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Rassegna del 22 Febbraio 2018
    

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Milano, un camion carico di tappi. Così il riciclo del sughero finanzia il Parco della vita


Scuole e onlus. Dal riutilizzo del sughero in edilizia alla plastica che finanzia la ricerca. I centri di raccolta di scuole e onlus

Il camion parte vuoto da Milano alle sei e mezzo, ritorna in serata stracolmo di dischetti colorati. «Il viaggio non dura mai meno di dodici ore». Cinque persone, tre giorni di lavoro a settimana, una tabella di marcia serrata. Due gli obiettivi, strettamente collegati: il riciclo e il sostegno alla ricerca scientifica. Alla guida del team per la raccolta dei tappi di plastica c’è Giorgio Furlani. È dal 2008 nel «giro» di Ams, Associazione malattie del sangue legata all’ospedale Niguarda. È in pensione — ha 77 anni —, ma ha trovato quasi un nuovo lavoro in quest’attività a metà tra il terzo settore e l’ecologia.

Per capire il funzionamento della macchina bisogna partire dalla mappa dei punti di raccolta. «Vanno dalla Valtellina alla Brianza — racconta Furlani —. Sono soprattutto scuole e associazioni, perché servono spazi in cui accumulare la plastica in attesa del ritiro». I volontari di Ams passano una volta al mese a recuperare i sacchi che poi rivendono a due aziende di Lissone e Fagnano Olona. «Lì i tappi vengono macinati fino a diventare piccoli come lenticchie. Poi si trasformano in bidoni per i rifiuti, cassette per la frutta e altri oggetti». L’anno scorso Giorgio e i collaboratori hanno radunato 1.540 quintali, che frutteranno circa 27 mila euro. «Finanzieremo una biologa genetista — spiega — che fa ricerca sulle malattie del sangue. È lo scopo dell’associazione».

Accanto alla plastica, da qualche anno è stato attivato il riciclo del sughero. «Non c’è una normativa specifica per il suo riuso — ricorda —, nella spazzatura andrebbe sprecato. Noi lo raccogliamo per darlo a imprese che lo impiegano per la coibentazione». A selezionare e pulire i turaccioli una famiglia con un figlio disabile, poi lo stoccaggio in sacchi di iuta. Sono settemila i chili racimolati nel 2017. Numeri più alti quelli di «A braccia aperte», onlus che si dedica esclusivamente al sughero dal 2009. «È un prodotto prezioso — spiega il capofila Davide Boati —, servono 40 anni per estrarre i primi tappi dagli alberi, dieci per il secondo utilizzo. Ed è usato in settori impensabili, dai motori alle stampanti». Da qui la scelta di valorizzarlo e dargli una nuova vita. «Ci siamo inventati un kit di raccolta per i punti in cui le persone possono portare i turaccioli». Sacco, locandina di spiegazione, adesivo di riconoscimento. Della rete fanno parte supermercati e piccole realtà, una settantina di poli sparsi sul territorio lombardo con piccole incursioni nel resto d’Italia, fino a Roma.

Dove finisce il tutto? «Prima portavamo il sughero a un’azienda piemontese, che lo usava per la coibentazione. Ora aderiamo al progetto Etico della multinazionale portoghese Amorim, che lo destina alla bioedilizia». Anche «A braccia aperte» ha un risvolto sociale. I cinque volontari hanno coinvolto negli anni scorsi la cooperativa Estia del carcere di Bollate. I detenuti si impegnavano nella selezione dei turaccioli, ma ora la partnership è terminata e Boati ne sta siglando una nuova con un’altra realtà. I fondi che provengono dalla vendita del materiale si riversano nella gestione del Parco della Vita a Cesano Boscone, che la onlus cura per conto del Pio Istituto di Maternità. Qui Davide fa l’agronomo. Suo il compito di decidere il rinnovo delle piante, come potarle, gli strumenti da acquistare. «Sono 16 ettari, metà di terreno agricolo, metà di filari di siepi. Vogliamo farlo diventare come il Bosco in Città».

 

Fonte: CORRIERE DELLA SERA, 11 febbraio 2018




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