti (SVHC) candidate alla sostituzione (Candidate List) e sono già entrate in vigore alcune restrizioni sul loro uso:
− il regolamento (UE) 2021/1297 del 4 agosto 2021 stabilisce una limitazione della produzione e dell’immissione sul mercato dei PFAS a catena lunga C9 – C14, dei loro sali e delle sostanze correlate ai PFAS C9 – C14,
− il regolamento (UE) 2024/2462 stabilisce una restrizione sui PFAS a catena corta, 6 atomi di carbonio (PFHxA), che comprende anche i loro sali e le molecole correlate,
− nel regolamento (UE) 2025/1988, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea del 3/10/2025, è stabilita una restrizione sui PFAS nelle schiume antincendio.
I Pfas negli USA
A seguito delle prime evidenze di contaminazione ambientale e di casi documentati di contaminazione delle acque da PFAS (in particolare nelle aree circostanti l’impianto DuPont di Parkersburg), nel 2002 3M annuncia la cessazione volontaria della produzione di PFOS e di alcuni composti correlati, segnando un punto di svolta nella storia dei PFAS.
Nel 2006 il programma dell’EPA per l’eliminazione del PFOA L’Environmental Protection Agency (EPA) degli Stati Uniti lancia un accordo volontario con le otto principali aziende produttrici di PFAS (tra cui DuPont e 3M), chiedendo l’eliminazione del PFOA e dei suoi precursori entro il 2015.
Nel 2009 l’EPA stabilisce i primi limiti provvisori per le acque potabili: 200 ppt per PFOS e 400 ppt per PFOA, limiti che diventano più restrittivi nel 2016. Nel 2019 vengono fissate nuove restrizioni in California (limite di 5,1 ppt per i PFAS nelle acque potabili) anticipando la tendenza verso limiti sempre più severi a livello statunitense ed europeo.
Nel 2024 diversi stati americani, tra cui Maine, New York e Vermont approvano leggi per bandire i PFAS in determinati prodotti di consumo (tessuti, imballaggi, cosmetici) con decorrenza dal 2025.
Per approfondire: nel novembre 2025 la Consulta Interassociativa Italiana per la Prevenzione (CIIP) ha pubblicato uno studio interessante sul problema Pfas. Merita una lettura.
Aurora Magni
Photo: Louis Reed su Unsplash
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Rassegna del 12 Dicembre, 2025 |
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