La Newsletter di ESO
ISSUE 355

Tutela del suolo, pietra d’angolo per il futuro della biodiversità e delle politiche alimentari

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Tutela del suolo, pietra d’angolo per il futuro della biodiversità e delle politiche alimentari

Senza politiche efficaci di tutela e di conservazione dei suoli, sono a forte rischio la biodiversità e il futuro alimentare europeo: per questo, dopo una consultazione pubblica, la Commissione europea si appresta ad adottare la strategia per il suolo al 2030.

 

Come stanno i suoli in Europa? Non troppo bene, perché secondo le stime della Commissione europea i suoli del nostro continente, una media tra il 60% e il 70%, è affetto da erosione, compattazione, riduzione di materia organica, inquinamento, perdita di biodiversità, salinizzazione e impermeabilizzazione.

 

Un quadro allarmante che ha spinto i politici auropei dapprima a raccogliere informazioni e proposte attraverso una consultazione pubblica per elaborare e diramare – a brevissimo – la strategia per il suolo al 2030 dell’Unione.

 

Agricoltori, silvicoltori, pianificatori del territorio, esponenti dell’industria, governi nazionali e autorità locali, Ong e singoli cittadini sono stati invitati nei mesi scorsi a condividere le proprie opinioni su questa fondamentale iniziativa legislativa.

 

Per la Commissione europea, “pochi sanno che il nostro futuro dipende dallo strato sottile che si estende sotto i nostri piedi. Il suolo e la moltitudine di esseri viventi che in esso vivono sono in grado di fornirci cibo, biomassa, fibre e materie prime, oltre a regolare i cicli dell’acqua, del carbonio e dei nutrienti che rendono possibile la vita sulla terra“.

 

Per questo motivo la strategia Ue per il suolo per il 2030 vuole definire un quadro e misure concrete per proteggere e ripristinare i suoli e garantire che siano utilizzati in modo sostenibile.

 

Tra gli obiettivi della strategia ci sono la determinazione di una visione per i terreni sani entro il 2050, con azioni concrete da implementare entro il 2030, ma anche la realizzazione di misure efficaci per garantire parità di condizioni e un elevato livello di protezione dell’ambiente e della salute.

 

La tutela e le politiche contro il consumo di suolo sono fondamentali

 

Un problema grave di tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini europei. Ma anche di un fattore economico da non sottovalutare.

 

Luca Montanarella, capo della Land Resources Unit del Joint Research Centre della Commissione europea, sottolinea infatti che “non intervenire per contrastare con efficacia il degrado dei suoli sta costando agli Stati europei più di 50 miliardi di euro ogni anno“.

 

Tra le principali voci di costo ci sono, infatti, la gestione dei siti contaminati (6,5 miliardi di euro/anno), la perdita di fosforo causata dall’erosione dei terreni (fino a 4,3 miliardi all’anno), l’esigenza di rimuovere i sedimenti da corsi d’acqua e bacini idrici (2,3 miliardi all’anno) e la perdita di produttività dovuta all’erosione idrica (1,25 miliardi di euro l’anno).

 

“Il 60-70% (dei suoli europei – ndr) è reso insalubre a causa delle attuale pratiche di gestione, dagli effetti dell’inquinamento dell’aria e dai cambiamenti climatici. Un quarto dei terreni è soggetto a tassi di erosione idrica insostenibili e altrettanti sono a rischio alto o molto alto di desertificazione. Inoltre, ci sono in Europa 2,8 milioni di siti potenzialmente contaminati ma appena il 24% è inventariato“.

 

Per questi motivi è necessario che si promulghi una legge a livello continentale ma anche che il nuovo Governo italiano prenda atto che la sua visione sulla sovranità alimentare passa dalla protezione dei suoli e che, pertanto, anche la nostra legislazione protegga i terreni italiani.

 

Infatti, secondo Michele Munafò, responsabile del Sistema informativo nazionale ambientale dell’Ispra, “senza suolo non mangiamo e se l’Italia non approverà finalmente la legge sulla tutela del suolo, è impossibile parlare di sicurezza e sovranità alimentare”.

 

Il 95% di ciò che troviamo nel piatto dipende dal suolo fertile. Se quei terreni spariscono perché coperti da cemento, asfalto, erosi, salinizzati, contaminati e non più fertili, noi non mangeremo più.

 

Di una legge per tutelarlo si parla da 10 anni ma senza risultati. È fondamentale adeguare il nostro sistema nazionale indirizzandolo verso gli obiettivi di arresto del consumo di suolo fissati dalla Ue, il bilanciamento dei servizi ecosistemici del suolo.

 

E ciò va fatto entro il 2030 perché gli Obiettivi di Sviluppo sostenibile ci richiamano a questo impegno. Quell’anno è un punto di non ritorno“.

 

I dati del consumo di suolo in Italia, purtroppo, non ci lasciano tranquilli: “il nostro Paese ha perso nel 2021 più di 2 metri quadri al secondo (valore più elevato dell’ultimo decennio), il livello di artificializzazione del suolo è quasi il doppio della media Ue.

 

Per di più – continua Munafò – continuiamo a incidere sugli stessi suoli: quelli di pianura, più fertili e più preziosi. Ma anche quelli ad alta pericolosità sismica e idraulica.

 

Se sommiamo quei soldi, anno dopo anno, raggiungiamo rapidamente un costo di decine di miliardi di euro solo perché non riusciamo a gestire correttamente questa risorsa così preziosa e non rinnovabile” conclude il dirigente Ispra.

 

Alfredo Agosti

 

 

Photo: Pasi Mäenpää

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