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ISSUE 302

Quanto sarà potente la filiera idrogeno

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Quanto sarà potente la filiera idrogeno

L’idrogeno si candida a divenire una delle risorse ponte per la transizione energetica in grado di consentire entro il 2030 una riduzione del 60% delle emissioni e la neutralità entro il 2050 come previsto dal cosiddetto Green deal dell’Unione europea. In questo contesto l’Italia ha le possibilità e le potenzialità per cogliere e affrontare tale sfida. Da tempo infatti le aziende italiane sono in prima linea non solo per quanto riguarda la ricerca di tecnologie legate all’idrogeno, ma anche nell’ambito di programmi concreti per consentire a questa risorsa di divenire fruibile per i settori di industria, mobilità e rete elettrica e altri comparti. E’ quanto emerge dalla la conferenza internazionale "Potenzialità della filiera dell'idrogeno nel contesto della transizione energetica", che si è tenuta oggi a Roma al Campidoglio. L’evento è stato promosso dal World Energy Council (Wec) Italia e dall’Associazione italiana di ingegneria chimica e organizzato da Mirumir. All’evento hanno preso parte alcune delle principali realtà nazionali del settore tra cui Eni, H2IT, Saipem, NextChem e McPhy.

I partecipanti all’evento hanno esaminato le criticità che l’Italia deve valutare per poter cogliere la sfida rappresentata dall’idrogeno: un’adeguata analisi della domanda di idrogeno e delle possibilità di offerta; sfruttare al meglio quelle esistenti e i comparti maggiormente attrezzati per avviare sin da subito una prima transizione; normative adeguate per consentire lo sviluppo del settore; politiche industriali che consentano la partecipazione in sinergia delle aziende di molteplici comparti; un’analisi dei costi che riduca la forbice tra il costo di estrazione dell’idrogeno tradizionale e quello verde, attualmente di 1 a 4.

Intervenendo all’evento, Gilberto Dialuce, direttore generale della Direzione generale infrastrutture e sicurezza dei sistemi energetici e geominerari, del ministero dello Sviluppo economico (Mise), ha ricordato che il governo italiano è al lavoro per una strategia specifica sull’idrogeno per tracciare un quadro di lungo termine per poter programmare investimenti e ragionare in ottica europea. Secondo Dialuce occorre immaginare un percorso che sia un’occasione per creare una filiera italiana di questo settore, valutando al contempo la sua sostenibilità economica. Il funzionario del Mise ha ricordato che attualmente altri Paesi Ue si sono già mossi, in particolare Germania e Francia che in luglio hanno lanciato la coalizione dell'idrogeno "verde" il cui scopo è di aumentare gli investimenti della Commissione europea. Secondo Dialuce, guardando agli obiettivi di dercarbonizzazione ambiziosi dell’Europa è necessario immaginare un nuovo sviluppo della filiera dell’idrogeno in Italia. In programma vi sono, secondo il funzionario del Mise, diverse applicazioni industriali che possono essere immaginate, come nel settore petrolchimico, o applicazioni nell’ambito della mobilità, in particolare trasporto pesante, treni e navi. Per quanto riguarda la regolamentazione, fondamentale per consentire la creazione di una filiera legata all’idrogeno, il presidente dell’Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente (Arera), Stefano Besseghini, ha assicurato che l’Arera è in grado di fornire il suo sostegno alla transizione energetica attraverso l’idrogeno. Per Besseghini la risposta delle autorità di regolazione è sempre orientata alla sperimentazione dei progetti pilota, o di esperimenti regolatori. Per poter cogliere la sfida dell’idrogeno, sarà fondamentale per l’Italia la compartecipazione di molteplici settori e attori per sviluppare la filiera, dando il via ad un vero e proprio “lavoro di squadra”. Questo aspetto è stato sottolineato con chiarezza dal presidente dell’Associazione italiana di ingegneria chimica (Adic), Giuseppe Ricci, secondo cui occorrerà partire dai “campioni” italiani che hanno più capacità di investire per creare un cluster di partenza a cui si aggiungeranno le attività come consumo e trasporto.

L’idrogeno ha dunque la possibilità di portare verso le decarbonizzazione tanti settori dell’economia, come sottolineato dal presidente di Wec Italia, Marco Margheri. Secondo il presidente di Wec Italia, la roadmap verso la transizione energetica dell’Unione europea e che Italia costruirà nel Next Generation Eu e nel Recovery Plan necessità di “tanti vettori energetici” per accompagnare la domanda energetica verso la decarbonizzazione. Margheri ha osservato inoltre la necessità nel percorso verso la transizione energetica di riportare in funzione di un futuro decarbonizzato sia la domanda che l’offerta. Per quanto riguarda la domanda occorre incentrare il percorso dell’industria energivora che dovrà essere veloce, incisivo e rispettoso della necessità di mantenere le industrie con un grado di competitività elevato. Dal lato dell’offerta, ha proseguito Margeri, occorre essere consapevoli che il “sistema energetico italiano ha tutte le competenze per essere un primo attore di questo nuovo sforzo per conseguire un sistema economico ad elevato tasso di innovazione, tecnologia e sostenibilità”. Per Guido Bortoni, consigliere del direttore generale Energia della Commissione europea, l’Italia può affrontare la sfida dell’idrogeno, grazie anzitutto al suo sistema di infrastrutture a gas, che potrà essere utilizzato o riutilizzato per supportare la filiera dell’idrogeno. Per Bortoni, nel prossimo futuro l’Italia dovrà avviare un dibattito per elaborare per elaborare un piano nazionale per l’idrogeno, come sta già avvenendo in altri Paesi dell’Unione europea.

 

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