La Newsletter di ESO
ISSUE 342

È quasi meglio di “seconda mano”

Il riuso come strumento utile all’ambiente e al portafoglio. E in nome della sostenibilità cambiano anche i comportamenti degli italiani

stradenuove.net

È quasi meglio di “seconda mano”

Conquista Il terzo posto del podio tra i comportamenti sostenibili più diffusi tra gli italiani. È la second hand (seconda mano) con il 52% dei “clienti” preceduta solo dalla raccolta differenziata (94%) e l’acquisto di lampadine Led (71%). Sono i dati diffusi dall’Osservatorio Second Hand Economy per Subito, la piattaforma per vendere e comprare in modo sostenibile, che conta oltre 13 milioni di utenti mensili. Il sondaggio ha analizzato i comportamenti e le motivazioni degli italiani rispetto alla compravendita dell’usato. Il “primato” tra i valori di riferimento associati a questo mondo spetta a: è una scelta sostenibile (54%); permette di dare vita agli oggetti (50%); è un modo intelligente di fare economia circolare (48%).

 

L’usato che conosciamo oggi non è più un sottoprodotto del nuovo, ma la scelta intelligente e astuta di chi vuole liberare spazio in casa e dare nuova vita agli oggetti, o di chi vuole acquistare qualcosa di unico che potrebbe non trovare altrove. Nel corso degli anni, gli acquisti “second hand” sono diventati un mercato parallelo, dotato di fascino, moda, singolarità e convenienza con un giro d’affari che ammonta a più di 23 miliardi di euro. E dall’abbigliamento all’arredo, ormai il mercato di seconda mano fa concorrenza al nuovo. Basti pensare che quello del vestire sta crescendo 11 volte più velocemente della vendita al dettaglio tradizionale. Si prevede addirittura che entro il 2030 varrà 84 miliardi di dollari, più del doppio rispetto al fast fashion.

 

Dietro questo tipo di scelta c’è probabilmente anche l’esigenza di rispondere a una nuova sensibilità che piano piano si fa largo a partire dalle generazioni più giovani. E dove il digitale e l’e-commerce su larga scala hanno fatto poi da volano alla cosiddetta economia del riuso.

 

I dati dell’Osservatorio, riferiti al 2021, ci raccontano cosa è cambiato nei nostri costumi, perché si sceglie l’usato e le motivazioni di maggior rilievo. Al primo posto troviamo il risparmio (il 56%, in crescita di 6 punti rispetto al 2020) segue l’essere contrari agli sprechi e credere nel riuso (49%) e infine la persuasione che è un modo intelligente di far girare l’economia e inoltre rende molti oggetti più accessibili (43%).

 

Se invece andiamo ad analizzare le ragioni per cui si vende l’usato troviamo come regina delle risposte, che ben il 79% ha come motivazione quella di liberarsi di oggetti ormai in disuso; segue il riuso contro gli sprechi (44%), e infine il guadagnare (39%). Dati questi che ci parlano e ci raccontano di una società che stremata dalla pandemia e, oggi anche da una guerra in corso, abbia vissuto, nel 2021, la second Hand con una funzione rilevante per la praticità: risparmio/guadagno, fare spazio. Ci raccontano anche, però, che rimangono comunque sul podio le motivazioni legate alla sostenibilità e alla volontà di ridurre gli sprechi. Si fanno sempre più largo valori importanti legati al rispetto per l’ambiente e alla consapevolezza che un piccolo contributo individuale può ridurre l’impatto aggressivo grazie a un’economia circolare.

 

 

Photo: Gerd Altmann

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