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ISSUE
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Guidare le imprese verso una gestione consapevole, responsabile ed efficiente dei consumabili - carta e plastica su tutti - che vengono utilizzati quotidianamente nelle attività di ufficio. È questo il presupposto del protocollo Material under control di Rina e di Circularity.
In principio ci fu la raccolta differenziata, a casa ma soprattutto nelle aziende. Carta, plastica, toner, altro materiale di consumo: a ognuno il proprio raccoglitore, spesso accompagnato da brevi istruzioni per l’uso.
Oggi, però questo approccio non sembra essere più sufficiente: anche per i materiali di consumo è arrivato il momento di costruire e avviare un percorso virtuoso di gestione consapevole dei rifiuti.
Così almeno la pensano Rina, società multinazionale di testing, ispezione, certificazione e consulenza ingegneristica, e la startup, nonché società benefit, Circularity: la collaborazione tra le due aziende ha dato vita al protocollo Materials Under Control per guidare le imprese verso una gestione consapevole, responsabile ed efficiente dei consumabili – carta e plastica su tutti – che vengono utilizzati quotidianamente nelle attività di ufficio.
In effetti, se pensiamo alle nostre abitudini lavorative, per quanto possiamo essere attenti a non stampare in maniera forsennata (ce lo ricordano i messaggi in calce alle mail che invitano a riflettere sulla reale necessità di avvalerci della stampa) e per le aziende puntino a una gestione della documentazione aziendale (preventivi, ordini cliente, fatture e così via) sempre più paperless, a fine giornata i nostri cestini sono comunque pieni di carta.
Lo stesso discorso vale per la plastica: bicchierini del caffè, bottigliette monouso: il protocollo prevede più voci. E fa sì che ogni operazione diventi consapevole.
Circularity questo lo va spiegando da tempo e le credenziali sul campo non mancano. Come ci racconta Camilla Colucci, cofondatrice e amministratore della società: “il protocollo Materials Under Control di Rina nasce su nostra spinta per ottimizzare la gestione dei materiali di uso corrente non coinvolti nel ciclo produttivo, con l’obiettivo di aiutare le imprese a migliorare il loro impatto ambientale e, di conseguenza, anche la reputazione e l’impegno verso la Sostenibilità“.
Per ora vale per l’Italia, ma mai mettere limiti alle buone pratiche. Il protocollo si articola in quattro fasi:
La metodologia proposta mette al centro la realtà organizzativa, con le sue prassi e le sue abitudini, per arrivare a comprenderne le motivazioni alla base di certe scelte operative e indirizzare così interventi di miglioramento e di ottimizzazione, ritagliandoli sulle specificità aziendali.
L’idea di fondo non è quella di arrivare subito al risultato ma di istillare una cultura attenta all’uso e allo spreco di risorse in modo di costruire un percorso virtuoso, che duri nel tempo e che porti alla riduzione graduale di questi materiali nella vita quotidiana d’azienda, in favore di scelte maggiormente sostenibili.
La raccolta di dati e informazioni sull’utilizzo dei consumables e, soprattutto, il disegno e la realizzazione di un sistema di indicatori (Key Performance Indicators, o kpi) in grado di misurare l’efficacia delle azioni poste in essere dalle singole aziende aderenti al protocollo, diventano fondamentali per dare oggettività e solidità all’intero sistema di gestione.
Non solo: la misurazione attraverso la rilevazione di indicatori permette di dare l’avvio alla fase successiva del processo, innescando così il cammino cosiddetto virtuoso tipico dei sistemi di gestione-a titolo di esempio citiamo gli standard Iso.
Qual è l’output atteso per le organizzazioni che decidono di aderire al protocollo? Per prima cosa, la possibilità di ottenere un’attestazione di Organizzazione Materials Under Control; ovvero una sorta di foglio di via che confermi che le organizzazioni fanno un uso consapevole e controllato (senza dispersione o sprechi) dei materiali di consumo.
In termini concreti, le aziende in questione hanno quindi identificato gli impatti ambientali specifici legati ai modi con cui gestiscono carta e plastica e hanno messo in piedi azioni mirate per ridurli.
Tra di esse, spiccano la scelta di utilizzare materiali sostenibili e l’identificazione di modalità di recupero e di valorizzazione dei rifiuti. Il secondo beneficio, ça va sans dire, risiede in un vantaggio di tipo reputazionale.
Il costo per ottenere il “bollino” Organizzazione Materials Under Control varia in base alla grandezza dell’azienda: la certificazione rilasciata da Rina parte dai 5mila euro, cui si deve aggiungere l’accompagnamento da parte di Circularity. L’attestato vale un anno.
Chiara Guizzetti
Nella foto Camilla Colucci
Ph. @CIRCULARITY.COM
Rassegna del 27 Novembre, 2020 |
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