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ISSUE 302

Da gennaio le fonti rinnovabili hanno soddisfatto il 40% della domanda di elettricità italiana

Ma la spinta data dalla crisi Covid-19 sta già finendo: è lontano il record del 50% registrato a maggio, a settembre le Fer si fermano al 36%

greenreport.it

Da gennaio le fonti rinnovabili hanno soddisfatto il 40% della domanda di elettricità italiana

Terna, la società che gestisce la rete elettrica nazionale ad alta e altissima tensione, ha fatto il punto sui consumi di elettricità nazionali con dati aggiornati a settembre: mese in cui i consumi elettrici italiani sono tornati sui valori di un anno fa, dopo un semestre di forte contrazione per l’emergenza sanitaria da Covid-19.

Un robusto calo che non può che influenzare anche il bilancio parziale al 30 settembre. Nei primi 9 mesi del 2020 infatti la domanda elettrica risulta comunque in flessione (-6,9%) rispetto al corrispondente periodo del 2019 (in termini rettificati è -6,8%). La buona notizia è che da gennaio a settembre le fonti rinnovabili hanno coperto il 40% della domanda elettrica, mentre nel 2019 si erano fermate al 36%.

Con la fine del lockdown e la ripresa delle attività produttive, però, anche i dati legati alle fonti più pulite si fanno meno rosee. A settembre 2020, ad esempio, le fonti rinnovabili hanno sì coperto il 36% della domanda – rispetto al 33% del settembre di un anno fa – ma la performance è in sensibile peggioramento rispetto al record registrato negli scorsi mesi, quando il forte calo dei consumi di energia elettrica ha accresciuto il ‘peso’ delle fonti rinnovabili (forti anche della priorità di dispacciamento) fino a fargli soddisfare nel mese di maggio oltre il 50% della domanda di elettricità.

Questa fase di pur timida ripresa post-Covid ci riporta così a brusco risveglio: sulle rinnovabili l’Italia non sta facendo abbastanza. Le nuove installazioni crescono col contagocce ormai dal 2013, tanto che se proseguiremo con questo ritmo gli obiettivi al 2030 rimarranno irraggiungibili.

«Per poter mettere in moto il Green deal – ha sottolineato recentemente Agostino Re Rebaudengo, presidente di Elettricità futura – serve una forte volontà politica. Le norme approvate nel Dl Semplificazioni, seppur importanti, non sono purtroppo ancora sufficienti per permettere la realizzazione di 6,5 GW di nuova capacità di generazione all’anno necessaria per raggiungere il nuovo target europeo. La media degli ultimi 2 anni di nuovi impianti realizzati è stata infatti intorno a 1 GW.  E’ irrimandabile che il Governo adotti una nuova visione a favore dell’ambiente e del progresso, si apra all’ascolto delle istanze del mondo produttivo e sparisca il fenomeno del Nimto (Not in my term of office). E’ irrimandabile che i funzionari delegati al permitting degli impianti necessari alla transizione energetica ricevano chiare istruzioni rispetto agli obiettivi del Green deal. È irrimandabile che politica e imprese lavorino insieme per aumentare l’accettazione degli impianti sul territorio e ridurre il fenomeno Nimby (Not in my back yard). Solo se il nuovo scenario di decarbonizzazione sarà davvero condiviso dal Governo e da chi deve rilasciare le autorizzazioni e si instaurerà un atteggiamento di generale favore per questi progetti, riusciremo a cogliere l’incredibile opportunità di lavoro e di salvaguardia dell’ambiente che potrebbe generare il Green Deal».

 

 

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